No Country for Old Men


Vecchie conoscenze di Cannes,  Joel e Ethan Coen la Palma d’oro l’hanno già vinta con Barton Fink (1991) senza contare un altro paio di premi non trascurabili per la regia (Fargo, L’uomo che non c’era). Quest’anno sono tornati, sempre in concorso, con No Country fo Old Men, un western crepuscolare e violento tratto da un romanzo di Cormac McCarthy, scrittore che molti considerano leggendario (per l’autorevole critico Harold Bloom è uno dei massimi narratori americani insieme a Thomas Pynchon, Don DeLillo e Philip Roth) e che i due cineasti Usa hanno reso con estrema fedeltà: “soprattutto abbiamo difeso l’unità di luogo che nel romanzo ha un’importanza fondamentale, la frontiera tra il Messico e il Texas, quella terra bruciata dal sole e insanguinata da secoli che anche noi conosciamo bene e dove abbiamo girato il nostro primo film, Blood simple“.
È da quei luoghi che prende avvio l’avventura di un certo Llewelyn (Josh Brolin), un cacciatore che trova una valigetta zeppa di dollari accanto a una mezza dozzina di cadaveri sventati col fucile a pompa. Sono narcotrafficanti e qualcosa nel loro piano è andato storto. Ma alla ricerca del malloppo c’è anche un killer psicopatico che uccide, spesso senza motivo, con una specie di bombola ad aria compressa (Javier Bardem, dalla fissità veramente impressionante) e che non si ferma davanti a nulla (a un certo punto si toglie un proiettile dalla coscia da solo ed è una scena abbastanza impressionante). Sul caso indaga il vecchio e saggio sceriffo Tommy Lee Jones, un giusto a cui tocca assistere alla totale decadenza morale di quell’America di frontiera che ha amato e difeso dopo suo padre e suo nonno. Anche lui è straordinario e No Country, del resto, fa venire in mente proprio il suo film da regista, Le tre sepolture, altro apologo morale sulla giustizia girato grosso modo nelle stesse location. Da segnalare nel cast anche la presenza di Woody Harrelson, che si unisce alla caccia all’uomo su incarico di un magnate texano. Ma poi tutti i personaggi, anche quelli minori, sono dipinti con l’arguzia a cui i due fratelli americani ci hanno abituato.
Con qualche eco tarantiniano di troppo, No Country for Old Men è un film nostalgico e tutto sommato lento che si muove tra motel isolati e paesaggi desertici verso un inesorabile e prevedibile destino. L’azione non è tutto e non mancano, per fortuna, i dialoghi folgoranti e caustici, in puro stile Coen, e i momenti “metafisici” come il pacato e agghiacciante confronto tra la moglie del fuggitivo Llewelyn (Kelly McDonald) e il killer maniaco che le propone di giocarsi la vita a testa o croce. “Abbiamo affrontato il declino del West, la violenza e la tentazione: temi simbolici, potentemente sviluppati nel libro, che è stato difficile trasferire in immagini. Se ci siamo riusciti è grazie agli attori e alla loro recitazione semplice e dura”, dicono i Coen che a Cannes hanno portato anche un cortometraggio per la serie Chacun son cinéma.

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19 Maggio 2007

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