MY NAME IS TANINO


“Hands off Cuba!” (Giù le mani da Cuba!) urla con il fucile in mano Mister Garfield al povero Tanino (Corrado Fortuna) in fuga. L’uomo non è disperato per le sorti della terra del Che ma per il suo golden retriever, di nome Cuba, il cui istinto animale ha deciso di seguire la maglietta con la stampa “CCCP” di Tanino.
Paolo Virzì, Francesco Bruni e Francesco Piccolo si sono divertiti come matti a scrivere la storia di My name is Tanino, tragicomico viaggio di un simpatico balordo di origini siciliane nella terra stelle e strisce, rocambolesca avventura di un “velleitario svenevole” tra i fucili di una famiglia wasp e la mafia italo-americana di una fantomatica cittadina dello stato di Rhode Island, Seaport.
Il regista si è divertito un po’ meno a terminare le riprese e il montaggio del film, nel pieno del tracollo finanziario del produttore Vittorio Cecchi Gori. Finalmente venerdì 30 maggio My name is Tanino arriva in sala con 200 copie distribuite da Medusa. La pellicola inoltre è invitata al Lincoln Center di New York il 1° giugno per “Open roads: New Italian Cinema”, vetrina dedicata al cinema italiano contemporaneo dalla Film Society of Lincoln Center in collaborazione con Italia Cinema.
Nel frattempo Virzì ha finito di girare Caterina va in città: “Ho concluso le riprese sabato scorso. Vedrete il film in sala la prossima stagione”.
Già la Mostra veneziana aveva portato Tanino allo scoperto “ma si è trattato di una prova tecnica generale – racconta Virzì – Dopo Venezia siamo tornati in cabina di montaggio insieme a Jacopo Quadri e abbiamo sistemato quello che non ci piaceva tagliando 8 minuti di girato”.
Il risultato, assicura il regista con tono autoironico e scherzoso, nonostante il tempo trascorso non è un film vintage ma una pellicola che può far nero Matrix reloaded. “L’idea per My name is Tanino – racconta Virzì – è nata da un viaggio nella primavera del 2000 che io e Francesco Bruni abbiamo fatto a Rhode Island. Eravamo stati invitati da un’università americana per una rassegna dei miei film. L’episodica di quel viaggio era stata irrimediabilmente di genere comico-demenziale”.
Ma il film è anche il frutto di una tentazione specifica: quella di cimentarsi con un’America che “ormai riguarda tutti, nel bene e nel male – chiarisce il regista – Condivido la sensazione, espressa da Massimo Cacciari qualche giorno fa, che ormai facciamo tutti parte di uno stesso paese”. Questo riguarda le decisioni politiche ma anche il linguaggio cinematografico: “I territori della commedia sono globalizzati. Cosa c’è dunque di più propizio se non spedire un ragazzetto no-global negli Stati Uniti?”
Ecco che My name is Tanino rivela il professionale divertimento dei suoi autori che hanno giocato con molti generi cinematografici: da Goodfellas ad Analize this-Terapia e pallottole fino ai Sopranos e Un uomo da marciapiede. Ma, al di là di qualsiasi citazione, conclude Virzì, “abbiamo saccheggiato volentieri da Gianni Celati (suo è “Cinema naturale”, ndr.), autore che già negli anni ’70 raccontava vicende di ragazzi stralunati in giro per il mondo”.

autore
26 Maggio 2003

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