TAORMINA – “In Texas amano Twister, a Londra Qualcosa è cambiato. Alle persone più interessanti che incontro piace The Sessions. Ma il mio film preferito è quello che ho diretto io, Quando tutto cambia. Non è stato spinto dalla distribuzione, ma ora si riesce a trovare e ne sono molto orgogliosa”. Questo è in sintesi Helen Hunt, un’attrice che ha lavorato ad alcuni dei più iconici film degli anni ’90 e 2000, ma che non ha mai perso la voglia di esprimersi in prima persona, come donna e come artista.
Ospite del 71° Taormina Film Festival, che la celebra con un premio alla carriera, l’attrice si racconta in un breve incontro con la stampa. “È la prima volta a Taormina, anche se ho lavorato tante volte in Italia. Ho fatto un film chiamato Le seduttrici e un b-movie degli anni ’80 girato a Roma di cui preferirei non parlare (ride ndr.). Ho appena finito un film con Peter Greenaway a Lucca, che ancora non ha un titolo. Un film folle, ovviamente, come lui. Insieme a me c’è Dustin Hoffman. Non so che film sarà, inusuale sicuramente. È una storia sulla Morte, che è proprio un personaggio nel film. C’è questa famiglia – io, Dustin e nostra figlia – che arriviamo a Lucca e impariamo qualcosa sulla Morte. È stata una splendida esperienza”.
Figlia di un produttore e di una fotografa, nonché nipote di un regista, Helen Hunt è nata con l’arte nel sangue. “Mi sono sentita libera di scegliere questa carriera perché la volevo. Non mi hanno spinto a essere un’attrice, ma quando ho deciso di diventarlo, mi hanno supportato. – racconta -Sono cresciuta in mezzo ad artisti, illustratori e teatranti. Mi sento fortunata perché sono cresciuta in una famiglia in cui l’arte era importante”.
La questione dell’invecchiamento per le attrici è un fattore che è stato discusso più volte, anche qui a Taormina. Helen Hunt ha la sua visione: “Non posso farci niente. Il tempo passa e bisogna accettarlo. Non è così male. Per noi attrici è tutta una questione di scrittura. Una buona sceneggiatura fa la differenza per i giovani e per gli anziani, per i bianchi, i neri e i marroni. La soluzione per me è supportare gli scrittori”.
E per quanto riguarda le registe donne? “Bisognerebbe dare alle registe i grandi film dei franchise. – afferma – Se sei un giovane regista americano e il tuo film va al Sundance e ha successo, l’anno dopo ti verrà proposto un grande film. Se sei una donna, dopo un film di successo al Sundance, dovrai cercare di fare un altro film per il Sundance. Io ho diretto due piccoli film e per me è stato così. Quando dirigi il pilot di un episodio, sei pagato per tutti gli episodi che verranno a seguire. Ma le donne non dirigono mai pilot, ma episodi qua e là”.
Infine, c’è spazio per parlare di uno dei più grandi film della sua carriera: Qualcosa è cambiato, che le è valso l’Oscar come Miglior attrice protagonista nel 1998. Cosa rende questa commedia così speciale? “È una storia d’amore tra tre persone, non due. James L. Brooks diceva che il tema del film fosse: qualsiasi cosa farai per stare al sicuro ti porterà in prigione. Ognuno dei personaggi deve lasciare andare le cose che li tengono appesi. Il mio deve lasciare andare le preoccupazioni riguardo suo figlio, quello di Jack deve smettere di preoccuparsi se pesta o no le crepe del pavimento, Greg deve lasciare andare la sua bellezza. Credo che siano elementi abbastanza unici per una commedia”.
“Sapevo che lavorare con Jack Nicholson sarebbe stato folle e imprevedibile. – aggiunge in riferimento al suo co-protagonista del film – Sono cresciuta studiando recitazione, e anche lui. Quindi ci facevamo le stesse domande, avevamo bisogno delle stesse cose, parlavamo della storia dei personaggi allo stesso modo. Per me è stato come lavorare con un amico del corso di recitazione, non con Jack Nicholson. Hai presente quando sei a uno spettacolo e un animale sale sul palco e non sai quello che farà? Quell’animale è Jack. Un folle animale che ti sorprenderà”.
Il nome di Nicholson torna subito dopo, quando Hunt ammette di non temere le potenzialità dell’intelligenza artificiale: “Le grandi performance attoriali non credo che saranno mai sostituite dall’intelligenza artificiale. Nessuna IA può sostituire Jack Nicholson”.
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