‘MILAREPA’ di Louis Nero: post-apocalittico con Harvey Keitel e  F. Murray Abraham

Il film esce il 19 giugno, distribuito da L’AltroFilm. Nel cast anche Franco Nero


Un mondo post-apocalittico. La natura ha sopraffatto la tecnologia. Mila è devastata dall’uccisione di suo padre. Spinta da sua madre, ottiene la sua vendetta imparando a padroneggiare il potere segreto della natura. Così, Mila inizia un viaggio per redimersi dalle malvagità che ha commesso.

Esce in sala il 19 giugno, distribuito da L’AltroFilm, in 100 sale, in collaborazione con PFA FilmsMILAREPA di Louis Nero (Pianosequenza, Rasputin, Il Mistero di Dante, The Broken Key) con un cast internazionale d’eccezione composto da Harvey KeitelIsabelle Allen, il Premio Oscar F. Murray Abraham, Angela MolinaFranco Nero, Hal YamanouchiDiana Dell’ErbaBruno BilottaMichael Ronda, Iazua Larios, Kaitlyn Kemp.

Il titolo del film è tutto maiuscolo, probabilmente anche per non confonderlo con il quasi omonimo Milarepa di Liliana Cavani, del 1974.

“Cavani è un genio – specifica il regista – ma io ho avuto un approccio diverso. Voglio portare la figura di Milarepa alle nuove generazioni. Non a caso è una donna e il film si ambienta nel futuro”.

Il film, girato in Sardegna e prodotto da L’AltroFilm, si avvale dei costumi di Alessandro Lai, della scenografia di Paki Meduri, del trucco di Vittorio Sodano (nominato agli Oscar per Apocalypto), della fotografia di Micaela Cauterucci e della colonna sonora di Andrea Guerra.

E’ stato realizzato con il contributo della Regione Sardegna l’Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione Spettacolo e Sport, con il sostegno del Comune di Cagliari – Film Commission, il fondo Sardegna Film Commission – Fondo Ospitalità e con il supporto logistico della Fondazione della Sardegna Film Commission  – Regione Autonoma della Sardegna tramite il Fondo Location.

Milarepa è un film di fantascienza, ma non nel senso classico del termine – spiega il regista – È una rilettura del genere, un’opera che immagina un futuro in cui, in un contesto rurale e arcaico, l’umanità ha abbandonato la corsa tecnologica per tornare alle proprie origini. Dopo il fallimento della scienza e del progresso materiale, l’essere umano torna al centro della narrazione, in netto contrasto con la vacuità delle cose. La tecnologia si dissolve, lasciando spazio alla spiritualità popolare, alle leggende, ai ‘fantasmi’ della natura. Il film prende ispirazione dal mito di Mad Max, ma lo ribalta: l’azione cede il passo all’introspezione, e il movimento narrativo si sposta dalla corsa al di fuori, al cammino verso il dentro. È un film che mescola fantascienza e cinema dell’anima, dando spazio all’evoluzione interiore dei personaggi e al rapporto profondo con l’ambiente che li circonda”.

Un racconto di formazione, se vogliamo. Continua Nero: “E’ lo sguardo di un’eroina libera, lontana dagli stereotipi e dai canoni tradizionali. La protagonista, Mila, affronta prove che non sono solo fisiche, ma profondamente psicologiche, emotive e spirituali. Il suo viaggio è un rito di passaggio tra dolore e consapevolezza, tra ferite e perdono. È chiamata ad affrontare l’ambivalenza del legame materno, e a fare i conti con l’impossibilità di guarire senza passare dalla compassione. È un film pensato per parlare al mondo. La mia intenzione era quella di costruire un universo visivo e umano in cui culture orientali e occidentali si fondessero, riflettendo il presente e proiettandoci verso un futuro ibrido, ricco di contaminazioni. I personaggi hanno origini diverse — europee, arabe, asiatiche — e convivono in un mondo dove la tradizione locale si intreccia con le leggende dell’Himalaya. È una visione profonda della realtà: popoli feriti ma ancora capaci di sperare, di unirsi e di ritrovare una direzione”.

Naturalmente, il cast internazionale si fa notare: “Tutto è partito dal casting – aggiunge l’autore – Un processo lungo, fatto di ricerca autentica. Cercavamo volti che raccontassero storie ancor prima di recitare, corpi abitati da verità. Ogni attore ha avuto il tempo per innamorarsi del proprio personaggio, per viverlo prima di interpretarlo, per portare sullo schermo non una maschera, ma una parte viva di sé”.

In conferenza è presente F. Murray Abraham, come commenta: ” Semplicemente provo per Nero grande rispetto e ammirazione. Per prima cosa un film deve essere interessante, magnetico, tenerti col fiato sospeso. Questo mi colpisce in una sceneggiatura. Ovviamente il film più importante che abbia fatto è Amadeus, mi ha reso la vita facile. A teatro amo fare Shakespeare. Ma anche Molière e Pirandello. Ogni regista ha la sua idea. Pasolini, Allen, Anderson, Truffaut. Ognuno ha le sue ragioni. In qualche caso ho fatto anche film di cui non sono orgoglioso, ma mi servivano i soldi. E poi, quando non mi servivano più, ho iniziato a lavorare per Louis. Questo film sarà tradotto in tutte le lingue, sarà ben più grande di un lavoro di teatro”.

A seguire l’attore, dall’interpretazione di Salieri in Amadeus in poi, è il tema della vendetta:  “Tutti noi conosciamo i pericoli di una vendetta, ma lo facciamo comunque. Nella Bibbia il Signore dice ‘la vendetta è mia’. E’ molto distruttivo. Il grande messaggio del film è questo, importante per tutta l’umanità. La vendetta è un sentimento molto egoista. Devi prima perdonare te stesso per poi abbracciare l’umanità. Ma è difficile. Perché? Siamo tutti insieme a questo mondo. Il film è universale, in effetti, ma il tema è particolarmente importante per gli Stai Uniti. E’ una follia al momento, ma Louis dice che il mondo è tondo e gira. Almeno spero. E’ importante ridere e saper ridere. Non dimentichiamocelo mai. Sia Salieri che il personaggio che interpreto qui sono molto umani. Uno più cattivo, uno in qualche modo più buono. Ho entrambe queste cose in me, e così in voi”.

Chiude poi Nero su musiche e fotografia: “Il viaggio di Mila è fatto di contrasti, e volevo che anche l’immagine li riflettesse. Per questo la fotografia alterna inquadrature statiche ed esterne, che evocano la rigidità sociale e i limiti imposti dalla cultura, a movimenti di macchina dinamici negli spazi interni, che raccontano il turbamento, la fragilità e il desiderio di liberazione. La luce accompagna il percorso: inizia spenta, terrosa, desaturata, e si fa via via più luminosa, più viva, più consapevole, man mano che Mila si avvicina alla verità di sé.  Sebbene la storia tratti temi universali, desideravo che il film parlasse anche delle radici italiane, dei suoni, dei luoghi e delle atmosfere della nostra terra. Per questo ho scelto la Sardegna come scenario principale, con i suoi paesaggi misteriosi e dimenticati. La colonna sonora fonde in modo originale le musiche popolari con sonorità tibetane, creando un ponte invisibile tra culture lontane ma spiritualmente affini. La musica in Milarepa non accompagna soltanto, guida. È parte integrante della trasformazione della protagonista”.

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06 Giugno 2025

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