Nanni Moretti accetterebbe sportivamente di essere sconfitto da Terrence Malick? “So che viene dato tra i favoriti e a me La sottile linea rossa era piaciuto tantissimo, però nessuno ha ancora visto The Tree of Life. Io sarei molto contento se dovesse arrivare un premio al mio film, ma sarei altrettanto contento se Habemus Papam da qua cominciasse ad andarsene in giro per il mondo, possibilmente da solo, senza di me, perché già sono molto fragile psicologicamente”.
Non si direbbe, però. Anzi, Moretti appare piuttosto contento dell’accoglienza tributata al suo film qui al festival. Le domande sono tante e mostrano una autentica passione per il suo cinema, molto amato dai francesi. Per esempio gli chiedono del rapporto con La messa è finita: “Sono due film molto diversi, ma sono entrambi film di un ateo. Bunuel diceva ‘grazie a Dio sono ateo’. Io ho avuto un’educazione cattolica, ma da decenni non sono credente e forse per questo non ho quella voglia di andare contro chi è rimasto profondamente cattolico, anche se pensa di non esserlo più, forse per questo ho saputo umanizzare il Conclave. Tante persone si aspettavano da me un film di denuncia, ma non si fanno i film per dire quello che già si sa. Né volevo farmi condizionare dall’attualità politica o dai vari scandali”.
Parla dell’ingerenza del Vaticano nelle questioni politiche italiane: “Per quanto riguarda l’Italia, le alte gerarchie sono sempre un po’ intervenute nella vita politica, ma negli ultimi anni mi sembra che i partiti recepiscano con più agitazione le posizioni del Vaticano”. Nessuna replica invece sugli attacchi subìti dal film da parte di alcuni cattolici: “Gli integralisti ci sono in qualsiasi religione, ma ci sono state pochissime reazioni davvero dure che non sono rappresentative della sensibilità del mondo cattolico. Non ne ho approfittato per fare la vittima, perché è un ruolo che non mi piace”.
Nessun commento politico, invece. “Volete che ripeta le cose che ho detto nel ’94 o nel ’98 o nel 2001? La cosa bella di questi giorni a Cannes è che il mio film viene rimesso al suo posto. In Italia mi chiedono sempre cose che non c’entrano niente col cinema. Perché fai i girotondi e perché non li fai? Qui a Cannes invece il giudizio estetico torna centrale rispetto al mio impegno politico”.
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