“Grazie, Alberto perché ci hai tenuti allegri”. Con queste parole il Cardinale Camillo Ruini ha concluso l’omelia per Alberto Sordi stamane nella basilica di San Giovanni in Laterano. Affollata la chiesa e la grande piazza. Nei banchi di prima fila il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, la signora Franca, il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, il sindaco di Roma Walter Veltroni, i ministri per i Beni culturali Giuliano Urbani, per le Comunicazioni Maurizio Gasparri, per gli Italiani nel mondo Mirko Tremaglia, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, il presidente della Regione Lazio Francesco Storace e il leader dell’Ulivo ex sindaco di Roma Francesco Rutelli.
Il feretro dell’attore è giunto davanti alla Basilica alle 9,20, accolto da un lungo applauso. Dietro al carro funebre Walter Veltroni, la sorella dell’attore Aurelia e monsignor Giovanni D’Ercole, sacerdote e amico.
Piazza San Giovanni era gremita dalle prime ore del mattino. I romani – circa 250mila – hanno voluto così rendere l’ultimo omaggio all’artista che più li ha rappresentati. “Ciao Albertone, core de Roma”, si legge su uno striscione. E ancora: “Ieri un americano a Roma, oggi un romano in cielo”. Ma anche “Sindaco per un giorno, Imperatore per sempre”. E infine semplicemente “Ti amo” a caratteri gialli e rossi.
Tre maxischermi sono stati posti lungo il perimetro della piazza: uno per la diretta Rai, l’altro con la ripresa dell’interno della basilica, mentre il terzo rimanda le immagini dei gol segnati dalla Roma ieri in Spagna e dedicati proprio ad Alberto Sordi. In cielo un aeroplano con uno striscione con su scritto in romanesco: “Stavorta c’hai fatto piagnere”.
Subito dopo il funerale laico. Il primo degli interventi è quello del sindaco Walter Veltroni, che si rivolge direttamente a Sordi, gli dà del tu, come se potesse ancora ascoltarlo. E ricorda ad uno ad uno i personaggi e i mestieri che hanno fatto la storia del suo cinema e d’Italia. Poi sale sul palco il regista di tanti suoi film, Ettore Scola. “Perché tanta commozione, perché tanta partecipazione?”, si chiede. “Perché non ha mai smesso di darci fiducia, e così ci ha permesso, senza mai un lieto fine, senza retorica dei buoni sentimenti, di non essere mai tristi”.
“Sordi non ha eredi”. E’ Carlo Verdone a dirlo. Parla a braccio e ringrazia il destino “per aver dato Sordi a questa città”. Un altro artista romano, Gigi Proietti dedica ad Albertone un sonetto che commuove la folla. Infine tocca al ministro dei Beni culturali Giuliano Urbani, che promette di far vedere in tutte le scuole la sua Storia di un italiano. “Alberto non è stato mai tenero con i difetti nazionali ma il modo con cui li ha descritti ce li ha resi più accettabili”.
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