IL QUADERNO DELLA SPESA


“Augusto, scrittore in crisi creativa, crede di essere un genio. L’artista sposa la donna che si presenta a lui come serva, sa cucinare e sa anche far bene l’amore. Il dramma inizia quando il marito scopre che la moglie non solo è intelligente e capace di azioni estreme, ma è anche una scrittrice di talento”. Gabriele Lavia così descrive il personaggio da lui stesso interpretato nel Quaderno della spesa, ultima fatica di Tonino Cervi e ultima sceneggiatura di Rodolfo Sonego, entrambi scomparsi di recente.
A ricordare il regista (Il malato immaginario, L’avaro) c’erano, in occasione dell’anteprima romana del film, Giuliano Montaldo e Florestano Vancini. “Tonino era anche un grande produttore, un uomo al quale devo molto – racconta Vancini – Grazie a lui riuscii a realizzare La lunga notte del ‘43 (film tratto dall’omonimo racconto di Giorgio Bassani, ndr.)”. Il film, una dichiarazione d’amore verso la donna ambientata nella Toscana d’inizio Novecento, secondo la protagonista e compagna del regista Emanuela Muni è “una sorta di strano testamento artistico da parte di Tonino, come di Rodolfo. I due uomini hanno amato le donne senza però esaltarne mai la testa. E invece hanno lasciato come ultima opera un film in cui l’immagine della donna è completa ed esprime una superiorità spirituale rispetto all’uomo”.
Non a caso tra le poche dichiarazioni lasciate dal regista Cervi per presentare il film, se ne rintraccia una emblematica: “Il futuro appartiene alle donne”.
Ed è in questa atmosfera che s’immerge Il quaderno della spesa, pellicola che, dopo travagliate vicende legate alla distribuzione, esce finalmente il 7 marzo grazie alla 20th Century Fox.
Claudio Bigagli, nel ruolo del giudice di Giacomo, un amico intimo di Augusto folle d’amore per Antonia (Emanuela Muni), ricorda come lo sceneggiatore, nel libro intervista frutto di una lunga conversazione con Tatti Sanguineti (“Il cinema secondo Sonego” edito da Transeuropa/Cineteca), ritenesse Il quaderno della spesa la sua sceneggiatura migliore: “C’è in questa storia una presa in giro dell’intellettuale tout court. Sonego racconta con ironia come l’intelligenza sia un bene assolutamente democratico: la si scopre dietro le persone più semplici e umili”.
“E’ il caso di Antonia – racconta Lavia – una proletaria alla quale è stata data un’arma pericolosissima: la cultura”. Noi diremmo anche una ‘femme fatale’ capace di nascondere ogni sua qualità, salvo quelle convenzionalmente accettate, pur di tenere legato a sé il compagno.

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03 Marzo 2003

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