L’8 marzo si fa in quattro (film): donne che lottano per difendere il pianeta

In occasione della Giornata Internazionale della Donna, Cinecittà News propone quattro grandi titoli - due film e due documentari - dove il coraggio senza armi delle donne è al centro dell’impegno ambientalista


La forza delle donne non conosce limiti. E in genere non si manifesta ‘muscolarmente’ o imbracciando armi letali, piuttosto attraverso intelligenza, dialettica, tenacia e coraggio: sono questi, infatti, i quattro elementi-chiave al centro degli altrettanti titoli che Cinecittà News propone in occasione della Giornata Internazionale della Donna 2025. Tra i diversi e importanti temi che impegnano protagoniste femminili nel mondo e sullo schermo, quest’anno per l’8 marzo abbiamo scelto le lotte ambientaliste.

 

Erin Brockovich – Forte come la verità

di Steven Soderbergh (USA, 2000, 131’)

Il primo titolo, al quale abbiamo voluto dedicare il fotogramma di apertura, è un indiscusso cult del genere, mai abbastanza premiato: diretto da Steven Soderbergh, Erin Brockovich – Forte come la verità è un film del 2000 con protagonista una strepitosa Julia Roberts poco più che trentenne, nell’interpretazione che le valse l’Oscar alla miglior attrice. Tratta da una storia vera e purtroppo molto attuale, l’opera ricevette ben quattro candidature agli Academy Awards: miglior film, miglior regista, miglior attore non protagonista (Albert Finney) e Miglior Sceneggiatura Originale, ancora una volta merito di una donna: Susannah Grant. Tornando a Roberts, oltre alla statuetta più ambita vinse il Golden Globe per la Migliore Attrice in un Film Drammatico, il BAFTA alla Migliore Attrice Protagonista, e numerosi altri prestigiosi riconoscimenti cinematografici. Inoltre, tre anni dopo, il suo personaggio (Erin Brockovich), si è classificato al 31º posto nella classifica annuale dei 50 eroi del cinema americano scelti dall’American Film Institute.

Ispirato a un autentico caso di cronaca che fece molto scalpore negli Stati Uniti, Erin Brockovich racconta la storia dell’omonima madre single (Julia Roberts) che per sfangare il lunario lavora nell’archivio di uno studio legale, dove si imbatte per caso in alcuni referti medici che a loro volta la porteranno a scoprire un gravissimo caso di avvelenamento di acque, con conseguenti malattie e morti tra gli abitanti di una cittadina californiana. Con grande pazienza e determinazione, sfidando non pochi rischi, Erin convince oltre seicento persone a costituirsi parte civile contro la multinazionale responsabile del disastro ambientale, che viene riconosciuta colpevole e condannata a pagare centinaia di milioni di dollari di risarcimento. Una storia estremamente drammatica e con tratti di thriller, scritta in spirito femminista e condita da sapiente ironia. Curiosità tra le curiosità in un film-denuncia stra-citato ovunque, perfino ne I Simpson – Il film la piccola e ricciolutissima Lisa conduce un’assemblea cittadina per sensibilizzare gli abitanti sull’inquinamento del vicino lago. Sapendo bene che nessuno la ascolterà, la sorella minore di Bart, ecologista doc, spaventa i presenti, dicendo che quella che stanno bevendo è proprio l’acqua del lago: esattamente la stessa cosa che Erin-Julia Roberts fa in una scena memorabile del film, quando al tavolo con gli avvocati della controparte dice loro che l’acqua che hanno nel bicchiere è quella contaminata dai loro impianti.

 

La donna elettrica (Islanda, Francia e Ucraina 2018, 101’)

di Benedikt Erlingsson

Certamente meno noto al grande pubblico ma non alla critica, La donna elettrica (titolo originale Kona fer í stríð, conosciuto in inglese come Woman at War) è un film islandese del 2018, diretto da Benedikt Erlingsson, che ha incantato la Semaine de la critique di Cannes vincendo il Premio Lux 2018 assegnato dal Parlamento europeo, oltre ad altri premi in Festival Internazionali (Amburgo ed Haifa).

Dedicato alla lotta contro l’industria locale dell’alluminio, che oltre a contribuire all’effetto serra danneggia il magnifico e immacolato ambiente islandese, il film racconta la travolgente storia di Halla, una donna che per tutti è una tranquilla direttrice di coro, ma in realtà è un’attivista ecologista indefessa, che compie veri e propri atti di sabotaggio per fermare le attività degli stabilimenti. Come una vera Robin Hood donna, Halla utilizza arco e frecce per interrompere le linee di alimentazione delle fabbriche, creando continui blackout e attirando l’attenzione sui gravi danni ambientali causati dalla produzione: sui volantini che rivendicano i sabotaggi delle reti elettriche ne spiega le motivazioni, e chiama all’insurrezione popolare firmandosi “la donna elettrica”. Intanto un corista suo caro amico e agente di polizia la tiene informata sulle indagini che riguardano il fantomatico ‘terrorista’ ricercato.

La sua lotta coraggiosa prosegue tra azioni più o meno spericolate, quando Halla viene a sapere che la sua richiesta di adozione è stata accettata, ponendola di fronte a un grande dilemma: scegliere se continuare nel suo più che impegnativo attivismo, oppure prepararsi a diventare madre di una bambina. Il suo conflitto interiore diviene quindi il centro del racconto, mentre le autorità si avvicinano a scoprire la sua vera identità. Sullo sfondo di immagini splendide il film mette insieme magistralmente dramma, azione e humor, esplorando in chiave del tutto originale grandi temi che spaziano dall’impegno civile alla maternità.

 

 I Am GretaUna forza della natura (Documentario, Svezia 2020, 97’)

di Nathan Grossman

Dedicato alla giovane attivista svedese Greta Thunberg, il biopic I Am Greta diretto da Nathan Grossman segue da vicino, tappa dopo tappa, la lunga missione internazionale della straordinaria ragazza con le trecce, tesa a convincere le popolazioni e i governanti del mondo a prestare ascolto alla scienza sugli urgenti problemi ambientali del pianeta. Si passa dalla Cop 24 di Katowice alla visita al presidente francese all’Eliseo, poi da San Pietro con Papa Francesco ai grandi scioperi per il clima, fino alla lunga traversata dell’Atlantico in barca a vela che nel settembre 2019 la porterà al Climate action summit dell’Onu nella Grande Mela.

Greta ha solo 15 anni quando comincia a interessarsi molto seriamente ai problemi climatici, al punto di decidere di lasciare la scuola e intraprendere una specie di sciopero solitario, sedendosi ogni giorno di fronte al parlamento di Stoccolma con l’ormai celebre cartello “Skolstrejk för klimatet”. Anche lui votato alla causa ambientale, il regista inizia a seguirla pensando di raccogliere al massimo qualche ora di girato per un cortometraggio, senza immaginare che nel giro di un anno quella biondina adolescente sarebbe diventata un’icona globale e una fonte di ispirazione per milioni di ragazzi, ancora oggi spinti a mobilitarsi grazie al suo esempio. L’occhio della telecamera di Grossmann è molto discreto ma registra tutto, dai momenti pubblici ai più privati che rivelano gli aspetti meno noti della giovane protagonista: 97 minuti che scorrono veloci e pieni di sorpresa che svelano anche il suo lato umano più nascosto, in un ritratto prezioso sia per chi ammira l’impegno di Greta che per chi è scettico nei suoi confronti.

Presentato in anteprima mondiale nel 2020 alla Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e una settimana dopo al Toronto International Film Festival, I Am Greta ha vinto in quello stesso anno il Guldbagge (Scarabeo d’Oro) per il Miglior Documentario, nell’ambito del più importante premio cinematografico svedese, che viene consegnato dal 1964 dallo Svenska Filminstitutet.

 

The Seeds of Vandana Shiva (Documentario, USA – Australia 2021, 81’)

di Camilla Denton Becket e James Becket

Il cibo è un’arma”, sostiene la scienziata, scrittrice e attivista indiana Vandana Shiva.Il seme è la fonte della vita e il primo anello della catena alimentare. Il controllo sulle sementi significa un controllo sulle nostre vite, sul nostro cibo e sulla nostra libertà”.

Diretto da Camilla Denton Becket e James Becket, il documentario I semi di Vandana Shiva (The Seeds of Vandana Shiva) racconta l’incredibile storia dell’ambientalista che lotta da oltre trent’anni per proteggere i piccoli coltivatori indiani dall’aggressione delle multinazionali dell’agricoltura: attraverso i brevetti, le grandi aziende cercano di appropriarsi dei semi, tanto importanti per l’umanità quanto la disponibilità di acqua.

Il docu-film percorre le tappe salienti della vita di Vandana Shiva: dal Movimento Chipko all’Eco-femminismo alla denuncia delle monoculture alla Conferenza di Ginevra, fino al Forum Internazionale sulla globalizzazione a San Francisco. Figlia di una guardia forestale e di una contadina, nel 1970 si laurea in Fisica in energia nucleare e nel 1978 consegue un dottorato di ricerca in Filosofia alla Università dell’Ontario, con una tesi sulla fisica quantistica. Nel 1982 fonda il Research Foundation for Science technology and Natural Resource Policy, e nel 1991 nasce la Fattoria della Biodiversità di Navdanya, che ha lo scopo di fornire le informazioni necessarie ai contadini e agli studenti per preservare il suolo coltivabile. Nel 1993 riceve il Right Livelihood Award, una sorta di Premio Nobel alternativo per la Pace.

I semi di Vandana Shiva è un’opera di estrema attualità che riguarda tutti da vicino, mettendo a nudo il potere dell’agroecologia nella nostra vita e nel futuro del pianeta: è la storia di una donna geniale e visionaria, che in un Paese di antica cultura patriarcale sfida colossi assoluti come la Monsanto e riesce a sconfiggerli in tribunale, per poi promuovere la creazione di centinaia di banche di semi in tutta l’India, fungendo da esempio per molte piccole comunità agricole (anche italiane) nel resto del mondo.

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08 Marzo 2025

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