C’è una scena quasi inevitabile – e molto efficace – per un film canadese, girato e ambientato tra Toronto e la frontiera Usa, con un viaggio in auto verso lo Stato di New York che culmina in una sosta alle cascate del Niagara, con tanto di bacio sotto la scia d’acqua, quasi un pulviscolo di particelle, prodotte dalla immensa cascata già altre volte portata sullo schermo, in particolare con Niagara di Henry Hathaway (1953), film non memorabile ma celebre soprattutto per aver lanciato la carriera di Marilyn Monroe.
Tutt’altra atmosfera si respira in Matt and Mara, quarto lungometraggio del canadese Kazik Radwanski, dal 1° febbraio disponibile sulla piattaforma MUBI, dopo le anteprime al Festival di Berlino e Toronto. Si tratta di un film intellettuale e (anti)romantico con protagonisti Mara (Deragh Campbell), docente di scrittura creativa all’università di Toronto che ha messo da parte le sue ambizioni letterarie e ha una bimba con il musicista sperimentale Samir (Mounir Al Shami), e di Matt (Matt Johnson), che lei frequentava ai tempi del college e che poi ha perso di vista quando lui si è trasferito a New York, pubblicando un libro di discreto successo (Rat King and Other Stories). I due sono piuttosto diversi a dispetto dei nomi quasi sovrapponibili e della comune passione per la scrittura. Mara è una giovane donna rigorosa, che si pone molte domande riguardo alle sue scelte, che cerca di “educare” i suoi giovani allievi con una passione che lei stessa sembra aver perso; Matt è un affascinante narciso, un egocentrico che parla molto e sembra sempre convinto di quello che dice, la sua filosofia è che bisogna scrivere qualcosa che nessun altro avrebbe il coraggio di scrivere per essere notati e avere successo, magari scavando nel lato oscuro di sé.
Il “breve incontro” bordeggia l’adulterio per Mara, tra una chiacchierata in un caffè, una lezione all’università, una visita al padre di lui, malato terminale, finché la giovane studiosa non deve andata a Ithaca per partecipare a un convegno e il marito, che avrebbe dovuto accompagnarla, non rinuncia per un impegno di lavoro: lui come si diceva è un musicista, la moglie non ama particolarmente la musica e lo dice apertamente anche davanti agli amici di lui. A questo punto Matt si offre di accompagnarla nel viaggio ed è qui che si colloca la sosta alle cascate del Niagara.
Molto parlato e pieno di riflessioni e di spunti sull’arte e la letteratura, Matt and Mara è il classico film indipendente – ne abbiamo visti tanti – fatto di minimalismo e dettagli anche sapienti, in cui Radwanski evidentemente travasa le sue passioni, i suoi interessi, le sue idiosincrasie, mettendo al centro due soli interpreti, ripresi da vicino, spesso con la camera a mano. E, aspetto non trascurabile, sono due attori che aveva già scelto per i film precedenti come How Heavy This Hammer e Anne at 13,000 Ft.
Il romanticismo, accennato o suggerito da piccoli gesti e situazioni, come il commerciante che li scambia per marito e moglie o lo scontrino della tintoria che Mara conserva come un caro ricordo, lascia il passo al bisogno di autodefinirsi di ciascuno dei due, all’incomunicabilità che esplode dirompente nella conversazione in macchina, mentre tornano a Toronto dopo la breve trasferta. Non siamo dalle parti del capolavoro Past Lives di Celine Song, con la sua descrizione sottile del sentimento del passato che ritorna ma che non può davvero mai tornare, anche se in comune con quel film c’è il personaggio femminile “diviso” tra due uomini. Piuttosto è nella relazione di Mara con il marito che ha luogo un’evoluzione impercettibile ma chiaramente esplicitata, anche in questo caso con piccoli gesti, come quello di ascoltare la musica che lui compone pur forse non amandola.
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