Aldo Livolsi, amministratore delegato di Cinecittà Holding, in un’ampia intervista apparsa su “Specchio economico”, enuncia alcune linee guida: “in futuro i settori trainanti saranno quelli tecnologici. All’interno di essi la comunicazione avrà un ruolo sempre più importante. Per questo occorre ridefinirne il compito, ma non si può prescindere dal cinema che, secondo me, è molto sottovalutato. Per gli italiani costituisce una tradizione straordinaria. Non sono molte le aree in cui possiamo vantare di essere conosciuti a livello mondiale: Cinecittà è un marchio diffuso in tutto il mondo”.
Eppure, secondo l’ad, la nostra produzione è rimasta artigianale, nonostante produttori come Rizzoli, Ponti, De Laurentiis. “Una parte di responsabilità va attribuita al Ministero dei Beni culturali, a Cinecittà Holding, all’Istituto Luce, che hanno finanziato spesso opere cinematografiche molto ambiziose ma difficili da proporre al pubblico, tanto che nessuno si recava al cinema per vederle”.
Indispensabile, per un rilancio, essere presenti nell’intera filiera. “Occorre disporre di circuiti di sale in cui distribuire i film, perché a volte non c’è neppure la possibilità di presentarli. Cinecittà vorrebbe essere protagonista nella produzione, programmazione e distribuzione nelle sale”. Infine, in merito all’Istituto Luce: “Intendiamo sviluppare i documentari che un tempo costituivano il suo filone principale, continuare il riversamento su cd dello straordinario archivio esistente, valorizzarlo, sfruttare i diritti sui film di coproduzione, incassare i minimi garantiti dai distributori, utilizzare i finanziamenti della Sezione Credito cinematografico della Banca Nazionale del Lavoro”. Leggi l’intervista completa su cinecitta.com.
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La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
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