IMDb è considerata la Bibbia del cinema su internet. Il database americano che raccoglie tutti i film usciti nella storia del cinema ha un sistema di valutazione basato su “stelline”. Da qui deriva anche una classifica che rappresenta la “voce del popolo”. Ebbene, al primo posto assoluto con oltre 2,9 milioni di votanti e una media del 9,3 su 10 c’è – forse un po’ a sorpresa – il film di Frank Darabont, Le ali della libertà, con Tim Robbins e Morgan Freeman, davanti a pezzi da novanta dell’immaginario cinematografico mondiale come i due capitoli de Il padrino di Francis Ford Coppola e La parola ai giurati di Sidney Lumet.
E perché ne parliamo adesso? Perché in questi giorni si festeggiano i suoi primi 3 decenni dall’uscita nelle sale. Ed è giusto fare un percorso all’indietro per capire i motivi di questo successo plateale.
Il 23 settembre 1994 usciva nelle sale cinematografiche Le ali della libertà (The Shawshank Redemption), un film che nel corso di trent’anni è diventato un amatissimo cult tra gli amanti della settima arte. Tratto dal racconto Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank del maestro dell’horror Stephen King (qui, però, lontano dai suoi temi classici), il film continua a emozionare e ispirare spettatori di ogni generazione.
La storia, ambientata tra gli anni ’40 e ’60, ruota attorno ad Andy Dufresne (Tim Robbins), un bancario condannato ingiustamente a due ergastoli per l’omicidio della moglie e dell’amante. Trasferito nel penitenziario di Shawshank, Andy affronta un sistema brutale e oppressivo. Tuttavia, grazie alla sua intelligenza acuta e una calma da far invidia a un monaco zen, riesce a sopravvivere, instaurando un rapporto di profonda amicizia con Red (Morgan Freeman), un carcerato che diventa il suo confidente e compagno di vita.
Il film non si limita a raccontare la cruda vita carceraria: l’ingiustizia, la speranza, la redenzione e l’importanza dell’amicizia innervano una trama dal ritmo coinvolgente. Andy incarna la resistenza dell’animo umano di fronte alle avversità, mentre Red rappresenta il dubbio e il disincanto di chi ha perso la fede nel futuro. Il loro legame diventa il centro nevralgico della narrazione, un faro di speranza in un luogo dove regna la disperazione.
Alla regia troviamo Frank Darabont, che al suo primo lungometraggio, con il tocco magistrale di un veterano, ha saputo tradurre con vividezza le atmosfere del racconto di King. Le ali della libertà è un film costruito sul potere delle inquadrature significative, concentrandosi sulla dimensione umana dei personaggi, evitando il sensazionalismo. La prigione, con i suoi lunghi corridoi e spazi angusti, diventa un microcosmo in cui si consumano piccoli e grandi atti di coraggio e dignità.
L’uso sapiente della fotografia di Roger Deakins immerge lo spettatore in un’atmosfera sospesa nel tempo, enfatizzando la desolazione della vita carceraria. Le tonalità fredde degli interni del penitenziario contrapposte ai momenti di luce e colore, come la celebre scena finale, rappresentano simbolicamente il contrasto tra oppressione e speranza.
Nonostante il film non avesse ottenuto un immediato successo al botteghino, complice la concorrenza di Pulp Fiction e Forrest Gump, guadagnando solo poco più di 28 milioni di dollari negli Stati Uniti, la pellicola ricevette sette nomination agli Oscar, senza però vincere alcuna statuetta.
Il vero riconoscimento arrivò successivamente grazie alla diffusione in home video e alle trasmissioni televisive, facendo crescere la sua fama fino a essere considerato un capolavoro.
Cosa rende Le ali della libertà un film così amato e apprezzato dopo trent’anni? Uno degli elementi chiave è il suo messaggio universale. La storia di Andy e Red parla della condizione umana, della forza interiore necessaria per affrontare le avversità e della speranza come motore di cambiamento. In un mondo spesso dominato dal cinismo, il film ci ricorda che la libertà è soprattutto uno stato mentale e che la perseveranza può portare al raggiungimento dei propri sogni.
L’elemento della speranza, ripetuto nei dialoghi tra i protagonisti, è centrale. Andy Dufresne non si lascia mai abbattere, credendo fermamente che un giorno potrà riconquistare la libertà. Questa fiducia incrollabile colpisce lo spettatore, invitandolo a riflettere sul proprio approccio alle difficoltà.
Le interpretazioni di Tim Robbins e Morgan Freeman hanno elevato i loro personaggi a simboli della resistenza umana. La voce narrante di Freeman, calda e profonda, conferisce intimità alla narrazione, guidando lo spettatore attraverso il mondo chiuso della prigione di Shawshank.
Guardando indietro a questi trent’anni, è evidente come Le ali della libertà abbia saputo costruire un ponte tra il pubblico e le tematiche più intime dell’esistenza umana. La ricorrenza dei trent’anni è l’occasione per celebrare non solo un gran film, ma anche per riscoprirlo.
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