Il trionfo del cinema indipendente contro i colossi di Hollywood. Dopo gli incendi che hanno devastato Los Angeles, la 97ma cerimonia degli Academy Awards indica la strada della rinascita: un cinema diverso, fatto di autori di talento, budget (e incassi) moderati, ma tanto cuore. La passione sicuramente non manca a Sean Baker, il vero e indiscusso protagonista di questa edizione degli Oscar, stravinta dal suo Anora, che si è aggiudicato cinque dei sei premi a cui era candidato.
Il regista, produttore, sceneggiatore e montatore statunitense entra di diritto nella storia, ritirando di persona ben quattro statuette. L’unico a riuscirci era stato Walt Disney nel 1954. Una distanza siderale – non solo temporale ma anche formale – tra il padre fondatore di una delle più importanti Major e il modesto Sean Baker, che dopo l’insperata vittoria della Palma d’oro a Cannes, completa un anno perfetto con il suo film più maturo. La storia di una spogliarellista che si oppone con coraggio ai voleri di un oligarca russo evidentemente ha molto più da raccontare di quello che si potrebbe immaginare dal suo tono leggero e scanzonato. “Immagino che gli americani siano felici di vedere qualcuno che si oppone davanti a un russo potente”: è stata in merito una delle battute del conduttore Conan O’Brien.
“I cinema indipendenti stanno faticando: abbiamo perso mille cinema durante la pandemia” ha dichiarato in uno dei suoi quattro discorsi Baker, che ha realizzato il suo film con appena 6 milioni di dollari di budget. L’appello ai registi, ai distributori e ai “genitori” di realizzare, distribuire e portare i bambini a vedere i film in sala sottolinea una strada maestra che è stata compiuta anche dallo sconfitto eccellente di questa edizione, The Brutalist. Il film di Brady Corbet, costato meno di 10 milioni, ha mancato i due premi più ambiti, ma ha portato a casa ben tre statuette (Miglior attore protagonista, fotografia e sonoro). Ben otto premi Oscar sono dunque andati a film indipendenti, a discapito di titoli come A Complete Unknown, il biopic su Bob Dylan che esce mestamente senza nessun premio, o come il film targato Netflix Emilia Pérez, che porta a casa solo due statuette sulle 13 in cui era nominata.
Un chiaro messaggio che l’Academy manda a Hollywood, indirizzando i produttori e il pubblico verso un cinema fatto di idee e qualità.
HOLLYWOOD, CALIFORNIA – MARCH 02: (L-R) Cynthia Erivo and Ariana Grande perform onstage during the 97th Annual Oscars at Dolby Theatre on March 02, 2025 in Hollywood, California. (Photo by Kevin Winter/Getty Images)
La serata condotta da Conan O’Brien è riuscita a scorrere agilmente, senza particolari intoppi. Tanti erano i personaggi attesi: una su tutte Karla Sofía Gascón, che, dopo il caso generato dai suoi vecchi tweet, ha avuto l’insperata occasione di partecipare alla serata. L’attrice ha evitato sapientemente il red carpet, per poi essere presa di mira da una delle prime battute del conduttore. “Se twitti sulla cerimonia, mi chiamo Jimmy Kimmel” ha ironizzato il presentatore, facendo riferimento al suo predecessore. L’inevitabile esclusione dalla vittoria finale della prima attrice dichiaratamente transessuale nominata agli Oscar ha favorito uno dei premi più sorprendenti: quello a Mikey Madison, straordinaria protagonista di Anora che ha avuto la meglio sulle favorite Demi Moore e Fernanda Torres diventando, con i suoi 22 anni, la più giovane vincitrice del premio da oltre un decennio.
Ad aprire le danze, letteralmente, sono state le protagoniste di Wicked: Ariana Grande, che ha interpretato l’indimenticabile Somewhere Over the Rainbow, e Cynthia Erivo che ha performato l’emozionante Defying Gravity, brano di punta del film. La prima gag è stata, invece, dedicata al body horror The Substance, con O’Brien che è entrato in scena “rinascendo” letteralmente dal corpo nudo di Demi Moore, in una citazione letterale a ciò che accade nel film di Coralie Fargeat.
Memorabile anche il primo discorso di ringraziamento: quello di Kieran Culkin. Il vincitore del premio come Miglior attore non protagonista per A real pain ha infatti usato un linguaggio giocosamente scurrile, che ha costretto la ABC a censurarlo live, silenziandone le molte parolacce.
Tra i tanti omaggi musicali della serata, molto emozionanti quello al compositore recentemente scomparso Quincy Jones e quello a James Bond, appena diventato di proprietà di Amazon MGM. A 007 è stato dedicato un medley dei brani più celebri del franchise che ha visto tra i protagonisti sul palco anche Margaret Qualley e Halle Berry.
Il tema della guerra, dopo essere stato cruciale nella scorsa edizione, è stato inevitabilmente centrale anche quest’anno. Tra spille con i colori ucraini e appelli fugaci, il momento più alto è stato quello che ha visto premiati i registi di No Other Land, vincitore dell’Oscar come miglior documentario. “La distruzione di Gaza deve finire, gli ostaggi israeliani devono essere liberati, chiediamo di fermare l’ingiustizia e fermare la pulizia etnica della Palestina” hanno dichiarato gli autori del film, che hanno sottolineato le diverse libertà personali di cui godono i cittadini israeliani da quelli palestinesi.
“Rappresento oggi il trauma della guerra, la sistematica oppressione e l’antisemitismo e razzismo. – ha dichiarato Adrien Brody, ricevendo il premio come Miglior attore protagonista per The Brutalist, il secondo della sua carriera dopo quello per Il pianista – Credo e prego per un mondo più sano e più inclusivo. Se il passato è un insegnamento, non lasciamo che l’odio non possa continuare a esistere senza trovare opposizione”.
Toccante il momento in cui sul palco sono saliti alcuni degli eroici pompieri che hanno combattuto gli incendi di Los Angeles, a cui è stato concesso di leggere quelle battute che O’Brien non ha avuto il coraggio di pronunciare. Un esempio: “Il nostro pensiero va a chi ha perso la casa: come i produttori di Joker 2”.
Commovente come sempre il momento “In memoriam”, presentato da Morgan Freeman che ha salutato l’amico e collega Gene Hackman, con cui ha collaborato su due diversi set. “Un attore generoso che vinse due Oscar e, ancora più importante, i cuori degli spettatori” ha dichiarato, ricordando il celebre attore scomparso pochi giorni fa in circostanze misteriose insieme alla moglie. Tra i personaggi più celebri scomparsi quest’anno sono stati ricordati Maggie Smith, Gena Rowlands, Roger Corman, Donald Sutherland, Shelley Duvall, James Earl Jones e David Lynch. Fa rumore, invece, l’assenza di Alain Delon.
HOLLYWOOD, CALIFORNIA – MARCH 02: (L-R) Edward Lachman and Alba Rohrwacher attend the 97th Annual Oscars at Dolby Theatre on March 02, 2025 in Hollywood, California. (Photo by Frazer Harrison/WireImage)
Come era prevedibile, c’è stata poca Italia in questa edizione degli Oscar: si ritaglia un piccolo spazio il regista italiano Marco Perego, marito di Zoe Saldana, che, ricevendo l’Oscar come Miglior attrice non protagonista, lo ha ringraziato e simpaticamente preso in giro per la chioma fluente. Con il suo celebrato ruolo, l’attrice di Emilia Pérez ha strappato la statuetta proprio alla nostra Isabella Rossellini. Niente da fare neppure per Cynthia Sleiter, che si è vista battere da Wiched nella categoria di Miglio scenografia. Sia l’attrice che la scenografa italiane sono state candidate per il loro lavoro in Conclave, film girato a Cinecittà che si è aggiudicato il premio come Miglior sceneggiatura non originale.
Unica italiana “parlante” è stata Alba Rohrwacher, che ha introdotto la nomination di Edward Lachman, direttore della fotografia del film Maria, il film di Pablo Larraín in cui l’attrice italiana ha recitato al fianco di Angelina Jolie e Pierfrancesco Favino.
"Conan è stato l'ospite perfetto, guidandoci abilmente per tutta la serata con umorismo, calore e riverenza" hanno dichiarato Bill Kramer e Janet Yang
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