Un quadro dimenticato in un salotto di Madrid, un’asta dal valore irrisorio e un colpo di scena destinato a cambiare tutto: Il Caravaggio Perduto, documentario diretto da Àlvaro Longoria, racconta una delle più incredibili e recenti scoperte del mondo dell’arte. Al centro della vicenda, un dipinto che potrebbe essere un autentico Ecce Homo della “rockstar dell’arte”, Caravaggio, riemerso dopo secoli di oblio. Un prezioso viaggio, dai risvolti tra il giallo e il thriller, che svela i segreti dietro l’attribuzione dell’opera; un’occasione per riscoprire i magnifici chiaroscuri del Maestro italiano, anche in vista della nuova esposizione a lui dedicata, in arrivo il 7 marzo a Palazzo Barberini a Roma, dove proprio “il Caravaggio perduto” – in Mostra a El Prado a Madrid – svetterà come indiscusso e attesissimo protagonista.
Tra indagini meticolose, restauri e trattative riservate, il film si concentra sulle dinamiche di un mercato tanto affascinante quanto complesso, dove storia e speculazione si intrecciano in un gioco di ombre e luci degno del maestro lombardo. “Un documentario chiaroscurale” l’ha infatti definito il regista Alvaro Longoria presentando il film in arrivo nelle sale dal 10 al 12 marzo con Fandango. Longoria ha spiegato come l’idea di riecheggiare lo stile dell’artista nel documentario nasca dalla necessità di comunicare il fitto mistero dell’intera vicenda: “Il mondo dell’arte genera dubbi, ed è difficile da comprendere anche per chi ne fa parte”.
Numerosissime infatti gli interventi contenuti in Il Caravaggio perduto, che attraverso un percorso in numerose città europee racconta le diverse opinioni sull’opera e il fenomeno degli “sleepers”, capolavori dimenticati o erroneamente catalogati. A condurre l’indagine è Jorge Coll, mercante d’arte e proprietario della galleria Colnaghi, una delle più antiche al mondo. Il suo lavoro si concentra sul riconoscimento e sulla valorizzazione di opere di grande valore storico e artistico. Al centro anche la famiglia proprietaria del quadro, la cui vita è stata completamente sconvolta dalla vicenda.
Il film include le testimonianze di numerosi esperti del settore, tra cui Maria Cristina Terzaghi, docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università Roma Tre, e Gianni Papi, specialista dell’arte caravaggesca. Altri contributi provengono da studiosi come Keith Christiansen, ex direttore del Department of European Paintings del Metropolitan Museum di New York, e Nicola Spinosa, ex Soprintendente del Polo Museale di Napoli. Il documentario presenta anche l’opinione di giornalisti internazionali, tra cui Ana Marcos (El País) e Scott Reyburn (New York Times).
Longoria ha anche sottolineato le difficoltà nel processo di selezione del materiale: “Abbiamo girato 100 ore e dovevamo concentrare tutto in un’ora e venti. Il difficile equilibrio di un documentario come questo è mantenere il pubblico coinvolto senza annoiarlo.” Per questo motivo, alcune interviste e dettagli non sono stati inclusi nel montaggio finale, privilegiando una struttura narrativa avvincente e accessibile al grande pubblico.
Terzaghi, il cui arrivo a Madrid per vedere per la prima volta l’opera dà inizio al film, ha raccontato la forte emozione provata nel momento della scoperta del dipinto: “Tutti noi ricordiamo esattamente il momento in cui abbiamo visto la prima immagine del quadro. È stato un evento epocale, una scoperta che sembrava impossibile”.
Prodotto da Morena Films, Mediacrest, Estrategia Audiovisual e Fandango, Il Caravaggio perduto è stato realizzato con il contributo del Ministero della Cultura spagnolo e il supporto di RTVE, Madrid City Council e Madrid Film Office.
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