CANNES. Valentina Lodovini e Guido Caprino sono tra i protagonisti di Il Sud è niente opera prima del 31enne Fabio Mollo, una coproduzione italo-francese, con b24 Film e Madakai – da definire anche il sostegno della Film Commission Calabria – che il giovane regista comincerà a girare a inizio ottobre a Reggio Calabria, sua città natale. Tappa conclusiva del progetto di Mollo, ideato due anni fa, è l’Atelier della Cinéfondation del Festival di Cannes dove, grazie agli incontri con potenziali coproduttori e distributori, si è concretizzata la strategia produttiva.
Un progetto di film sviluppato a partire dalla prima sceneggiatura presentata al Festival delle opere prime di Angers all’Ateleier dell’attrice Jean Moreau; passando per il Torino Film Lab dove per un anno Il Sud è niente ha avuto un tutor e un editor che hanno seguito lo sviluppo della sceneggiatura e quello produttivo, vincendo alla fine il Production Award di 100mila euro consegnato durante il TFF. Poi la sceneggiatura è stata selezionata al Festival di Roma per la Fabbrica dei progetti-New Cinema Network dove è iniziato il dialogo con i potenziali coproduttori europei, proseguito poi alla Berlinale Talent Project Market, per concludersi qui a Cannes.
Studi di arti visive a Londra, diploma di regia al CSC nel 2007, regista per MTV, assistente regista di Pellegrini, Zanasi, Angelini e Soavi, Mollo per il suo esordio ha preso le mosse da un suo precedente cortometraggio I giganti. “Mi ha permesso di indagare il tema dell’omertà, raccontata ora nel lungometraggio da un punto di vista intimo e personale, quello di un padre, Cristiano, e di una figlia, Grazia”, spiega il regista. E poi c’è Pietro, il fratello maggiore di Grazia che emigra in Germania, quando la sorella ha 10 anni e non torna più. “Il padre un giorno le dice che è morto, senza spiegare che cosa sia successo, meglio non parlarne più. Grazia nel frattempo cresce con questa verità mai discussa, ha 17 anni e un aspetto mascolino nel fisico e nei modi, vive come se fosse un po’ suo fratello, ha voluto così riempire con questa mascolinità il vuoto lasciato da lui. Una sera – racconta sempre Mollo – dopo un litigio con il padre, Grazia va a bagnarsi in mare nel cuore della notte e vede all’improvviso il fratello emergere dalle onde. Da quel momento inizia a cercarlo, il suo è un percorso di formazione, che la fa diventare donna in tutti sensi e che spinge il padre a confrontarsi con le sue scelte di vita subite”.
Il tema centrale è allora il dilemma se restare o andare via dal Sud. Grazia, sebbene il difficile contesto la spinga ad andarsene, vuole rimanere. “Lei è portatrice di un messaggio di cambiamento, forse anche di ribellione, cosa che vedo in Calabria accadere con le nuove generazioni. Io sono andato via e forse ho sbagliato, i più giovani invece sono sempre più arrabbiati”.
Lo sguardo del film è quello di Grazia che non è solo intimo e realistico, ma possiede un realismo magico molto forte. “Sono cresciuto a pane e Garcia Marquez. Quando lo leggevo a 14 anni, ero convinto che Reggio Calabria fosse Macondo”.
Per il ruolo di Grazia, Mollo ha da poco iniziato un pre-casting cercando la protagonista sia tra le attrici professioniste molto giovani sia tra le studentesse di scuola superiore.
Il film userà due lingue molto diverse: Grazia essendo una ragazza di strada parlerà spesso il dialetto, non strettissimo, e un italiano molto sporco con un accento molto forte. Il padre vedovo, interpretato da Guido Caprino, è un venditore di pescestocco, una sorta di baccalà, e ha una relazione a distanza, nascosta, con Valentina Lodovini, la proprietaria di una merceria di fronte al suo negozio.
La location sarà lo Stretto di Messina nel punto in cui le due terre sembrano toccarsi, metafora del rapporto tra la figlia e il padre. “A ottobre e novembre lo Stretto ha dei colori meravigliosi”.
E il titolo? “Fortemente provocatorio, sarà una battuta del film. Io sono cresciuto in questo Sud dove ci hanno insegnato ad andare via, facendoci credere che non valesse niente, che non valesse la pena cambiarlo. Grazia lotta contro questa idea. La mia generazione è invece cresciuta con la valigia nel corridoio. Mostrerò un Sud, non del degrado, e poco raccontato visivamente”.
A quali registi ‘sudisti’ si sente vicino? “A Winspeare e a Crialese. E poi devo ringraziare Sorrentino, che mi ha seguito con dedizione al Centro sperimentale nella realizzazione del mio corto Al buio. Lo farò di nuovo qui a Cannes appena lo incontro”.
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