SANTA MARGHERITA DI PULA-Per Giovanni Veronesi il cinema sta attraversando un momento difficile. Troppi film prodotti e pochi di qualità, scarsa attenzione al lavoro degli sceneggiatori che sono sempre “più schiavi” delle serie. Abbiamo incontrato il regista toscano all’ottavo Filming Italy Sardegna Festival e a CinecittàNews ha anche parlato della speranza che ripone nel cinema, che “avrà sempre una sua vita e un’intelligenza non artificiale”.
Veronesi, al Filming Italy ha partecipato a un panel organizzato dall’Apa sull’internazionalizzazione del cinema italiano.
Io sono di Prato, ho poco di internazionale. Il mio è un respiro più affannato, non solo per la situazione che stiamo vivendo, ma perché mi sembra che il cinema non sia una priorità della società. Dunque oggi mi sento messo da parte. Un tempo coloro che facevano il mio mestiere venivano considerati principi e re, oggi vassalli e valvassori.
E questa situazione da cosa dipende, secondo lei?
Da una serie di fattori. I governi, in generale, non hanno mai pensato che il cinema potesse essere una risorsa. Accade solo quando si vince un Oscar e allora tutti montano sul carro del vincitore. Anche la qualità del prodotto è scarsa. Su quattrocento film italiani prodotti in un anno, ce ne saranno cinquanta buoni. Il resto è carne da macello. È roba prodotta perché c’è il tax credit. Poi non ho mai visto così tanti produttori nascere come dal 2020 a oggi. Bisogna stare attenti. I film non vanno fatti in serie, sono opere, quindi devono essere fatte con un certo criterio. Infine, non vedo un progetto di formazione o scuole di sceneggiature. Eppure è la cosa fondamentale del cinema. Spesso parliamo dei film degli Anni sessanta e settanta. Allora c’erano autori veri che avrebbero potuto fare i registi, più di quelli che debuttano oggi. Erano sceneggiatori rispettati e ascoltati. Oggi, invece, sono trattati come schiavi, messi in fila a scrivere gli episodi di una serie, senza un appoggio drammaturgo, ma solo seguendo delle linee guida e degli algoritmi. Ripartiamo dal formare gli sceneggiatori. Il cinema va scritto, prima di essere realizzato.
Quale è il film che le è piaciuto di più recentemente?
Io capitano di Matteo Garrone. È un autore di un’altra categoria, secondo me. Fa parte di quelle top. Dovrebbe essere il trascinatore del cinema. Tutti i suoi film, non sono l’ultimo, sono incredibili. È un visionario, vero, un grande cineasta. I giovani dovrebbero studiare i suoi film. Se ci fosse la possibilità di farlo incontrare ai ragazzi, in tanti si appassionerebbero al cinema.
E tra le registe chi le piace?
Stimavo Valeria Golino già come attrice, ma devo dire che ha dato prova di essere una regista illuminata e bravissima. L’arte della gioia mi è davvero piaciuta molto.
Il suo ultimo film, Romeo è Giulietta, avrebbe meritato un’attenzione maggiore da parte del pubblico?
La vita dei film è incredibile. Ci sono quelli a cui non dai due lire e poi hanno un successo inaspettato, altri che nascono e crescono già fatti e poi invece il pubblico li diserta. I film hanno due vite, o una di critica e di premi, o quella pop della sala. Io ho avuto sempre la seconda, ma è possibile che invecchiando mi stia spostando tra le fila degli autori,
Ora sta lavorando a un nuovo progetto?
Inizio a girare a settembre un film molto personale. Vorrei dire titolo, attori, trama, ma mi hanno detto che non posso. Comunque è tutto pronto per iniziare.
Nonostante la sua preoccupazione per la situazione che sta vivendo il cinema, ha sempre voglia di continuare a fare film.
Fa parte dell’entusiasmo della mia vita. Senza il cinema morirei. Io vado in sala ancora due volte a settimana. Ho sessant’anni e faccio film da quando ne ho venti. Ho vissuto tre crisi profonde della settima arte. So che si rigenera da sola come il tamagotchi. Va alimentata ogni giorno, ma ha una sua autonomia. Cambiano le generazioni, i ragazzi si riappassionano, gli esercenti rifanno le sale. Sono dei cicli, in fondo non sono così preoccupato. Alla fine il cinema ha una vita sua e un’intelligenza non artificiale.
L'attrice statunitense, tra i protagonisti del Filming Italy Sardegna Festival, ha rivelato alcuni dettagli sul reboot dell'iconica serie
Al Filming Italy Sardegna Festival l'attrice parla del suo ultimo ruolo da protagonista ne La guerra di Elena, opera prima di Stefano Casertano
L'attrice, madrina dell'ottava edizione del Filming italy Sardegna Festival, ricorda il provino de L'ultimo bacio che l'ha lanciata a 15 anni
Il festival ideato e diretto da Tiziana Rocca avrà una preapertura il 18 giugno con il film Pixar Elio. Martina Stella è la madrina, Micaela Ramazzotti presidente di giuria