CANNES – Laetitia Casta è sulla Croisette come protagonista del film bulgaro The Island di Kamen Kalev, selezionato alla Quinzaine des Réalisateurs. Ma, si affretta a specificare, “questo non significa che stia virando verso il cinema d’autore. Semplicemente mi affascinava questa storia e soprattutto non devo dimostrare nulla, non voglio essere classificata né come attrice commerciale, né come attrice d’autore, né soltanto come attrice glamourous“. Guarda caso la pellicola affronta proprio il tema della ricerca di identità , attraverso uno strano percorso fatto dalla coppia composta dalla Casta, nei panni della parigina Sophie, e da Thure Lindhardt in quelli di Daneel, un bulgaro che per caso ritorna ai luoghi delle sue origini e scopre di avere in se tante personalità da esplorare. Al punto diafarsi passare per ritardato pur di entrare nella casa del Grande Fratello bulgaro e poi da lì, una volta svelato il trucco, diventare il “guru” della compagnia. “Come molte cose del film, questa parte è ispirata a un evento vero – dice Kalev – In Bulgaria c’è stato davvero un ragazzo che, vedendosi sempre rifiutato dal casting, si è ripresentato come ragazzo ritardato ingannando tutti. Questa persona compare all’inizio del mio film. Ma The Island è un film che vuole dire che bisogna giocare con la vita, non cercare per forza di essere qualcosa o qualcuno, ma essere liberi e pronti a cambiare radicalmente”.
Il suo film parte come una storia d’amore conflittuale, ma poi imbocca strade molto diverse e diventa una sorta di mystery, di thriller, persino una commedia: “Amo mettere insieme più elementi – dice Kalev, che era già stato alla Quinzaine nel 2009 con Eastern Plays – Per questo mi piace molto Marco Ferreri, guardando i suoi film non sai mai dove sei, hai emozioni sempre diverse, sei spiazzato”.
Della Casta dice di averla scelta perché l’ha vista in tutti i suoi film e l’ha sempre trovata un’attrice di grande talento e con grande potenziale: “Aveva l’energia giusta per questa parte, che era difficile da spiegare. Doveva prendersi dei rischi, venire in Bulgaria e l’ha fatto. Quando ho deciso che la protagonista doveva essere francese lei è stata una delle prime scelte”. Lei, invece, si è buttata nel progetto perché l’ha sentito “libero e creativo” e afferma anche che le piacerebbe fare un film in Italia, “sarebbe bello per me perché da voi ci sono ruoli più fisici, mentre in Francia si lavora molto con le pose e le espressioni del viso. Mi piacerebbe lavorare con Nanni Moretti, una volta l’ho anche chiamato per propormi e lui mi ha proposto di andare a prendere un caffè insieme. Poi non se ne è fatto nulla, ma sarà difficile, fa un film ogni quattro anni”.
L’attrice che è stata Brigitte Bardot nel biopic Serge Gainsbourg (Vie héroïque), racconta di come l’attrice l’abbia ispirata e consigliata con generosità. Ora invece aspetta l’uscita di Arbitrage, una pellicola americana indipendente in cui recita accanto a Richard Gere, Tim Roth e Susan Sarandon, e quella di La guerre des boutons, “un film pieno di sentimenti, che sarò contenta di far vedere ai miei figli”. Due dei quali sono frutto della relazione con il compagno Stefano Accorsi, con cui ha recitato in La jeune fille et les loups. Capiterà ancora? “Forse un giorno farò un altro film con Stefano, se capita”.
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