Giovanni Storti sulle Apuane: “libertà, fatica, euforia, conoscenza, imprevisto”

‘Tra Natura e Quota – Giovanni Storti sopravvive alle Alpi Apuane’ di Giorgia Lorenzato e Manuel Zarpellon: il doc in anteprima a Trento 2025. “La montagna ti dà anche l’imprevisto, che è un po’ il sale della vita, quindi… andate in montagna, nella Natura, non state col culo seduto”


Tra rocce antiche e sentieri impervi, Giovanni Storti ci ricorda – con passo leggero e spirito acuto – che a volte la vera avventura non sia arrivare in cima ma imparare ad ascoltare ciò che ci circonda lungo il cammino. Tra Natura e Quota – Giovanni Storti sopravvive alle Alpi Apuane di Giorgia Lorenzato e Manuel Zarpellon è il titolo nella sezione Anteprime del 73mo Trento Film Festival.

Storti è attore comico e camminatore appassionato, nonché attento osservatore della Natura: Giovanni Storti è molto più di un terzo del celebre trio “Aldo, Giovanni e Giacomo”. Nel documentario lo guardiamo esplorare a piedi un paesaggio aspro e magnetico, rivelando il suo profilo più riflessivo e autentico.

Con i registi, l’abbiamo incontrato per parlare di cinema, ambiente, e del senso profondo dell’andare…

Storti ha certamente una lunga carriera nel cinema comico, tono che qui non abbandona, con tratti però di registro quasi meditativo, tra ironia e serietà, ma lui è certo non si sia trattato di una “sfida” perché “affronto un po’ tutto in questa maniera, portando ironia, a meno che non sia un tema molto pesante per cui sia necessaria un’altra cifra, altrimenti non ho mai avuto difficoltà. La difficoltà è stata solo nell’arrampicare!”. Lorenzato continua spiegando che “abbiamo scelto di trattare determinati temi con leggerezza arrivando da un doc che parlava di una tragedia, Marmolada 03.07.2022, per noi impattante da un punto di vista emotivo; nell’ironia di Giovanni abbiamo trovato un modo di saper sdrammatizzare e raccontare, riflettere su temi importanti, su cui bisognerebbe aprire gli occhi; l’abbiamo trovato un modo di fare giusto, capace di parlare a più generazioni”, parole che inducono Zarpellon a affermare imperativo: “mi unisco! Trattare i temi con quella giusta dose di ironia tende a renderli anche più affrontabili, altrimenti tutto diventa estremamente serioso, oggetto di dibattito, scontro, e degli scontri ormai ci siamo un po’ stancati tutti, perché si va a finire sempre sul ring. Giovanni, abbiamo visto avesse questa caratteristica particolare, per cui non si sa mai quando scherzi o quando faccia sul serio e la sua ironia ci piaceva per questa capacità di riuscire a trattare anche temi molto complessi, dalla potatura degli alberi a Milano alla biodiversità”.

Così Giovanni Storti, dopo anni di commedia appunto, assume anche il ruolo di influencer botanico, profilo mediatico sì ma realmente utile nella quotidianità delle piccole cose. “E’ una sfida che penso debba partire dalla consapevolezza dell’importanza della Natura, che non viene davvero percepita. La consapevolezza è il primo passo ma, anche nelle piccole cose che non cambiano il mondo, rende coscienti che le proprie azioni possano determinare qualcosa di importante, quindi cerco di spingere su questo”, un vissuto che sbarca naturalmente sul piano social ma lui dice: “non guardo i commenti. Se una cosa mi diverte raccontarla, mostrarla, lo faccio: poi, è ovvio che il consenso totale non esista, per cui me ne frego abbastanza, anzi sono stupito che tanti mi seguano; è sempre un meccanismo un po’ ambiguo: seguire non vuol dire stare attenti e poi cambiare, per cui i social sono un po’ una cosa strana. I social hanno una potenzialità enorme, il problema è sempre come raccontare le cose: purtroppo c’è la tendenza a enfatizzare, a raccontare più se stessi ma non quello che è l’ambiente che ti circonda, come viverlo, come rispettarlo”.

E, sempre a proposito dell’equilibrio tra serietà e ironia, “sopravvive alle Alpi Apuane” è il sottotitolo provocatorio/ironico del film. Per Zarpellon, oggi, è “più complicato vivere nel caos sociale, perché noi – che abbiamo avuto appunto l’esperienza di Marmolada e conosciamo molte persone del Soccorso Alpino – sappiamo quanto l’influencer ‘cattivo’, perché dà informazioni sbagliate, porti la gente a sbagliare: credo che far discernimento nei social stia diventando sempre più complicato, per questo anche nella scelta di Tra Natura e Quota s’è scelto uno che noi riteniamo essere un buon maestro, in quello che dice è uno credibile”. Seppur “anche la sopravvivenza nella Apuane sia degna di nota!”ironizza – ma non troppo – Giorgia Lorenzato: “è un territorio veramente aspro, lì ci si rende conto della facilità di perdersi e di come anche un semplice spostamento diventi quasi un’impresa, nel senso che è tutto rimasto molto statico, e in questo ci sono piaciute tanto le storie delle persone, che invece quel territorio hanno deciso di valorizzarlo e di cominciare a coltivare qualcosa, da chi gestisce l’orto botanico a chi prende un rifugio CAI e lo rimette in funzione. Queste sono storie di sopravvivenza”.

Infine, per Storti, tra il selvaggio naturale e il selvaggio urbano si tratta di fare “una scelta di vita. Non saprei dire cosa sia meglio, o più facile. È chiaro che la città sia più facile perché hai tutto a portata di mano ma niente di buono viene nella città, arriva tutto da fuori” e una parola chiave, che torna, è infatti “equilibrio”: “che in un posto come le Apuane è molto difficile tra trovare, perché è una lunga storia di scavi, di estrazione, per cui purtroppo il denaro ha vinto, da anni; il capitalismo ha vinto, per cui si tende ad andare da quella parte, e lì c’è ancora un territorio molto selvaggio proprio perché sfruttato in quel senso, mentre ha tante possibilità di bellezza naturale, solo che l’equilibrio è davvero difficile”, come lo è sulla via ferrata, dove Storti – nel doc – sembra davvero un po’ terrorizzato, per cui ci si chiede se sia il talento del mestiere comico a restituire quell’espressione, oppure la verità dell’esperienza: “…diciamo che si poteva fare: in genere la ferrata si fa in salita e poi si prende il sentiero, mentre la discesa era… un po’ impegnativa…”.

Tra Natura e Quota abbandona, infatti, la dimensione eroica tipica dei film di montagna, restituendo anche un significato intimo e quotidiano dell’andare in montagna, un tono che arriva da “molta parte improvvisata”, precisa subito la regista, per cui “ci siamo adattati alle condizioni climatiche, adattandoci anche al sentiero: s’è proprio cercato di restituire il messaggio del sentiero come luogo d’incontro, di persone, di animali, che è sempre un arricchimento, ma ovviamente Giovanni ha saputo dare grinta a tutto il gruppo, restituendo un racconto genuino e estemporaneo”. Conferma Zarpellon che “la tecnica è stata abbandonata a favore della lunga esperienza di Giovanni, che con gli zoccoli di gnu è ormai un’icona! Non si è voluto andare a sottolineare la tecnica della ferrata, che spesso viene affrontata senza vera consapevolezza per il grado di difficoltà, ma per noi non era proprio il caso di eccedere con certi eroismi che vediamo in certi film, perché la gente comune va in montagna per caricarsi o scaricare le proprie batterie”. Per Storti, questo film “è un racconto non per alpinisti eroici ma per mostrare che lì si possa andare in sicurezza, in modo tranquillo, per godersi la montagna senza essere alpinisti”.

Ancora, Storti – pensando alle nuove generazioni, affinché non guardino la Natura solo come uno “sfondo” – commenta che il cammino montano possa mettere in gioco “tantissime sensazioni: libertà, che si ha poco da fermi; fatica, che in genere si cerca di tenere lontano ma in realtà dev’essere una ricerca, perché senza non si ottiene niente; e, ancora, una sensazione di euforia, di conoscenza. E poi c’è l’imprevisto: secondo me, si è persa un po’ questa idea, invece la montagna ti dà anche l’imprevisto, che è un po’ il sale della vita, quindi… andate in montagna, nella Natura, non state col culo seduto”.

 

 

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29 Aprile 2025

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