La Mia Amica Zoe, film d’esordio del regista e veterano Kyle Hausmann-Stokes, uscirà nelle sale italiane l’11 giugno con Europictures.
Ispirato a una storia vera e tratto dal cortometraggio Merit for Zoe dello stesso Hausmann-Stokes, il film mescola toni da dark comedy e dramma per raccontare la difficile riconciliazione con il passato di una veterana dell’esercito americano, Merit, legata da un rapporto profondo e irrisolto con la sua migliore amica Zoe, morta in missione ma ancora presente nella sua quotidianità.
Sonequa Martin-Green (The Walking Dead, Star Trek: Discovery) e Natalie Morales (Grey’s Anatomy) interpretano le due protagoniste e firmano anche la produzione esecutiva del film. Il cast include anche Morgan Freeman ed Ed Harris.
Il film ha raccolto il 95% di gradimento su Rotten Tomatoes e ha ricevuto riconoscimenti nei festival internazionali: Premio del Pubblico al South by Southwest e Grand Jury Award al Woodstock Film Festival.
Il racconto segue Merit nel suo ritorno alla vita civile: divisa tra il senso di colpa del sopravvissuto, il supporto della VA (Veterans Affairs), le cure a un nonno sempre più fragile e una nuova relazione sentimentale, la protagonista resta invischiata in un legame co-dipendente con l’amica defunta, in una riflessione dolorosa ma anche ironica sui traumi della guerra e la difficoltà di lasciar andare.
“Volevo raccontare la storia della mia ‘tribù’, i veterani, in un modo che raramente si vede: una commedia nera con temi universali come la perdita e il senso di colpa”, ha dichiarato il regista. “Per molti di noi, soprattutto in fanteria, il mantra è sopprimere tutto e andare avanti. Ma è tossico nella vita civile. Per guarire, bisogna parlarne. Ho dedicato quasi tutta la mia carriera cinematografica a raccontare storie riguardanti l’esperienza militare e dei veterani – continua il regista – entrambe parti così formative del mio passato e della mia identità. La Mia Amica Zoe è la culminazione di tutto ciò che ho vissuto, di tutto ciò da cui sono cresciuto, da quando ho lasciato l’esercito nel 2008. Questo film è nato come una missione (letteralmente), affidatami da un saggio comandante di battaglione vent’anni fa.
Mi sono arruolato nell’Esercito degli Stati Uniti (US Army) nell’agosto 2001… un mese prima dell’11 settembre. Ho prestato servizio come paracadutista nel 509° Reggimento di fanteria aviotrasportata per tre anni e, nell’agosto 2004, mi mancavano poche settimane alla fine della mia ferma. Ma, a causa della guerra in Iraq, la mia unità è stata improvvisamente sottoposta allo “Stop Loss” e i miei piani di congedarmi e frequentare l’università sono stati rimandati fino al ritorno da un tour di combattimento di 12 mesi in Iraq. Poi, e fatico ancora a crederci, poiché mi ero guadagnato la fama di “videoamatore del battaglione” – registravo segretamente i nostri lanci in caduta libera, gli addestramenti nella giungla e le manovre dei carri armati, montando il tutto in cortometraggi nella mia camerata e distribuendo copie su VHS – venni convocato nell’ufficio del colonnello una notte tarda: raramente è una buona notizia.
Mi disse: «Sergente Hausmann, ho visto i tuoi film, l’impatto che hanno sul morale, e… penso che tu sia destinato a qualcos’altro. Ho fatto in modo che tu, e soltanto tu, sia esentato dal nostro Stop Loss. Ti sarà permesso di lasciare l’esercito alla data del tuo congedo, ma in cambio di non essere inviato in missione con noi ho una missione per te. Dovrai trovare la migliore scuola di cinema del paese, affinare le tue capacità e… sarai la nostra voce. Racconterai la storia del soldato.» Rimasi sbalordito. Ma mai così ispirato.
Ho fatto moltissimo lavoro per il VA (Dipartimento per gli Affari dei Veterani) – sulla salute mentale, i senzatetto, il suicidio, l’assistenza medica – e in ognuno di questi progetti ho riversato le mie esperienze personali con il disturbo post-traumatico da stress (PTSD) e il reinserimento.
È stato solo durante la pandemia che ho finalmente trovato il coraggio di iniziare a scrivere la sceneggiatura di La Mia Amica Zoe. Il film si basa in gran parte su di me: il mio rapporto post- bellico con mio nonno, veterano del Vietnam, la mia amicizia con un commilitone e lo stimolo a iniziare la terapia che ho ricevuto da un saggio veterano del Vietnam. Dopo un anno passato a cercare di mettere in piedi il progetto, diventai impaziente e decisi di investire una parte consistente dei miei risparmi personali per realizzare un cortometraggio dimostrativo. Feci la premiere del corto all’American Legion di Hollywood. A quella proiezione c’era un tale di nome Richard Silverman, che amò il film e lo inviò a Paul Scanlan, CEO di Legion M. Loro accolsero subito il progetto e, insieme a Radiant Media Studios, sono stati partner eccezionali, veri “campioni dei registi”, per l’intero processo”.
“Amicizia. Famiglia. Lealtà sono i temi del film. Soprattutto, spiega l’autore “quando diventa tossica. Rimpianto. Orgoglio. Accettazione di sé, perdono e perseveranza. Ho impiegato molto tempo per capire – e alla fine un veterano del Vietnam me l’ha finalmente fatto comprendere – che i nostri amici morti, le persone care che abbiamo perso, vorrebbero davvero che rimanessimo intrappolati nel dolore? Assolutamente no. Vorrebbero che prosperassimo. Perché noi siamo ancora qui, ancora vivi, e questo è un dono.
Quello che ho dovuto imparare, e il tema principale del film, è che il modo in cui onoriamo le persone che abbiamo perso è sì attraverso il lutto, ma poi continuando a vivere. Vivendo al meglio la nostra vita”.
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