“Sono innamorata di mio padre, per questo sono sempre vestita di celeste, il colore del mare”.
L’ultima figlia di Guglielmo Marconi, Elettra, in un impeccabile tailleur turchese, ha appena terminato il lungo tour di ‘Guglielmo Marconi. Vedere l’invisibile’ quando la incontriamo nel cortile quattrocentesco di Palazzo Venezia, trasformato nell’’800 nel sontuoso giardino dove è allestito il vernissage della mostra.
A 150 anni dalla nascita del grande inventore, l’esposizione, promossa dal MiC e organizzata e realizzata da Cinecittà e Archivio Luce, è infatti distribuita nei due spazi dell’Istituto VIVE (Vittoriano e Palazzo Venezia), rispettivamente nella Sala Zanardelli del primo e nella Sala Regia del secondo (leggi qui il nostro articolo sulla mostra).
A fare gli onori di casa il sottosegretario alla Cultura, Lucia Borgonzoni, con la presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia e la direttrice del VIVE Edith Gabrielli. All’inaugurazione è intervenuto il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, che si è intrattenuto con Elettra Marconi. Tra i numerosi ospiti presenti all’evento, il presidente della Commissione Cultura della Camera Federico Mollicone, la presidente della Fondazione Guglielmo Marconi, Giulia Fortunato, il nipote dell’inventore della radio Guglielmo Giovannelli Marconi, il prof. Giovanni Paoloni, docente di Lettere e Culture Moderne all’Università La Sapienza, l’AD di Rai Cinema Paolo Del Brocco, la direttrice artistica di Alice nella Città Fabia Bettini, il Dg di Anec Simone Gialdini, le attrici Claudia Gerini ed Elisabetta Pellini, la produttrice cinematografica Tiziana Rocca, il ballerino spagnolo Joaquín Cortés, il presidente onorario di Luxvide Matilde Bernabei, il direttore dell’Ufficio Storico della Marina Militare, Capitano di Vascello Gianluca De Meis, l’Ammiraglio Leonardo Merlini, direttore del Museo Navale della Spezia e il generale Davide Pilatti, comandante delle Trasmissioni dell’Esercito.
La mostra infatti ha il patrocinio e il contributo del Comitato Nazionale Marconi.150 e vede la collaborazione, oltre che della Fondazione Marconi, di 34 enti nazionali ed esteri che hanno prestato il materiale esposto, tra cui la Bodleian Libraries di Oxford, il MAECI, il Museo Storico della Comunicazione di Roma, l’Accademia dei Lincei, la Marina Militare, l’Esercito Italiano e l’Aeronautica Militare.
“È una mostra meravigliosa”, continua Elettra Marconi, “il sottosegretario ha fatto un lavoro grandissimo, ha trovato anche fotografie che io stessa non avevo mai visto! Hanno realizzato una cosa così importante, nel catalogo ci sono anche le mie fotografie da piccolina… con mia madre, il mare, lo yacht Elettra, e soprattutto la passione del mare, che mi ha trasmesso mio padre. Le prime persone salvate in mare, nei grandi naufragi…”
Figlia di Guglielmo Marconi e della contessa Maria Cristina Bezzi-Scali, sposata in seconde nozze nel 1927, quando suo padre morì, nel 1937, Elettra Marconi aveva solo sette anni. Tuttavia ancora oggi ci appare decisamente determinata a testimoniare la sua genialità, con i racconti vissuti in prima persona, in particolare a bordo dello yacht che porta il suo nome. E anche nella mostra, che si articola su più linee narrative per presentare Marconi, le sue scoperte e il suo genio calati nel tempo che lo vide protagonista, è particolarmente valorizzato il rapporto tra l’inventore bolognese e il mare, attraverso documenti, fotografie, filmati d’epoca e oggetti originali, unitamente a una sezione multimediale, che arricchiscono il percorso espositivo.
“Nel mio ricordo mio padre è sempre giovane e affettuoso con me, ho sempre sentito la sua mancanza”, chiosa Marconi. “Però vorrei seguire il suo esempio, essere forte per ricordarlo, poter vivere ancora per poter raccontare tutte le storie che conosco su di lui, anche le ultime invenzioni, come quella del radar, che lui chiamava ‘navigazione cieca’. Eravamo sulla nave ‘Elettra’, e lui diede ordine al timoniere di orientare la prua in una traiettoria che passava in mezzo a due boe che lui aveva posizionato a distanza precisa… aveva inventato il radar. Poi sperimentò anche altre invenzioni con l’acqua del mare che non completò, perché poi morì improvvisamente, aveva lavorato troppo. La sua passione erano le onde elettromagnetiche, diceva che Dio gliele aveva messe a disposizione come dono della natura per cambiare il mondo. Sono grata all’Italia che ha fatto una cosa così bella e preziosa, al ministro della Cultura, alla mia amica Lucia (Borgonzoni), alla presidente di Cinecittà e alla presidente della fondazione Marconi. Voglio aiutarle sempre per mantenere vivo il ricordo di mio padre tra gli studenti, nelle scuole. Il suo esempio è molto stimolante per le giovani generazioni”. (gp)
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