TRIESTE – Da dodici anni Maremetraggio promuove cortometraggi e opere prime. Quest’anno i corti erano 79 e gli esordi della sezione Ippocampo otto, selezionati da Chiara Valenti Omero tra molti altri, anche con la voglia di promuovere cose meno viste (quindi mancavano, per fare solo tre titoli, La pecora nera di Ascanio Celestini, Corpo celeste di Alice Rohrwacher o Nessuno mi può giudicare di Massimiliano Bruno).
La sfida è impegnativa. Le opere prime, commedie a parte, sono spesso la bestia nera del box office. Ma il pubblico triestino ha risposto abbastanza bene con un migliaio di presenze tra Teatro Miela e Giardino Pubblico aperto alla sera. Tanto da ridare fiducia alla combattiva presidente Maddalena Mayneri, che in tempi di crisi ha faticato più del solito a trovare sponsor pubblici e privati e stava meditando di lasciare. Ma fa bene a tener duro: gli addetti ai lavori sono addirittura entusiasti perché qui trovano uno spazio accogliente dove incontrarsi, conoscersi, discutere, conquistare finalmente il centro della scena. Qui un attore emergente come Andrea Bosca (alter ego di Valerio Binasco in Noi credevamo, presto protagonista nel nuovo Gli sfiorati che con buona probabilità sarà a Venezia) diventa una star con la sezione “Prospettiva”, che negli anni scorsi ha “scoperto”, per dire, Michele Riondino e Alba Rohrwacher.
A Maremetraggio ci siamo sentiti ripetere a varie riprese che i debuttanti si sentono maltrattati dal sistema distributivo. Chi in un modo, chi nell’altro. C’è Laura Luchetti con Febbre da fieno, commedia romantica e vintage che vira al drammatico nel finale non consolatorio e che ha incuriosito persino Michael Moore, ma che si è ritrovata schiacciata dall’ingranaggio troppo grande di una major come la Disney, che pure si è innamorata del suo piccolo progetto: “mandare il mio film al multiplex di Feronia è come prendere un filetto e gettarlo agli squali”, dice l’autrice, che ha vissuto più a Londra che a Romae ha un bello spirito internazionale. Anche la milanese Paola Randi è un po’ scontenta e convinta che facebook abbia fatto per il suo interetnico Into Paradiso più del sistema tradizionale di promozione. Su questo sono d’accordo con lei anche i due giovani registi di Et in terra pax Matteo Botrugno e Daniele Coluccini: troppo poche le copie in circolazione per la loro opera lanciata a Venezia dalle Giornate degli autori. Esperto di comunicazione oltre che autore, Massimo Natale è un po’ dispiaciuto perché L’estate di Martino è finito rubricato nella categoria del film per ragazzi (anche grazie all’anteprima al Festival di Roma dove ha trovato spazio in Alice nella città ) mentre il suo film, pur con il linguaggio della favola, parla di cose serie, l’estate di sangue del 1980, tra Ustica e la strage alla stazione di Bologna. Infine c’è chi non è ancora arrivato alla sala come Sulla strada di casa di Emiliano Corapi, un thriller sull’Italia di oggi, che vive al di sopra delle sue possibilità, con un bellissimo cast, in cui spiccano i malviventi perbene Vinicio Marchioni e Daniele Liotti o la satira misogina e goliardica Cara, ti amo… di Gian Paolo Vallati che spera probabilmente di condividere gli allori del filone Maschi contro femmine, mentre il veliero di Guido Pappadà (Nauta) e l’educazione sentimental-sessuale di Elisabetta Rocchetti (Diciott’anni il mondo ai miei piedi fresco di Globo d’oro speciale) hanno fatto repentini passaggi nei cinema e potrebbero continuare a vivere nella rete.
Insomma, i neo-registi si aspettavano molto di più: come tutti gli esordienti, hanno messo l’anima e magari molti anni di lavoro e di maceranti attese nel loro primo film. Aleggia dunque, nonostante la crisi e i tagli, la richiesta di “incentivi” pubblici alla distribuzione (tra i film di Ippocampo prevalevano listini ultraindipendenti, da Officine Ubu a Iris, discorso a parte per Cinecittà Luce che le opere prime e seconde, per fortuna, ce le ha nella mission e nel dna). Ma forse bisognerebbe girare l’appello agli esercenti che, con l’eccezione fin troppo citata del Mexico di Milano, non sembrano granché propensi a rischiare sui nuovi talenti.
Quanto a Maremetraggio ha cercato di segnalare molti di loro con un palmarès ricco e vario dove spiccava anche un Premio Barcolana al film che meglio divulga la passione per la vela (naturalmente Nauta). Il Premio del pubblico Radio Capital è andato a L’estate di Martino, che ha vinto anche il Premio Officine Artistiche alla giovane attrice Matilde Maggio, il Premio Coraggio è per Elisabetta Rocchetti, anche produttrice oltre che regista, autrice e interprete. La giuria della critica ha scelto Et in terra pax per “l’intreccio musicale e avvolgente di volti, corpi, atmosfere, architetture che segna, nella linea post-pasoliniana la nascita di due autori capaci di creare con risorse limitate un universo narrativo ben oltre il ritratto di periferia romana”. La giuria principale (Ninni Bruschetta, Francesca Inaudi e il fotografo Fabrizio Donvito) ha optato per Gianfelice Imparato, attonito e spaesato protagonista di Into Paradiso, Ughetta D’Onorascenzo, “presenza che s’insinua” nella tessitura al maschile di Et in terra pax. Miglior film è Sulla strada di casa, che aveva già avuto il Premio del pubblico al Bergamo Film Meeting. Chissà se lo aiuterà a incontrare i suoi spettatori.
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