L’opera prima di Alice Rohrwacher Corpo celeste arriva in sala con Cinecittà Luce e la stampa italiana, dopo l’ottima accoglienza della critica internazionale al Festival di Cannes, saluta con elogi e consenso l’esordio della regista, che ha appena ricevuto anche la candidatura al Nastro d’argento come migliore opera prima oltre le nomination per le due attrici non protagoniste, Anita Caprioli e Pasqualina Scuncia e per il montaggio di Marco Spoletini.
“A Cannes non c’erano solo film di Moretti e Sorrentino. All’interno di una Quinzaine des Réalisateurs quest’anno meno stimolante del solito, c’era anche il film d’esordio di Alice Rohrwacher, sorella minore dell’attrice Alba: s’intitola Corpo celeste ed è, a memoria non solo mia, il più bell’esordio cinematografico di una regista italiana (…) Corpo celeste diventa così – scrive il Corriere della Sera – il ritratto di una piccola comunità umana e dei suoi mutamenti antropologici e culturali, raccontati più per contrasti che per accadimenti romanzeschi (…) Un percorso che la Rohrwacher filma con un pudore pari alla maturità dello stile, con una macchina da presa molto mobile ma mai gratuitamente ondivaga e che scegliendo con istinto sicuro quello che è veramente importante da inquadrare obbliga lo spettatore a prendere una posizione di fronte alle cose. Come fanno gli occhi di Marta e come dovrebbe fare sempre il cinema”.
“Grande soggetto, grande esordio, anzi grande film. Ci voleva una neoregista di nemmeno trent’anni per farci vedere ciò che è sotto gli occhi di tutti ma che non abbiamo più tempo o voglia di guardare (…) – scrive Il Messaggero – quell’ascesa lungo i tornanti diventa viaggio iniziatico, pellegrinaggio, scoperta di un’altra dimensione. Senza enfasi, senza effetti di stile, ma restando ancorati al vero, al quotidiano, come riesce solo ai migliori. Applaudito alla Quinzaine, un esordio che fa davvero sperare”.
“Se una regista nemmeno trentenne è capace di creare con pochi mezzi e tante idee un film come Corpo celeste, si può essere ottimisti sul futuro del cinema italiano. A Cannes il film di Alice Rohrwacher è parso a molti il film più interessante della Quinzaine, laboratorio del futuro dove hanno esordito fra i molti Fassbinder e Herzog, Carmelo Bene e George Lucas, Oshima e Jarmusch e i fratelli Dardenne. E presto per dire se Rohrwacher si aggiungerà alla lista, ma certo il suo è un esordio folgorante (…) – scrive la Repubblica – Un bellissimo film civile, quindi, e forse il primo effetto della rivoluzione cinematografica scatenata dal più importante film del decennio passato, Gomorra di Matteo Garrone”.
“C’è una nuova regista in città: Alice Rohrwacher, sorella dell’attrice Alba, si va ad aggiungere a un parco esordienti che negli ultimi anni ha regalato al cinema italiano diverse belle scoperte – scrive l’Unità – Corpo celeste, appena passato alla prestigiosissima Quinzaine di Cannes, è uno dei migliori esordi di questi anni. Non solo per la storia che racconta, ma proprio per lo stile che la giovane regista abbraccia con coerenza dalla prima all’ultima inquadratura”.
Per Il Sole 24 Ore “La famiglia Rohrwacher ci ha dato forse la migliore attrice che abbiamo e una cineasta che dobbiamo seguire con attenzione. Il rigore e la lucidità con cui quest’ultima racconta la sua storia sono qualità preziose, fondamentali per ricostruire una Settima Arte italiana che sappia guardare oltre se stessa. Un Corpo celeste che brilla proprio perché ha il coraggio di guardare nelle ombre, nel buio di una civiltà decadente”.
Il Fatto Quotidiano: “Colpisce nel segno l’esordiente 28enne Alice Rohrwacher, disincantata osservatrice del Malpaese, dove sacro e profano si mescolano in un tripudio di incoscienze e di buona volontà. Un film dallo sguardo maturo, di bellezza cristallina, da ammirare e ricordare”.
Per il manifesto: “Solo titolo italiano alla Quinzaine des Réalisateurs (amato moltissimo anche dai curatori della sezione ‘avversaria’ la Semaine de la critique), rivela un talento speciale e un’idea di cinema forte ma senza pregiudizi, sostenuta con intelligenza dalla produzione, la Tempesta Film di Carlo Cresto Dina, che ha saputo trovare la giusta misura per assecondarne e valorizzarne la libertà”.
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