Grande Mela porno, orgasmi in tribunale


ShortbusDue film, uno americano e l’altro francese, hanno portato una ventata di sesso sulla Croisette. Sesso autentico, però, senza dissolvenze e auto-censure, magari con l’aiuto di un po’ di Viagra. Fuori concorso è passato Shortbus di John Cameron Mitchell, una scoperta del Sundance Film Festival che lo premiò per Hedwig and the angry inch; mentre alla Quinzaine è approdato Les Anges exterminateurs di Jean-Claude Brisseau, preceduto dalla notizia di un processo che il sessantaduenne regista ha subìto con l’accusa di molestie sessuali e truffa per aver convinto alcune giovani attrici a masturbarsi in pubblico in cambio di un ruolo da protagonista mai arrivato.

Shortbus, contro tutte le apparenze, è una commedia molto divertente (il regista lo considera un porno alla Woody Allen) con momenti di tenerezza e qualche spunto drammatico sul melting pot sessuale in una metropoli come New York. La Grande Mela, che nei titoli di testa appare come un immenso modellino in scala quasi reale con tanto di Ground Zero, è per il quarantatrenne regista l’autentica frontiera della tolleranza nonostante l’epidemia dell’Aids prima e l’11 settembre poi. Così in un locale che si chiama proprio Shortbus si incrociano le esperienze e le emozioni di un bizzarro griuppo di personaggi: una sessuologa d’origine asiatica che non riesce a raggiungere l’orgasmo, una coppia gay che sta accarezzando l’idea del ménage a trois, una dominatrice sadomaso alla ricerca di un affetto autentico, un marito non abbastanza virile… Cameron Mitchell si sbizzarrisce superando vari tabù: non mostra solo orge e rapporti orali, ma molte cose buffissime come un’auto-fellatio in posizione yoga e un uovo-vibratore telecomandato (il telecomando finisce davanti a una tv spenta e qualcuno prova insistentemente ad accenderla), mentre abbondano le scene di masturbazione femminile. Il regista ha spiegato di aver cercato gli interpreti fuori dai circuiti professionali, consapevole che nessun attore professionista americano avrebbe accettato di rovinarsi la carriera per girare quelle scene hard. “Tramite internet abbiamo chiesto di mandarci un video di dieci minuti in cui si raccontava un’esperienza sessuale particolarmente emozionante. Abbiamo ricevuto 500 cassette e contattato 40 persone. Di queste ne abbiamo scelte nove che hanno lavorato con noi per due anni e mezzo scrivendo i propri personaggi attraverso un grande lavoro di improvvisazione”.
L’improvvisazione, del resto, ha guidato anche la ricerca del francese Jean-Claude Brisseau, che considera Les Anges exterminateurs un inno al piacere e alle sue sfumature. “Non posso che filmare quello che conosco davvero. Del resto non è in una scuola d’arte drammatica che si impara a recitare una scena erotica veramente bella. In particolare volevo arrivare a comunicare il sentimento di estasi mistica che le donne provano nel momento del massimo piacere”. Honny soit qui mal y pense.

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20 Maggio 2006

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