‘Il bambino di cristallo’, quando la fragilità diventa forza

In sala dal 27 marzo il film di Jon Gunn ispirato alla vera storia di un bimbo affetto da autismo e da una malattia rara. E della sua coraggiosa famiglia. Con Zachary Levi, Meghann Fahy, Jacob Laval e Gavin Warren


Le cose si rompono. Qualche volta è un male, altre un bene”.

È una delle prime frasi pronunciate dalla voce fuori campo del piccolo Austin (Jacob Laval) nelle scene iniziali de Il bambino di cristallo, il film diretto da Jon Gunn prodotto da Lionsgate che arriva al cinema il 27 marzo con Notorious Pictures, tratto dal libro autobiografico The Unbreakable Boy: A Father’s Fear, a Son’s Courage, and a Story of Unconditional Love, di Scott Michael LeRette e Susy Flory.

I protagonisti de ‘Il bambino di Cristallo’ – Foto di Daniel McFadden

 

Nella mia si sono rotte tante cose”, continua Austin. Il bambino infatti soffre di osteogenesi imperfetta, una rara malattia che rende fragilissime le sue ossa, al punto da spezzarsi al minimo urto: a soli 13 anni ha già collezionato 27 fratture, la prima procuratagli durante il parto da un forcipe che gli spezza un paio costole. Ma non finisce qui: Austin ha anche un disturbo dello spettro autistico che si traduce in un’energia travolgente, riversata come un fiume in piena sui componenti della sua famiglia: la madre, Teresa (Meghann Fahy), che a sua volta è affetta da osteogenesi imperfetta, ma nella forma più leggera; il fratellino, Logan (il bravissimo Gavin Warren) e il padre Scott (Zachary Levi, già interprete del supereroe comico di Shazam!).

Ed è proprio a lui, suo padre – non a se stesso come verrebbe da pensare – che Austin si riferisce quando parla delle ‘cose’ che si rompono. Il racconto infatti ha inizio la notte in cui “si è rotto proprio tutto”: quando Scott, ubriaco alla guida con i due figli a bordo, si schianta contro un albero, decretando il suo fallimento come padre e marito e mostrandoci a sorpresa come sia lui, in realtà, il vero protagonista del film. Cosa che poi, in effetti, lo rende originale rispetto a tante storie simili, concentrate per la loro maggior parte sulle persone “ufficialmente” e clinicamente più fragili, facendoci perdonare alcuni tratti stucchevolmente patinati, a livelli disneyani, del lungometraggio: qui, infatti, al centro c’è la fragilità di un giovane padre ‘normale’, con i suoi vizi, le sue debolezze e la gigantesca difficoltà a rapportarsi con la disabilità del figlio. Mentre sua moglie, disperata, cerca di non soccombere ai costi stratosferici della sanità negli Stati Uniti, lui non sa far altro che rifugiarsi nell’alcol: è un buon uomo, ma molto superficiale, solo che non si è mai guardato dentro, né ha mai avuto il coraggio di affrontare davvero la vita, come tanti. E che ha un unico amico, per di più del tutto immaginario (Drew Powell), che lo stesso Scott descrive “un po’ come Tyler Durden in Fight Club”.

I protagonisti de ‘Il bambino di Cristallo’ – Foto di Daniel McFadden

 

Ace Man, invece – questo il soprannome di Austin – ama i film, i supereroi e il cibo. “Alcuni bimbi autistici non parlano, io parlo un sacco”, dice. “A volte un momento triste sembra felice e a volte uno felice sembra triste, non so perché. Ogni momento può essere il migliore, bisogna solo saperlo vedere”, spiega a suo padre. Nonostante i tanti ostacoli apparentemente insormontabili e le infinite cadute, ognuna più disastrosa della precedente, lui si ‘riaggiusta’ e si rialza, ogni volta più voglioso di vivere: più forte del bullismo e dei pregiudizi che ha attorno, è un bambino dall’entusiasmo assolutamente contagioso, anche nei confronti dei cosiddetti ‘bulli’. E sarà proprio il suo essere così speciale, paradossalmente (ma neanche troppo) a ridare forza e speranza a suo padre e a riunire tutta la famiglia, facendo crescere singolarmente ogni suo componente, nessuno escluso.

Ho passato tutta la vita a cercare di guarirlo, ma lui non era rotto”, pensa a voce alta il padre Scott, sul finale de Il bambino di cristallo. “Ogni giorno è il più bello della sua vita. Bisogna solo saperlo vedere”.

Zachary Levi e Meghann Fahy sul set de ‘Il bambino di cristallo’ – Foto di Daniel McFadden

 

In occasione dell’uscita del film, Notorious Pictures ha deciso di sostenere Dynamo Camp, ente del terzo settore che offre gratuitamente programmi di Terapia Ricreativa a bambini e ragazzi con patologie gravi o croniche, disturbi del neurosviluppo o condizioni di disabilità. Notorious contribuisce con una donazione a supporto delle attività di Dynamo Camp e con un impegno nella divulgazione della sua mission.

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24 Marzo 2025

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