My Blueberry Nights


Il bacio sensuale e insieme castissimo tra Jude Law e Norah Jones è il ricordo indelebile di My Blueberry Nights, quasi un simbolo Yin-Yang, un cerchio magico e silenzioso che unisce un uomo e una donna reduci da laceranti abbandoni amorosi, forse senza motivo, come a volte capita. “Del resto – come dice il protagonista – non c’è un motivo al mondo che spieghi perché la torta ai mirtilli non la prende mai nessuno, ma io continuo a prepararla”. Wong Kar-wai, il regista di Hong Kong amatissimo da Cannes, palcoscenico di tanti suoi film, compreso il capolavoro In the mood for love, ha girato il suo primo lavoro in lingua inglese (ma prodotto da Studio Canal) e basato su una sceneggiatura vera e propria, che parte da una caffetteria di New York e attraversa gli States, da costa a costa, seguendo il viaggio di rigenerazione di Elizabeth. Lei è stata lasciata senza una parola di scuse dall’uomo che amava, ma nei bar dell’immensa provincia americana troverà altri cuori infranti, altri malati di dipendenza totale e insanabile che la guariranno: il poliziotto mollato dalla moglie che si aggrappa ogni sera alla bottiglia (David Strathairn), la giocatrice d’azzardo che ostenta cinismo (Natalie Portman), la moglie che si crede in fuga da un marito che la soffoca col suo troppo amore (Rachel Weisz). Un lungo giro su stessa per tornare nella caffetteria newyorchese di Jeremy, che l’ha aspettata per tutto il tempo, 300 giorni, memore di quel bacio che le aveva dato mentre lei era addormentata sul bancone. Insomma, un trionfo di romanticismo in chiave post-moderna che le luci violette di Darius Khondji rendono ancor più sognante e delizioso, come un gelato di crema che si scioglie accanto alla blueberry pie. “A volte dice il regista ci può essere poca distanza fisica tra due persone, ma la distanza emotiva può essere enorme, ho voluto esplorare le strade che, in senso figurato o letterale, bisogna percorrere per venirne a capo”.
Lavorando con attori anglofoni, Wong Kar-wai ha saputo ricreare il mistero e la bellezza orientali di In the mood for love e 2046, anche se rispetto a quei film My Blueberry Nights (in Italia è targato BIM) appare parlatissimo e quasi troppo “veloce”. Jude Law, il trentacinquenne londinese famoso anche per la travagliata separazione da Sienna Miller, racconta che il cineasta gli ha chiesto di essere “più fisico possibile, indaffarato, sempre in movimento tra torte, piatti da lavare, caffé e rifiuti da spazzare. Mi diceva di correre. Ma in realtà tutto questo agitarsi doveva nascondere l’unica vera attività di Jeremy: aspettare l’amore”. Se Law (Il talento di Mr. Ripley, Could Mountain) è un veterano, la ventisettenne Norah Jones, invece, è alla sua prima esperienza nel cinema. “Ciò che mi attirava di più di Norah ha spiegato -ancora il cineasta – era la voce, una voce molto cinematografica, come uno strumento musicale estremamente raffinato: quando la sentite cantare sentite già una storia”. Figlia del virtuoso del sitar Ravi Shankar, ha venduto quattro milioni di copie con il suo terzo album “Not Too Late”, al primo posto in 29 paesi. “Quando Wong mi ha chiamata – racconta – pensavo volesse propormi la colonna sonora del film, invece mi cercava per fare l’attrice. Ho pensato fosse pazzo, ma ho detto di sì e mi sono lasciata guidare. I primi giorni sul set ero molto nervosa, inutile negarlo. Poi piano piano mi sono lasciata andare”. Così nel film ha scelto, di comune accordo con il regista, di non cantare neanche una nota, lasciando alla colonna sonora di Ry Cooder il compito di amplificare le atmosfere notturne che accompagnano il viaggio circolare di Elizabeth.

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16 Maggio 2007

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