CANNES – “Il Festival di Cannes è un’eccezionale tribuna per gli artisti del mondo intero, un luogo dove questi possono presentare le proprie opere ed esprimere liberamente le proprie opinioni. Ma Lars Von Trier ha utilizzato questa tribuna per esprimere idee inaccettabili, intollerabili e contrarie agli ideali di umanità e generosità che danno senso a questa manifestazione”. Con queste parole il Consiglio d’amministrazione del festival, riunito in seduta straordinaria, ha condannato le opinioni espresse da Lars Von Trier dichiarandolo persona non grata con effetto immediato.
L’autore di Melancholia dal canto suo aveva affidato a un comunicato dei distrbutori le sue scuse: “Non sono antisemita, né razzista né nazista”. Ma evidentemente le scuse non sono bastate. Il film resta comunque in competizione, ma qualora vincesse qualche premio, il regista non potrà ritirarlo personalmente.
“Lars Von Trier ha accettato la decisione e la rispetterà: riconosce che il festival doveva prendere una decisione così ferma”. Questo uno dei momenti chiave dell’intervento di Gilles Jacob, presidente del Festival di Cannes, in un incontro avvenuto nel suo ufficio al Palais. “La giuria è la giuria, giudica i film e non le persone. Giudica i film e il suo film è ancora in competizione”, ha poi ribadito Jacob. Anche per quanto riguarda la durata di questo intervento eccezionale (non era mai successo prima) nei confronti del regista danese, ha detto ancora Jacob: “Non mi sembra il caso di parlarne. Per ora pensiamo al presente”. E’ intervenuto anche Thierry Fremaux, direttore del festival:: “Il festival ha deciso di sanzionare un uomo e non un’opera”.
Il Consiglio delle istituzioni ebraiche di Francia si è detto “inorridito” per le dichiarazioni di Lars von Trier. “Dichiarazioni che traducono nella loro ignominia le tendenze più inquietanti della banalizzazione attuale del nazismo. Conducono all’idea che, nonostante qualche errore, Hitler non fosse così cattivo e che il suo bilancio deve essere giudicato con ponderazione”. Il Crif ritiene che “Lars von Trier non ha niente da fare al Festival di Cannes dove una parte dei partecipanti sarebbe stata inviata nei campi di concentramento da Hitler, uomo per il quale lui prova tanta simpatia”.
“E’ un autentico suicidio cinematografico”, secondo Claude Lelouch la boutade di Lars Von Trier, che ricorda per certi versi il gesto di Kirsten Dunst in Melancholia, quando la giovane donna insulta il suo principale che le aveva appena accordato una promozione facendosi licenziare in tronco.
Intanto si sa che il regista danese è ancora a Cannes, a Le Mas Candille a Mougin, poco fuori città dove i suoi produttori avevano fissato una serie di interviste che sono in corso come se nulla fosse. Un precedente di questo caso clamoroso, ma all’inverso, risale al 1956, quando su insistenza della delegazione tedesca fu ritirato dal festival un documentario di Alain Resnais sui campi di concentramento Nuit et brouillard. Di sicuro le polemiche innescate ieri penalizzeranno sia il film (improbabile che vinca qualche premio, nonostante non sia tecnicamente escluso dal palmarès) sia la casa di produzione Zentropa Entertainment.
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