La Sicilia si conferma un set irresistibile per le storie tinte di giallo, e di conseguenza per le loro trasposizioni sul piccolo schermo.
L’ultima, I Fratelli Corsaro, è la nuova serie targata Mediaset in arrivo mercoledì 11 su Canale 5, che vede protagonisti Giuseppe Fiorello e Paolo Briguglia. Diretta da Francesco Miccichè, la fiction è tratta dai primi quattro romanzi dell’omonima saga firmata dallo scrittore siciliano Salvo Toscano (Newton Compon Editore).
Dopo il successo del suo esordio alla regia con Stranizza d’amuri (Nastro d’Argento), Fiorello torna al ruolo di sceneggiatore anche in tv. E per di più al fianco di due veterani del genere, come Salvatore De Mola (Il commissario Montalbano) e Pier Paolo Piciarelli (Imma Tataranni). Ma a differenza del film, ispirato a un vero fatto di cronaca degli anni 80, qui parliamo di finzione pura.
“Grazie a un amico che mi aveva parlato dei libri di uno scrittore siciliano dalla penna particolarmente fresca, qualche anno fa scopro i romanzi di Salvo Toscano, quindi vado a curiosare”, racconta Fiorello a Cinecittà News. “Leggo Insoliti sospetti e capisco che quella persona che me li ha consigliati aveva ragione: quella scrittura pulita, lineare e realistica, mi coinvolge molto, ci trovo originalità e una chiave di lettura assolutamente non stereotipata. Più che un romanzo mi sembra una storia vera, perché i personaggi sono tutti molto reali. Ci trovo poi una fratellanza che per ovvie ragioni io conosco bene, e quella cosa mi appassiona molto, e poi anche una serie di opportunità: Palermo, innanzitutto. Leggendo penso subito che proponendo quei libri per farne una serie potrei spostarmi lì per un bel po’ di tempo… Perché è molto bello nel nostro lavoro vivere non solo vite nuove, ma anche posti nuovi. A quel punto però li metto da parte, mi stacco da loro per un po’ di tempo, porto avanti il mio film (Stranizza d’amuri, ndr) e tutta una serie di cose, poi torno su quei romanzi: cerco il produttore giusto per realizzare quel progetto, e d’istinto ritrovo una famiglia (Camfilm, ndr) e in particolare in Camilla Nesbitt ritrovo il mio stesso entusiasmo. Insieme abbiamo messo in piedi una squadra, un percorso: i due sceneggiatori erano miracolosamente liberi e anche loro entusiasti di raccontare queste storie, e così, naturalmente, mi sono seduto anche sulla ‘sedia’ creativa, quella della scrittura, con la voglia di creare, di proporre una visione…”
Tornando alla storia, un intrigo di delitti e passioni, costellato da colpi di scena, che accompagna le vite dei due fratelli protagonisti: sullo sfondo una Palermo che non finisce di sorprendere, location perfetta per le loro indagini. Fabrizio (Giuseppe Fiorello) è un giornalista dal carattere estroverso e farfallone; Roberto (Paolo Briguglia) è un avvocato integerrimo, religioso e marito fedele. Due personalità opposte, il cui forte legame fraterno si rivelerà però fondamentale per risolvere i casi più complicati.
Nella serie l’omaggio alla città è continuo, quasi esagerato – pur se per Palermo non lo sarà mai troppo. Anche quello alle sue bellezze e della Sicilia tutta, come del resto avviene anche nei romanzi di Toscano: le location sono iconiche, strepitose. Come nasce il rapporto di Fiorello, catanese doc, con Palermo, e come cresce sul set.
“Avevo avuto varie occasioni per conoscere la città, ma sempre sporadiche e piuttosto brevi”, prosegue Fiorello: una breve tournee teatrale, vari eventi, uno che celebrava l’anniversario della strage di Capaci, bellissimo, dislocato in tutta la città, in cui io interpretavo Paolo Borsellino che usciva da Palazzo di Giustizia… palazzo che tra l’altro è molto presente in questa serie… Però non ci ero mai stato così tanto tempo per poter conoscerla davvero, questa è la prima occasione. Avevo girato anche Brancaccio, la storia di padre Puglisi, molti anni fa, anche lì ero un fratello maggiore e interpretavo l’assassino di padre Puglisi, un’altra cosa per me insolita. Lì stetti a Palermo, ma molto poco, questa volta ci sono stato quattro mesi, e quindi l’ho frequentata proprio, uscivo tanto la sera mentre giravamo, in bicicletta e anche a piedi: mi ha conquistato, ho provato momenti di felicità vera in quella città. Ho anche scoperto che si tratta del secondo centro storico più grande d’Europa insieme a Barcellona, ci sono moltissime contaminazioni e una stratificazione storica impressionante…”
Vi è stato chiaro dal primo momento che il suo ruolo dovesse essere quello di Fabrizio Corsaro?
“No, nella prima fase di sceneggiatura non ho mai guardato a nessuno dei due personaggi pensando a me”, continua Fiorello: “io guardavo l’insieme, la totalità del progetto. E dopo, per un brevissimo periodo, mi sono ‘appoggiato’ su quello di Roberto… ma poi tutti insieme abbiamo detto: perché invece non scegliere un ruolo un po’ più insolito per me… come il personaggio un po’ meno ‘eretto’, più farfallone? Poi è arrivato Paolo (Briguglia, ndr), che ci sembrava naturale per la parte dell’avvocato, e con lui poi ci siamo “scambiati”, prestati a vicenda migliaia di caratteri: io ho dato delle cose al personaggio di Roberto e viceversa, lui le ha date al mio, ovvero Fabrizio”.
Al fianco di Giuseppe Fiorello il qui già citatissimo Roberto, suo fratello, di poco più giovane, interpretato da Paolo Briguglia. Un attore che riguardo al rapporto fraterno ne ha molte da dire: un film su tutti, I cento passi (2000) di Marco Tullio Giordana, in cui vestiva i panni del fratello di Peppino Impastato, il giovane giornalista, conduttore radiofonico e attivista di Cinisi barbaramente assassinato dalla mafia nel maggio del 1978.
“A un certo punto, qualche anno dopo I cento passi, ero talmente ‘perseguitato’ dal ruolo del fratello buono e carino – che poi nei film è il ruolo che deve sempre sostenere il personaggio protagonista, che ne cura il lato affettivo… – che cominciai a rifiutare dei ruoli, perché mi dissi ‘non posso fare il fratello per tutta la vita!”, ci svela Briguglia. “Fra questi ruoli mi offrirono anche La vita rubata (2007), il film sulla storia vera di Graziella Campagna, uccisa dalla mafia, dove Beppe (Fiorello, ndr) era protagonista, e dove era previsto il ruolo di suo fratello… Pur stimando molto Beppe e con la sincera voglia di fare qualcosa insieme, non ce l’ho fatta proprio, ho detto no. Mi sentivo soffocare da quel ruolo, e da quel punto in poi cominciai a rifiutarlo. Quindi ho seguito un mio percorso facendo di tutto, tanti ruoli contrastanti e diversi. Quando mi è arrivata questa proposta de I Fratelli Corsaro, invece, era passata tanta acqua sotto i ponti: finalmente, poi, questo non era il ruolo del fratello che sta lì, timido… ma un bellissimo ruolo di confronto, di scambio tra polarità diverse, anche di scontro… come si vede nella serie. Mi è piaciuto moltissimo farlo. Detto questo, sia io che Beppe veniamo da famiglie numerose, io ho due fratelli maschi e una femmina, sappiamo cosa vuol dire vivere all’interno della famiglia, cosa sono i rapporti familiari, tra i fratelli stessi e con i genitori. Per cui molte volte, quando devo mettere in scena un rapporto fraterno, come qui con Beppe, mi viene facile pensare “ma se io questa cosa dovessi dirla a mio fratello, come gliela direi?” E allora parti da lì, cominci a trattare il tuo partner sul set con quello stesso tono di voce, con quella stessa familiarità. Per le prime settimane fai così, poi si instaura il rapporto e ti viene facile. Quindi sicuramente qualcosa della mia natura e del mio mondo è finito in questo personaggio, e poi è tutto un gioco di contaminazione, tra la finzione e la realtà”.
Roberto Corsaro è un avvocato e un marito serio, affidabile e integerrimo: ma in realtà, tolta la maschera, si scopre anche un po’ goffo e ironico, grazie ad un’attenta costruzione del personaggio.
“Nella sceneggiatura Roberto era una personalità più ‘monolitica’, ma io mi volevo divertire, volevo costruire un rapporto più dinamico col pubblico”, continua Briguglia. “Quindi tutti gli aspetti più o meno ironici, o quelli della maldestrezza, me li sono un po’ conquistati e costruiti, sono proposte che ho fatto… e una volta che si è visto che funzionavano, sono diventate la parte del personaggio in cui mi divertivo veramente. Ma questo fa parte un po’ di tutti e due: i fratelli Corsaro sono polarità opposte, perché è come se questi fossero accomunati da una grande inquietudine, se ancora non avessero trovato il loro posto nel mondo. Fabrizio la esprime nella sfera sentimentale, pur se anche il giornalismo gli piace moltissimo… Roberto nella sua professione, nella sua vita matrimoniale, ma davvero, è come se indossasse sempre una maschera, come spesso sembra per quelli che seguono le orme dei genitori facendo il loro stesso mestiere… e anche se sono bravissimi nel loro lavoro, vivono sempre un po’ nel dubbio: ‘ ma sei avessi potuto scegliere, cosa avrei fatto?’”
La serie – così come i romanzi di Toscano – presenta spesso, oltre ai numerosi intrighi, molte riflessioni sociologiche, che coinvolgono singolarmente entrambi i fratelli: dalla condizione femminile, con l’assenza totale di tempo libero per sé (ad esempio la madre di una delle vittime quando parla della figlia), al precariato (la moglie di Roberto che ha paura di perdere il lavoro con la maternità ), alla disoccupazione record… fino al livello superficiale a cui si è ridotto il giornalismo e alla rassegnazione dei cittadini di fronte alla criminalità organizzata.
“Sono riflessioni inevitabili”, prosegue Briguglia: “partono tutte dal decadimento della città, specchio del decadimento generale, e dalla necessaria resistenza umana: fin dove arriviamo quando vogliamo sanare le cose, quanto ci possiamo mettere prima di essere travolti dal disagio e dai problemi? Da quelli che ci parlano dell’inciviltà della città di Palermo, pure esistenti come in quasi tutte le città, vedi il traffico, la sporcizia, l’incuria… ai problemi sociali più radicati. Già i romanzi li contemplano, gli sceneggiatori come è giusto li hanno sposati e li raccontano, ed a noi è piaciuto poterli sostenere e valorizzare nei nostri personaggi. Anche nel mio piccolo, ad esempio, c’è il tema del precariato femminile che riguarda Monica (Enrica Pintore), mia moglie, e il dilemma impostole tra famiglia e lavoro, dove se fai figli poi ti licenziano…”
Involtini di pescespada, arancine, anelletti al forno, pasta con le sarde…
Come uno spazio sospeso che si apre giusto quando occorre, per dare luce e ossigeno alla storia, la magnifica veranda di casa Corsaro è invece il set dove mamma Antonia (Anita Zagarìa), cuoca sopraffina, prepara lauti pranzetti siculi ai due amati figli. Antonia è vedova di Rocco, l’adorato marito morto da vent’anni: da lui il figlio Roberto ha rilevato il rinomato studio legale.
“Antonia è la vera mamma di una volta”, racconta Anita Zagarìa. “Nella serie sono una madre piuttosto classica, e anche il cibo è un grande classico delle madri del sud: non sono donne che ti fanno complimenti o carezze: il loro canale di trasmissione dell’affettività è fatto dal preparare e offrire il cibo. Io sono napoletana, ma la mia amica del cuore è di Bagheria, quindi ho proprio nelle orecchie la musicalità, la morbidezza del loro accento, anche del dialetto, mi sono familiari, soprattutto il siciliano parlato dalle donne, lo trovo molto seducente, questa lentezza mi piace molto… Quindi mi ha divertito interpretare una madre siciliana. Perché capisco proprio lo spirito della donna sicula, mi piace”.
Fiorello e Briguglia raccontano di un rapporto “fantastico” con la mamma sul set, con un’Anita Zagarìa meravigliosa, un po’ mamma e un po’ attrice, che teneva tutto sotto controllo, perfino in una complicata scena in cui preparavano le arancine. E poi c’è un altro incontro sul set, quello tra lei e Salvo Toscano.
“In effetti, come le mamme di una volta, in certe situazioni li tratto entrambi come fossero ancora due bambini, perfino mettendoli in punizione – e mantenendo il punto – se rubano il ripieno delle arancine…”, continua Zagarìa. “E in effetti sì, in alcune occasioni il mio ‘preferito’ sembra essere il più scavezzacollo, Fabrizio, anche se ogni volta che si è riuniti la domenica a pranzo squilla il telefono e deve scappare per qualche fatto di cronaca da seguire. L’incontro con lo scrittore Salvo Toscano? Beh, è stato molto divertente, e mi ha davvero lusingato: lui era lì spesso a vedere le riprese, e un giorno mi ha detto, con il suo splendido accento: “Signora, ma lei è esattamente come io avevo immaginato mamma Antonia!”
Ci sarà una seconda serie?
“Lo desideriamo fortemente!” rispondono in coro Fiorello e Briguglia. “Dipenderà ovviamente anche dai risultati che gli spettatori ci regaleranno, speriamo bene”, aggiunge il primo. “I libri sono lì, e soprattutto con Paolo abbiamo instaurato un rapporto talmente confidenziale, che abbiamo già molte nuove idee, che piacciono molto anche a Salvo Toscano. Anche con lui abbiamo un bellissimo rapporto, ci ha dato molta libertà, non ha mai contestato una sola battuta: è venuto sul set, si emozionava, e si divertiva molto. Io ogni tanto sentivo i suoi occhi stupiti su noi due, perché vedeva per la prima volta muoversi fisicamente le sue pagine, attraverso i nostri corpi”.
“Toscano ci ha detto: questo è l’ultimo romanzo dei Corsaro che ho scritto senza che avessero un volto”, chiosa Paolo Briguglia. “Da oggi quando scriverò penserò a voi!”.
I Fratelli Corsaro, prodotta da CAMFILM, con il contributo della Regione Siciliana – Assessorato Turismo Sport e Spettacolo – Sicilia Film Commissione, presentata da TAODUE, per la regia di Francesco Miccichè, scritta da Salvatore De Mola, Giuseppe Fiorello, Pier Paolo Piciarelli, andrà in onda da mercoledì 11 settembre su Canale 5.
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