Marco Bellocchio, oltre le ideologie


“Nelle dichiarazioni di Brunetta vedo soprattutto volgarità e maleducazione, oltre a qualche inesattezza, per esempio parla di Monicelli e dell’Uomo nero, un film che Monicelli non ha mai girato”. Così Marco Bellocchio, giurato italiano a Cannes, interviene sulla polemica lanciata a distanza contro un cinema italiano colpevole di “fare schifo” e dunque assente dalla competizione sulla Croisette. “Mi ha colpito soprattutto il linguaggio di questo attacco. Chi usa l’aggettivo ‘marchiato’ evoca per me il razzismo fascista”. “Forse questo accanimento nasce da una voglia di rivincita contro il comunismo, inesistente ma ancora fantomatico, oppure è semplicemente il calcolo cinico della politica, il voler trovare spazio sui giornali”, prosegue Bellocchio. Che cita il movimento dei Centoautori come segnale positivo, in controtendenza. “E’ vero, il cinema è in difficoltà, ma oggi c’è un momento di unità, un voler contare di più andando al di là dell’ideologia che crea separazioni e ipocrisie. I programmi degli autori sono più modesti e concreti, è sparito l’atteggiamento sessantottesco e anche lo scontro tra privilegiati e diseredati”.
Il regista piacentino scambia qualche battuta con un paio di cronisti tra un film e l’altro. “L’esperienza di giurato mi sembra utile e interessante, perché ti dà l’occasione di vedere tutti i film del concorso, dal primo all’ultimo, e osservare la differenza di stile, atmosfere e modi di raccontare: cosa che capita di rado quando si viene ai festival per altri motivi”. Naturalmente non dice nulla della selezione di Thierry Frémaux, ma chiede invece pareri. “Mi fa piacere sentire cosa ne pensano gli altri… Voglio essere influenzato!”. In giuria ci sono colleghi con cui è piacevole discutere come Sissako (che non conosceva) e Mike Leigh e c’è anche l’attrice hongkonghese Maggie Cheung. “Con lei stiamo già stati in giuria insieme a Venezia, si vede che è destino”.
Non vuole dire nulla neanche del nuovo progetto a cui sta lavorando, Vincere, ispirato alla vicenda della moglie e del figlio segreti del Duce, Ida Dalser e Benito Albino. Ma accanto a lui c’è Mario Gianani, che produrrà la pellicola insieme a Rai Cinema e ad altri partner internazionali. Gianani, produttore di entrambi i film di Saverio Costanzo, Private e In memoria di me, spiega che sarà un’opera costosa e che si staccherà da una prospettiva strettamente italiana, come hanno fatto altri film che in precedenza hanno raccontato momenti della vita del capo del fascismo. Toccherà piuttosto temi universali. “In questo Marco è bravissimo, con la grande libertà creativa che ha raggiunto lavorando su se stesso riesce a staccarsi dalla pura ricostruzione storica. Penso ad esempio alla scena in cui Aldo Moro ancora vivo cammina per le strade di Roma in Buongiorno, notte: c’è in quella scena un segno visionario e onirico che speriamo di ritrovare anche in questo nuovo lavoro”. “Sarà un film politico, con una continua contaminazione tra finzione e materiali di repertorio”, aveva spiegato Bellocchio in un’intervista rilasciata tempo fa al ‘Corriere della Sera’. “Il Mussolini del mio film ricorda l’Alessandro dei Pugni in tasca, che si ‘realizza’ uccidendo madre e fratello”, aveva sottolineato in quell’occasione il cineasta. Le riprese inizieranno a fine anno e Vincere sarà in sala nel 2008.

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24 Maggio 2007

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