Hollywood messicana


The DepartedAzzeccate al 90% le previsioni della vigilia (leggi anche quelle di CinecittàNews), ma con un paio di significative eccezioni: l’esclusione di Volver dalla cinquina del film straniero (ma Penelope Cruz “recupera”), l’assenza di Dreamgirls dalle categorie principali, l’ottimo piazzamento della commedia outsider Little Miss Sunshine con 4 candidature e l’exploit del Labirinto del fauno con sei nomination.

Andiamo con ordine. I grandi sfidanti dell’Oscar numero 79 sono Martin Scorsese (eterno deluso, ma stavolta potrebbe farcela a trasformare la candidatura in statuetta lui che è senza dubbio uno dei più grandi registi viventi anche senza l’investitura dell’Academy), Clint Eastwood (eterno, punto e basta, quattro Oscar finora, due per Gli spietati e due per Million Dollar Baby) e Alejandro Gonzalez Inarritu, perfetto rappresentante della nuova Hollywood dei latinos sempre più forte e orgogliosa. Leggendo le candidature Salma Hayek, anche lei messicana, ha esultato al nome della spagnola Penelope Cruz. Ma tra le attrici in corsa c’è anche Adriana Barraza, la tata messicana di Babel. Frattanto Scorsese sta lavorando a trasformare The Departed in una trilogia con un prologo e un epilogo. Una notazione interessante è quella che lega i film candidati alle anteprime europee: The Departed alla Festa di Roma, Babel a Cannes, dove ha vinto il Gran Premio per la regia, The Queen a Venezia, Coppa Volpi per Helen Mirren. E poi tantissimi altri titoli lanciati proprio dai nostri festival più importanti.

Il labirinto del faunoUna curiosità è rappresentata in questa edizione dal numero delle candidature. Il musical Dreamgirls che ne colleziona il maggior numero (8) è assente, come si diceva, dalle categorie principali ma si becca ben tre nomination per la miglior canzone. È seguito da Babel con 7 candidature, The Departed, The Queen e Il labirinto del fauno con sei, Little Miss Sunshine (candidata anche la piccola reginetta alternativa, una ragazzina di 10 anni con notevole talento tragi-comico), Diario di uno scandalo e Letters from Iwo Jima con 4 (più le due di Flags of our fathers). Da notare che, formalmente, Iwo Jima  è un film straniero, recitato in giapponese da attori nipponici e infatti ha vinto un Golden Globe nella categoria del film non anglofono.

Tra gli stranieri, alla delusione per Crialese già in parte metabolizzata, si somma quella per Almodovar, mentre il superfavorito sembra Il labirinto del fauno. Lo dirige un altro messicano, Guillermo Del Toro, raccontando un efferato episodio di barbarie franchista, all’indomani della guerra di Spagna, ma in chiave fantasy: un film molto bello che sta raccogliendo consensi ovunque. Un altro film importante dell’anno appena trascorso è United 93, che affronta il dramma dell’11 settembre con un ottimo taglio tra il documentario e la ricostruzione storica, nello stile di Paul Greengrass, già al lavoro sui temi caldi della guerra in Iraq a partire da un libro, “Life in the Emerald City: Inside Iraq’s Green Zone”, scritto dal giornalista del ‘Washington Post’ inviato a Baghdad, Rajiv Chandrasekaran.

L’Italia, rimasto al palo Nuovomondo che comunque uscirà negli Usa distribuito dalla Miramax, si consola in vario modo. Con l’Oscar alla carriera a Ennio Morricone innanzitutto. Quindi con le tre candidature a Aldo Signoretti e Vittorio Sodano, per il trucco di Apocalypto, e a Milena Canonero per i costumi di Marie Antoinette. Infine facendo il tifo per Will Smith, protagonista del primo film americano di Gabriele Muccino.

autore
23 Gennaio 2007

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