Arriva il 21 maggio al cinema l’ultimo live action Disney tratto dal film d’animazione Lilo & Stitch, diretto da Dean Fleischer Camp, un regista che aveva già conquistato il plauso di critica e pubblico con l’originale Marcel the Shell with Shoes On. Questo rifacimento del classico animato Disney del 2002 porta sul grande schermo l’iconico alieno blu e la sua inseparabile compagna Lilo, in un’operazione che riesce a bilanciare nostalgia e innovazione, dimostrandosi uno dei remake live action più riusciti della Casa di Topolino negli ultimi anni.
La trama rimane fedele allo spirito dell’originale, pur con qualche ritocco per adattarsi al linguaggio del live action. Al centro c’è Lilo, interpretata dalla carismatica Maia Kealoha, una bambina hawaiana orfana, eccentrica e piena di energia, che vive con la sorella maggiore Nani (Sydney Elizebeth Agudong). Nani, alle prese con il peso di crescere la sorellina e mantenere unita la famiglia sotto lo sguardo critico di un’assistente sociale, rappresenta il sacrificio e la dedizione. In questo contesto irrompe Stitch, l’esperimento alieno 626 (doppiato ancora da Chris Sanders, voce e co-regista dell’originale), un concentrato di caos e tenerezza che, precipitato alle Hawaii dopo l’esilio dalla Federazione Galattica, si finge un cane per sfuggire ai suoi inseguitori, il Dr. Jumba Jookiba (Zach Galifianakis) e l’agente Pleakley (Billy Magnussen).
Il cuore del film è il concetto hawaiano di ‘ohana, la famiglia che va oltre i legami di sangue, un tema universale che risuona con forza nel cinema contemporaneo. La storia di Lilo e Stitch, due outsider che trovano rifugio l’uno nell’altra, si sviluppa in un equilibrio tra momenti di pura comicità slapstick e un’intensa carica emotiva, culminando in un terzo atto che strappa più di una lacrima.
Dean Fleischer Camp dimostra sensibilità nel tradurre l’energia del film d’animazione in un contesto live action. La sua esperienza con Marcel the Shell si riflette nell’approccio tenero e malinconico, capace di valorizzare il tema della diversità e dell’accettazione senza risultare stucchevole. Il regista evita di replicare pedissequamente l’originale, scegliendo di catturarne l’essenza e adattandola al gusto moderno. La CGI di Stitch, fedele al design di Chris Sanders, è efficace: l’alieno blu conserva il suo mix di dolcezza e malizia, perfetto per conquistare sia i bambini sia gli adulti cresciuti con il cartoon.
Il casting è un altro punto di forza. Maia Kealoha è una rivelazione: la sua Lilo è vivace, vulnerabile e irresistibilmente autentica, capace di portare sullo schermo la complessità di una bambina che affronta il dolore della perdita e il rifiuto sociale. Sydney Agudong dà spessore a Nani, mentre il duo comico formato da Galifianakis e Magnussen aggiunge un tocco di umorismo buddy movie, anche se a tratti un po’ caricaturale. La presenza di doppiatori storici come Tia Carrere, Jason Scott Lee e Amy Hill in nuovi ruoli crea un ponte tra passato e presente, rafforzando il legame con l’originale.
Lilo & Stitch si inserisce nel filone dei remake Disney con una consapevolezza del proprio ruolo: intrattenere un pubblico giovane, strizzando l’occhio a quello nostalgico. A differenza di altri rifacimenti più ambiziosi ma controversi, come Biancaneve o Pinocchio, questo film punta su una semplicità disarmante. La chiave di un successo che arriva quasi inaspettato.
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