“Trovare la speranza nel caos”: a volte l’amore è una cosa così semplice. Ce lo racconta la sceneggiatrice candidata all’Oscar per Erin Brockovich Susannah Grant nel suo secondo film da regista, Lonely Planet, disponibile dall’11 ottobre su Netflix. L’attrice premio Oscar Laura Dern interpreta Katherine, una celebre scrittrice che, in cerca di pace per concludere il suo nuovo romanzo, partecipa a un ritiro per autori di successo a Marrakesh. Nel lusso di una sorta di castello tra le colline, dove “si vede l’infinito”, tra grandi intellettuali con il volto di Adriano Giannini e premi Nobel, c’è anche Owen, interpretato da Liam Hemsworth, piacente giovane uomo, tutto sport e alta finanza, che ha accompagnato la fidanzata, autrice di un best seller alla sua opera prima. Queste due personalità all’apparenza così diverse troveranno un’alchimia inattesa, dando vita a una relazione che in pochi giorni porterà pace nelle loro esistenze in fase di trasformazione.
Pochi giorni dopo l’uscita, sempre su Netflix, di Inganno con Monica Guerritore e dopo i recenti May December con Julianne Moore e The Idea of You con Anne Hathaway, anche Susannah Grant ci racconta della relazione tra una donna matura e un giovane uomo, ribaltando uno stereotipo classico. In Lonely Planet, però, questo è un aspetto più marginale che nelle altre produzioni. Si direbbe che la relazione tra una quasi sessantenne e un 35enne venga del tutto normalizzata, concentrandosi su aspetti tematici più canonici: a creare impiccio al loro potenziale amore non è la differenza d’età, ma le rispettive vulnerabilità emotive.
Katherine soffre di un “cuore incapace di amare” che ha fatto terminare il suo pluridecennale matrimonio ed è dipendente dal proprio lavoro tanto da isolarsi volontariamente dalla vita sociale. Owen, di contro, deve avere il coraggio di staccarsi da una relazione in cui il suo ruolo è quello di “un’amenità” (“come una salvietta in business class”) e di lasciarsi guidare maggiormente da ciò in cui crede, nel lavoro come nella vita. L’autrice, che può facilmente immedesimarsi nel ruolo della protagonista, tratta l’erotismo con grande eleganza. L’attrazione reciproca non è forzata, ma giustificata da dialoghi curati e misurati in cui i due personaggi vengono trattati con rispetto.
Come già abbiamo visto numerose volte sul grande e sul piccolo schermo, il viaggio diventa metafora del cambiamento: la cornice fiabesca di Marrakesh regala l’occasione giusta per sbloccare Katherine e Owen, soprattutto quando escono dai tracciati turistici, perché “viaggiare ci rende modesti”, facendoci rendere conto del piccolo spazio che occupiamo nel mondo. Con Lonely Planet Susannah Grant dà vita a un film sentimentale abbastanza canonico, non particolarmente sorprendente ed emozionante, soprattutto a causa di un finale un po’ frettoloso, ma che sa mettere in piedi con coerenza e senza forzature una relazione credibile tra due persone tanto diverse, non solo anagraficamente. Perché nel “pianeta solitario” in cui viviamo a volte ci sono incontri che ci permettono di dare il via al cambiamento di cui avevamo bisogno.
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