Ottima accoglienza, al Festival di Cannes, per Habemus Papam. Il film di Nanni Moretti è stato visto stamattina dalla stampa che l’ha applaudito e soprattutto ne ha molto apprezzato l’ironia sottile, mai volgare o blasfema. “Habemus film”, ha detto qualcuno scherzando su titolo. Grande ammirazione poi per Michel Piccoli, star francese che si candida, secondo molti, a un premio per l’interpretazione che potrebbe coronare la sua straordinaria carriera.
“Terminare la mia carriera con Moretti sarebbe perfetto”, ha detto l’ottantacinquenne attore tanto amato da Marco Ferreri. Con grande semplicità ha raccontato il provino a Parigi per partecipare a questo film, nel ruolo del cardinale Melville. “Io non avevo bisogno di riflettere perché conosco tutti i film di Moretti e ho detto subito si, ma lui no. Mi ha messo alla prova con un testo in italiano, lingua che non parlo anche se sono di origine italiana. E solo qualche giorno dopo ha detto che andava bene. Mi sembrava complicato interpretare un papa dall’animo doppio, angosciato ma anche pronto a credere in Dio. Poi invece è stato tutto molto facile”.
Dice Moretti, che in conferenza stampa ha schivato abilmente ogni polemica con il mondo cattolico, pur ribadendo il suo essere ateo da moltissimi anni (ha usato il motto coniato da Bunuel, ‘grazie a Dio sono ateo’): “Una cosa straordinaria di Piccoli è che è riuscito a entrare in sintonia subito con attori così diversi come, per esempio, i quattro che sono seduti a questo tavolo: io, Jerzy Stuhr, Dario Cantarelli e Renato Scarpa. Sapevo quanto era bravo, ma l’ho trovato più bravo di quanto mi ricordassi e mi sono reso conto che i suoi sguardi, le sue parole, i suoi silenzi, i suoi gesti, i suoi sorrisi, il suo modo di camminare hanno dato moltissimo al film. Senza di lui sarebbe stato più misero”. E alla fine della conferenza stampa Nanni ha benedetto scherzosamente Piccoli con il segno della croce.
Colpisce la scena del grido, quando il cardinal Melville rifiuta di uscire sul balcone a salutare la folla raccolta in Piazza San Pietro per festeggiare la sua elezione. “E’ un grido umano, che potrebbe avvenire anche di fronte a un evento non così capitale come l’elezione a papa. Quando un uomo, qualsiasi sia la sua religione, la sua passione politica o umana, si trova davanti a un’obbligazione insostenibile, al posto di una risposta impossibile per esprimere il sentimento di panico che prova c’è spesso un grido. E’ stato difficile farlo? No, perché Nanni, che sul set ama recitare anche le parti degli altri, mi ha proposto un grido che mi ha convinto subito. Però mi ha chiesto di ripeterlo: una volta, dieci volte, venti volte. Sono stato docile e attento, come faccio sempre, perché io sono uno che ascolta più che parlare. Qualche settimana dopo mi ha chiesto di fare un altro grido, stavolta in un bar. Quello è stato più difficile”.
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