“Una sensazione molto ingiusta e schiacciante”. È ciò che si prova di fronte alla consapevolezza di una malattia incurabile, di una sentenza di morte che cambia tutto, per sempre. Accade a Bernard, il protagonista del film Il bacio della cavalletta, così come è accaduto al regista Elmar Imanov. Nel film in uscita il primo maggio, in anteprima mondiale per il pubblico, ad ammalarsi di un cancro terminale è il padre di Bernard, Carlos, un uomo a cui è estremamente legato. L’unica speranza di salvezza è un’operazione chirurgica, che però avrà il 50% di possibilità di fallire.
“Sapevo che nessuno poteva capire mio padre ora e da quel momento in poi sarebbe rimasto solo fino alla sua morte. Mi è crollato il mondo addosso. – dichiara il cineasta azero residente in Germania, che ha scritto il film ispirandosi alla sua vicenda autobiografica – Questo sentimento si è manifestato in modi diversi: a volte con le lacrime, altre con improvvisa iperattività durante una festa. Sono caduto nell’abisso e mi sono sentito un fantasma. Quando mio padre è morto dopo soli 10 mesi, ho iniziato il mio lento viaggio di ritorno alla vita. Un anno dopo la sua morte, quando mi sono svegliato dal torpore, ho scritto la sceneggiatura. Oggi, quando mi guardo indietro, mi sento una persona diversa”.
Il bacio della cavalletta si configura come una collezione di momenti onirici e surreali, oscuri e poetici, una sorta di realismo magico tedesco in cui ogni forma di colore è esclusa. Dai vestiti di tutti i personaggi -comprese le comparse – agli arredi metafisici, passando dalle manifestazioni che tormentando Bernard (che sia un buco nero pulsante da cui lasciarsi risucchiare o la stessa cavalletta del titolo), tutto è messo in scena in una scala di grigi che dirada fino all’oscurità assoluta. Unici momenti di respiro sono i richiami all’infanzia e lo splendido, arioso, finale. “Abbiamo la possibilità di essere figli solo se i nostri genitori sono ancora vivi. – commenta Imanov – Nessun altro può davvero farti provare questa sensazione. Quando i genitori muoiono, l’infanzia diventa un ricordo. E non si può vivere in questa situazione. È questo che volevo mostrare, che l’infanzia del protagonista gli sfugge definitivamente di mano quando il padre si ammala. È simile al film La Dolce Vita, che ho sempre usato come esempio: seguire una persona e mostrare come vive in una certa fase della sua vita. Bernard ha una ragazza, poi deve andare da suo padre, poi va in un bar, poi ha un problema con se stesso e così via. È un viaggio attraverso la società, ma allo stesso tempo attraverso le emozioni di Bernard, attraverso il passato”.
Alter ego del regista è l’attore Lenn Kudrjawizki, a cui viene affidato un ruolo difficile. Berard è un uomo dalle mille fragilità: scrittore afflitto da un “piagnisteo estenuante”, rilega nella carta i suoi libri, vive con una pecora domestica che lo aiuta a prendere sonno, ama disperatamente una donna che vuole lasciarlo, costruisce oggetti misteriosi e complessi ed è ossessionato da una cavalletta gigante che simboleggia il rapporto edipico con il padre. L’interprete tedesco si è calato nei panni non di un uomo, ma del suo simulacro, paranoico e sofferente, che deve imparare ad essere felice e che, per riuscirci, dovrà sporcarsi e andare a fondo della sua psiche in lutto. Secondo Kudrjawizki, il film ci insegna che “la vita è piena di sfide e battaglie interiori, ma allo stesso tempo offre la possibilità di cambiare e di scoprire se stessi. Spero che gli spettatori siano ispirati a confrontarsi con le proprie paure e a riconoscere la bellezza della vita in tutte le sue sfaccettature. È importante apprezzare il legame con gli altri, imparare ad amare e a lasciar andare. È questo il messaggio di speranza e trasformazione che dovrebbe rimanere nel cuore del pubblico”.
Nel titolo non c’è solo l’anticipazione di una delle scene più disturbanti e memorabili, ma anche il senso profondo che l’autore ha voluto imprimere alla sua opera più personale: “Un bacio è qualcosa che può cambiare una persona. – dichiara- Qui si tratta di un addio – a se stessi, a un se stesso precedente, perché non sarete mai più gli stessi se avete perso un genitore. Il bacio accoglie il cambiamento. Qui ci si rende conto che si sta cambiando, come il serpente che muta la propria pelle per dare origine a una nuova. Per me il titolo significa questo, perché il film non è solo dark, c’è anche un po’ di farsa, commedia e poesia”.
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