Moretti: “Il Caimano morde ancora”


“Quando ho fatto Caro diario, i dermatologi italiani si sono arrabbiati e qualcuno mi ha anche scritto una lettera di insulti, i dermatologi francesi invece mi hanno invitato a intervenire a un congresso medico”. Nanni Moretti, per la quinta volta in concorso, intrattiene la platea dei giornalisti a Cannes col suo inconfondibile stile oratorio: un tanto di passione politica, un tanto di sarcasmo, un tanto di provocazione. Berlusconi, che non è più il capo del governo, resta al centro dei ragionamenti e delle ansie.

 

“Non credo che starà cinque anni all’opposizione”, dice il regista dietro le quinte. Ma quando gli chiedono se scenderebbe in piazza, fa gli scongiuri: “Spero non ce ne sia bisogno”. Moretti ha un prestigio enorme qui in Francia: stasera i ministri europei saliranno le scale del Palais per vedere il film e prenderanno poi parte a una cena di gala organizzata da Gilles Jacob, mentre Il Caimano è richiestissimo al Marché, anche se alla fine della proiezione per la stampa c’è stata qualche perplessità. Un po’ a causa del finale apocalittico, l’atmosfera di guerra civile incombente che gela il sangue, un po’ perché con la vittoria di Prodi lo slancio di certe requisitorie sembra aver perso d’attualità. Ma Moretti avverte: “L’aggressività di Berlusconi non è certo diminuita. Continua a parlare di brogli, delegittimando il voto, e questa è una cosa gravissima in una democrazia. Purtroppo il problema del conflitto d’interessi c’è sempre, abbiamo un politico con tre reti televisive che era il primo ministro e che ora è il leader dell’opposizione. Non potrei tollerare una quinta elezione con un premier che ha un impero mediatico. Eppure tutto questo in Italia viene considerato normale da tutti, nel nostro paese c’è una totale perdita di memoria e una totale assuefazione. Col film ho pensato di restituire al pubblico la gravità di quelle parole”.

 

Interviene Elio De Capitani, l’attore del Teatro dell’Elfo che dà vita a uno dei tre “caimani” in scena, quello più mimetico perché gioca sulla somiglianza. “In realtà con la barba sembro Barbagallo e spero che Moretti faccia un film sul suo socio per poterlo dimostrare. Il Berlusconi che preferisco è il gatto arrabbiato, quello che fischia i senatori a vita, quello impersonato da Moretti stesso nel finale. Ma vorrei anche sapere una cosa: perché tutti chiedono a Moretti se il suo film ha influenzato le elezioni e nessuno chiede a Berlusconi se le sue tv abbiamo influenzato il voto?”.

 

Un paio di domande arrivano da cronisti sudamericani, che percepiscono qualche similitudine con certe vicende politiche cilene o argentine. Ma Moretti frena: “Se si fa un’analogia con i paesi sudamericani, si offendono sia i sudamericani sia la destra italiana”. Non vorrebbe parlare solo di politica, ma ha ragione Silvio Orlando, incarnazione della crisi esistenziale del produttore di B-movie Bruno Bonomo, quando dice: “Nanni si arrabbia molto quando lo dico, ma leggendo il copione ho avuto subito l’impressione di avere davanti due blocchi di film che facevano a pugni. Una parte politica e una parte poetica che riguarda la sfera privata”. Anche Margherita Buy si è trovata di fronte due film, la vicenda familiare e il gioco del cinema di genere. Così i film diventano quattro. Ma poi si moltiplicano ulteriormente. C’è il film che la giovane regista Jasmine Trinca vuole girare, il film su Cristoforo Colombo del maestro Giuliano Montaldo, il film che alla fine si fa, su una giornata, una sola giornata, di Berlusconi: bisognerebbe contarli tutti.

 

Qualcuno chiede se Moretti abbia subito pressioni o addirittura minacce. La risposta è no. “Ma stavolta non abbiamo chiesto una coproduzione alla Rai, come facciamo di solito, perché così mi sentivo più a mio agio. Abbiamo chiuso il film grazie alla Francia, che ha dato un contributo molto importante”.

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22 Maggio 2006

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