‘ll pranzo di Babette’: un atto d’amore e di trasformazione

Vincitore del premio Oscar per il Miglior Film Straniero nel 1988, il film di Gabriel Axel è considerato universalmente una delle più grandi celebrazioni del cibo sul grande schermo


Allo stesso tempo un inno travolgente alla creazione artistica, una delicata evocazione della grazia divina e il film definitivo sul cibo, Il pranzo di Babette (Babettes Gaestebud) è un tesoro ormai diventato classico del cinema mondiale.

Diretto da un veterano del cinema danese, autentico maestro riconosciuto in patria e nel Mondo – Gabriel Axel – e adattato da un racconto di un’altra figura mitica della terra del principe Amleto – Karen Blixen (pubblicato con lo pseudonimo di Isak Dinesen) –  il film ha conquistato il premio Oscar per il Miglior Film Straniero nel 1988 ed è considerato universalmente una delle più grandi celebrazioni del cibo sul grande schermo.

Più di una semplice storia gastronomica, questa pellicola è un inno alla potenza trasformativa della cucina: capace di elevare lo spirito umano e creare connessioni profonde. Non è solo una narrazione su belle e sontuose ricette, ma sulla generosità, il sacrificio e la capacità dell’arte culinaria di sfidare le rigide convenzioni sociali.

La straordinaria narrazione e la raffinatezza visiva del film lo hanno reso un’opera imprescindibile, che esalta il rituale del pasto come un’esperienza sensoriale e spirituale uniche. Paradossalmente, questo film danese racconta una storia esemplare di cucina francese, evocando con forza il paesaggio culinario della tradizione gastronomica transalpina più che la campagna danese in cui è ambientato.

Con un tocco di umorismo raffinato e una narrazione rigorosa, eleva a concetto filosofico la convinzione che un pasto possa cambiare le persone, dissolvere le barriere e far emergere la gioia nascosta anche nelle esistenze più austere.

In un piccolo villaggio della Danimarca di fine Ottocento, segnato dal rigore luterano, le sorelle Martine e Filippa accolgono Babette (Stéphane Audran) , una rifugiata francese con un passato misterioso. Dopo anni di vita rigida al loro fianco, Babette vince alla lotteria e decide di spendere tutto per preparare un sontuoso banchetto, regalando a una comunità segnata dalla privazione la gioia del cibo più raffinato e il piacere della convivialità. Attraverso un pasto straordinario, il film esalta la cucina come atto d’amore e celebrazione del godimento, sottolineando come il cibo possa unire le persone e rivelare verità profonde.

Il pranzo di Babette cattura, con la specificità del linguaggio cinematografico, il processo interattivo e la ritualità che l’arte culinaria richiede. Trasmette una consapevolezza sensoriale avvolgente che abbraccia lo spettatore in un modo che nessun altro medium può fare. Né la fotografia, né tantomeno la letteratura stessa. Il pranzo di Babette si fa quindi pietra miliare, consacrando così un vero e proprio genere cinematografico: il food film.

Il cibo, anche grazie a quest’opera, è diventato un punto fermo della narrazione cinematografica, elemento chiave che rappresenta l’identità culturale e la trasformazione personale. Tuttavia, a differenza di molti altri film sul cibo, Il pranzo di Babette non equipara il sensoriale al sessuale. Piuttosto, investe la cucina – in particolare quella francese – di incomparabili poteri taumaturgici. Il sontuoso banchetto che conclude il film non è tanto una celebrazione del gusto, ma un atto di sacrificio e di redenzione. La misteriosa Babette non si limita a cucinare: attraverso il suo talento “ricrea” il suo paese, restituendo ai commensali, e a se stessa, un senso di appartenenza e un momento di perfetta armonia.

Con Il pranzo di Babette, il cibo diventa rivelazione e dono assoluto, una dichiarazione d’amore capace di trascendere la materia e toccare il divino.

Dietro il film si cela un lungo percorso di realizzazione: Gabriel Axel impiegò oltre un decennio per ottenere i fondi necessari, dimostrando un impegno straordinario nel portare questa storia sul grande schermo.

La sua determinazione fu premiata nel 1988, quando Il pranzo di Babette divenne il primo lungometraggio danese a vincere l’Oscar per il Miglior Film Straniero, segnando un traguardo storico per il cinema di questa nazione che negli anni a seguire avrebbe generato una nuova ondata di grandi autori tra i quali spiccano i creatori del movimento Dogma 95:  Lars Von Trier e Thomas Vinterberg. E in anni più recenti il prodigioso Nicolas Winding Refn.

Il sontuoso banchetto preparato da Babette nel film non è solo il cuore della narrazione, ma anche un capolavoro di autenticità: per garantirne la verosimiglianza, gli ingredienti furono scelti con cura e il menu fu curato da veri chef. Questa dedizione al dettaglio si estese anche al cast, che ricevette lezioni su come comportarsi a tavola secondo l’etichetta dell’epoca, per ricreare fedelmente l’atmosfera di un raffinato pasto francese ottocentesco.

Girato in un piccolo villaggio danese, il film ha trasformato quella località in una meta ambita da cinefili e appassionati di gastronomia, attratti dal fascino della storia e dalla bellezza di un film di ineguagliato rigore stilistico.

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16 Febbraio 2025

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