Ho voglia di te


Tra lucchetti rubati e ressa di ragazzine che aspettano Riccardo Scamarcio fuori dal cinema, ha voglia di box office il secondo teen-movie tratto da un romanzo di Federico Moccia. Eccolo finalmente l’atteso seguito di Tre metri sopra il cielo: Step, come ormai tutti sanno, torna a Vigna Clara dopo due anni passati a New York in quarantena per dimenticare le corse a fari spenti nella notte e subito ti stupisce (?) citando addirittura Proust. “Cosa ho fatto in questi due anni? Sono andato a letto presto”, dice al fratello che è andato a recuperarlo all’aeroporto, mentre qualcuno, fuori campo, lo immortala con un clic (e solo alla fine del film scopriremo chi).

Siamo ancora ai titoli di testa e già Tiziano Ferro si sgola con le sue hit (tra cui “Ti scatterò una foto”, che pare sia molto simile a un brano di Ligabue, “Ho messo via”). Comunque il successo dell’operazione, targata Cattleya, è annunciato: se 3mSc (libro) ha venduto un milione e 500mila copie che corrispondono almeno a tre milioni di lettori, visto che le fotocopie circolavano in tutti i licei come un apolitico samiszdat; Ho voglia di te (HVDT) è già arrivato a quota un milione; i siti internet e il blog di Moccia sono tempestati di e-mail e contatti dai cosiddetti “mocciosi”. Il primo film è stato visto da 1 mln 200 mila persone solo nelle sale, il secondo esce venerdì 9 marzo in 640 copie distribuito da Warner Bros. Dura quasi due ore e se la prende comoda per raccontare di come Step sia indeciso tra il grande amore perduto Babi (Katy Saunders), la bella ragazza di buona famiglia che sta per sposare un altro, e l’anarchica Gin (Laura Chiatti), che viene descritta come una tipa in gamba che aspira a studiare fotografia a Parigi e compone canzoni ma che poi scivola sulla buccia di banana del diario in stile terza media, con foto di lui appiccicate a ogni pagina e grandi cuori disegnati col pennarello. Attorno al triangolo, a contorno di una vicenda un po’ crepuscolare con quel senso di una giovinezza che se ne va (“chissà cosa saremo a trent’anni?) e il ricordo di Pollo, l’amico morto in una gara di moto, succede un po’ di tutto: una gravidanza indesiderata, un tentativo di violenza carnale, lo squallore del mondo della tv e quello delle famiglie scoppiate dei cinquantenni. “Tra la favola e la difficoltà della vita – scrive Moccia, classe 1963 – scelgo la verità. Vorrei che i miei romanzi fossero di compagnia, di amicizia e solitudine. Là dove a volte le parole di un amico non possono bastare, può servire un libro”. O un sms. E un film-sms lo definisce l’ex direttore di Raidue, Carlo Freccero, che abbiamo intercettato all’uscita dalla proiezione stampa.  

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08 Marzo 2007

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