Grande Woody sulla macchina del tempo


CANNES – Tra Manhattan e La rosa purpurea del Cairo, ovvero tra la dichiarazione d’amore per una grande metropoli e l’elogio dell’immaginazione senza freni, fa centro Midnight in Paris, il film d’apertura del 64° Festival di Cannes. Woody  Allen è di nuovo sulla Croisette, dov’è un ospite abituale e molto amato, con una commedia malinconica e divertente dove il suo straripante amore per l’arte e la letteratura francese si sposa con l’autoironia di un eterno intellettuale che veleggia verso gli 80, ma continua a fare film a ritmo sostenuto. Infatti ha già nel carniere il prossimo, che ci riguarda da vicino. Bop Decameron, sul set a Roma a luglio coprodotto da Medusa al 25% e con l’apporto di Cinecittà Studios. Ispirato, come svela Variety e come suggerisce il titolo, alle novelle di Giovanni Boccaccio, questo nuovo Decamerone racconterà due storie di americani a Roma e altre due storie con protagonisti italiani, sempre a Roma. Tra le tante fonti anche il film a episodi del 1962 Boccaccio ’70 firmato tra gli altri dal grande Federico Fellini. Nel cast dovrebbero esserci Jesse Eisenberg, Ellen Page, Penelope Cruz e Alec Baldwin, un piccolo ruolo per lo stesso Woody, che non recita in un suo film dai tempi di Scoop (2006), oltre naturalmente all’annunciato Roberto Benigni, che farà una comparsa piccola piccola ma di sicuro impatto mediatico.

 

Com’è successo del resto con le tre apparizioni di Carla Bruni in Midnight in Paris. Hanno dato da scrivere per mesi ai rotocalchi di tutto il mondo, eppure, come si poteva scommettere, Madame Sarkozy ha un ruolo minuscolo e piuttosto insignificante, quello di una guida turistica che spiega una scultura di Rodin ai protagonisti, tra cui un saccente professore americano che pensa di sapere tutto. Più avanti incontra di nuovo il personaggio principale, Gil, e lo aiuta a tradurre un libro anni ’20 dal francese. Jeans e maglietta, capelli raccolti, Carlà fa semplicemente il suo dovere nelle scene che la riguardano. Né più né meno. Di lei dice Allen: “E’ bella e affascinante, ha molto carisma. Per questo, quando l’ho incontrata a un pranzo con suo marito Nicolas Sarkozy, le ho chiesto di fare un piccolo ruolo nel mio prossimo film, una cosa di due giorni, tre al massimo. Lei era contenta di lavorare con me, ha detto che l’avrebbe raccontato ai suoi figli, e sul set si è comportata in modo molto semplice, senza far pesare di essere la moglie di un uomo politico così importante. Mi ha chiesto solo di non tenerla impegnata troppo a lungo e adesso è anche contenta del risultato”. Se poi ha scelto di non partecipare all’inaugurazione è stato, a quanto pare, per non esporsi troppo.

Ma torniamo al film, che comincia con una serie di cartoline da Parigi. Gil (Owen Wilson, una sorta di alter ego californiano di Allen) sta per impalmare la ricca e presuntuosa Inez (Rachel McAdams) ed è venuto in Europa con lei, sua madre e suo padre, un vecchio uomo d’affari anticomunista fino al midollo. Non sembra prendersi per nulla con i futuri suoceri, anche perché sogna di lasciare il lavoro di sceneggiatore a Hollywood e trasferirsi in Francia per fare il romanziere squattrinato ma felice. Ha già un manoscritto nel cassetto e al banale presente preferisce decisamente il passato, i tempi di Hemingway e Scott Fitzgerald. Ebbene, le sue fantasticherie diverranno realtà… a mezzanotte. Quando, dopo una serata un po’ alcolica, rimasto solo nelle vie parigine, salirà su un’auto d’epoca che lo porterà dentro a quell’eldorado nostalgico, sempre più indietro nel tempo e sempre più coinvolto dalla giovane amante di Picasso (Marion Cotillard), anche lei alla ricerca dell’anima gemella.

 

In un crescendo di situazioni buffe e surreali, Woody ci fa fare la conoscenza diretta con tutto il mondo artistico dell’epoca. Pittori come Picasso e Salvador Dalì (Adrien Brody), registi come Bunuel, scrittori come Gertrude Stein (una azzeccatissima Kathy Bates), musicisti come Cole Porter. “Vivere in un’altra epoca è un mito per molti, forse perché del passato si conserva solo il meglio e per questo abbiamo degli anni ’20 o della Belle Epoque un’immagine straordinaria. Anche se poi allora non esisteva l’anestesia quando andavi dal dentista e non c’era l’aria condizionata negli alberghi, cioè tutte quelle cose che rendono confortevole la nostra vita attuale”. Woody racconta che i suoi modelli tra gli scrittori sono ormai tutti morti e rivela: “Da giovane ero un ammiratore di questi artisti, che sono state le icone della mia adolescenza e dunque è stato facile descriverli”. E anche, all’occorrenza, prenderli affettuosamente in giro specie grazie al meccanismo del “senno di poi”. Come nella scena in cui Gil suggerisce al giovane Bunuel la trama dell’ Angelo sterminatore, con l’interlocutore che resta un po’ interdetto (“ma perché queste persone non possono più uscire dalla stanza?”) e lui gli risponde: “Riflettici su, vedrai che un’idea ti verrà”.

E pensare che tutto nasce semplicemente dal titolo. Racconta Allen: “Secondo me Midnight in Paris evocava un certo romanticismo, anche se ancora non sapevo cosa sarebbe accaduto. Poi di colpo mi è venuta l’idea di questa macchina che si ferma e trasporta il protagonista in un’altra epoca come fosse una macchina del tempo”. Parigi, dopo Barcellona e prima di Roma. “Anche se lavorare all’estero non cambia il mio approccio, mi piace spostarmi da una città all’altra. A Parigi ero stato come turista negli anni ’60, ma la conoscevo già bene attraverso i film americani. E la mia idea di una città, persino di New York che è la mia città, viene tutta dal cinema. Più che la realtà mi interessano le mie emozioni e le mie impressioni, gli stati d’animo, i luoghi di elezione come il Giardino di Monet a Givenchy, il ristorante Chez Maxime’s, le bancarelle dei libri sulla Senna, Versailles e la libreria Shakespeare & co. Ma soprattutto la pioggia, che rende la città bellissima… Sono stato fortunato durante le riprese, perché ci sono stati diversi giorni di pioggia”. Poi qualche omaggio cinematografico, stimolato dalle domande dei giornalisti. E’ vero che tra i riferimenti c’è anche Les belles de nuit di René Clair, gli chiedono. Fornendogli un’occasione perfetta per titillare il narcisismo dei padroni di casa. “Amo il cinema francese: Truffaut, Godard, Resnais, Renoir e naturalmente René Clair. Noi americani li abbiamo studiati e ci hanno insegnato tanto. Erano veri artisti, come Bunuel e Fellini. Io artista non mi sento, anche se alcuni dei miei film sono buoni e ho avuto una carriera lunga e fortunata”.

Midnight in Paris uscirà in Italia in autunno, tra novembre e Natale, con Medusa.

autore
11 Maggio 2011

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