SANTA MARGHERITA DI PULA-Micaela Ramazzotti ha da poco finito di girare La guerra di Elena, opera prima di Stefano Casertano nel quale interpreta Elena Di Porto, donna ebrea romana, indipendente e coraggiosa, che tra la fine degli anni Trenta e gli inizi degli anni Quaranta sfidò il regime fascista per salvare molte vite, segnando la storia del ghetto ebraico di Roma durante l’occupazione nazista.
“Elena era considerata matta, in realtà era lungimirante, come Cassandra. Riuscì a vedere le persone per come erano, ad avere delle intuizioni, solo che non sono mai state colte da nessuno. L’unica cosa che è riuscita a fare è stata salvare i suoi figli, mentre lei è andata a Auschwitz di sua spontanea volontà – racconta l’attrice al Filming Italy Sardegna Festival – È stato un film dove ho studiato tantissimo e questo è il bello del nostro lavoro. Io sono romana, sono nata vicino al mare, ad Ostia, nel quartiere dell’Axa, ma ho dovuto imparare a parlare un romano di cent’anni fa, il giudaico-romanesco, che è un’altra lingua”.
Una storia come quella di Elena Di Porto ci fa pensare alle guerre che stanno travolgendo il mondo. “La tragedia è dietro l’angolo e noi non ce ne stiamo neanche accorgendo – dice Ramazzotti – Uno fa progetti di vita, quando invece stiamo nelle mani dei potenti che schiacciando un bottone decidono tutto. La mia grande preoccupazione è per i giovani, a cui lasciamo questo mondo. E questo mi incute timore”.
A spaventare l’attrice sono anche i social, come TikTok, e ChatGPT. “Strumenti che i ragazzi usano giornalmente e che li fanno regredire. Io sono figlia degli Anni ’90, un periodo che rimpiango molto. Non sono amante dei social, perché tolgono momenti di vita che vanno condivisi con gli altri. Io ho bisogno di parlare, guardare le persone. I miei figli hanno il telefonino e quindi usano anche loro i social. Ma hanno la fortuna di avere una comitiva di amici”.
In questa ottava edizione del Filming Italy Sardegna Festival Ramazzotti è presidente della giuria dei cortometraggi e di questa nuova esperienza racconta: “Oggi i ragazzi hanno la possibilità di girare i film anche con i cellulari. C’è uno sguardo diverso, contemporaneo, una creatività nuova. Anche io ne ho fatti all’inizio del mio percorso, alcuni sono finiti nel dimenticatoio, ma sono stati importanti”.
L’esordio alla regia, due anni fa, con Felicità ha cambiato Ramazzotti anche come attrice. “Oggi ho uno sguardo diverso, più attento. Sono meno concentrata su me stessa. Ho voluto trasportare tutti dentro a un mondo che volevo raccontare. Ci ho messo una grande energia e mi sono fatta ascoltare. Ma il cinema è anche un lavoro di squadra. Io ci credo molto”, spiega l’attrice, che ora ha voglia di proseguire dietro la macchina da presa: “Ho un’idea a cui mi devo dedicare. Mi ci vorrà un po’ di tempo, come è accaduto per la mia opera prima. Devo scrivere il film, girarlo, pensare al post-produzione. Tengo molto a tutto il processo. Sono molto minuziosa”.
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