GIAN CLAUDIO GUIDUCCI & FRANCO SACCHI


George è un parrucchiere per cani sposato con figli, che racconta le ragioni che lo hanno spinto a sottoporsi alla castrazione, Jack invece esegue queste operazioni illegali e varie modificazioni estreme del corpo nelle camere dei motel, rischiando anni di carcere. Sono alcuni dei protagonisti di American Eunuchs, video incluso in “Documentando Programma 3″ del Pesaro FilmFest, frammento di un’America imprevedibile e surreale, del tutto dimenticata dai media, e indagata da Gian Claudio Guiducci e Franco Sacchi, che vivono tra l’Italia e gli Stati Uniti e raccontano qui la loro esperienza.

Come nasce il vostro video e in quanto tempo è stato realizzato?
Ha origine da un articolo apparso su ‘GQ Magazine’ nell’aprile del 2000, che parlava del fenomeno in generale e di coloro che sono poi diventati personaggi chiave nel nostro progetto. L’idea ha iniziato a concretizzarsi nel luglio 2001 e la versione finale del film è stata completata due settimane fa, anche se una versione provvisoria è stata proiettata al Maryland Film Festival all’inizio di maggio.

Quale è la struttura narrativa?
Si tratta di un ‘character driven film’ dove la storia viene raccontata in prima persona dai vari protagonisti senza una narrazione esterna. Non è in verità un film sul fenomeno in sé, ma su alcuni uomini che, per diversi motivi, hanno fatto una scelta estrema. American Eunuchs si può dividere in due parti abbastanza distinte. La prima, più lineare, introduce due personaggi chiave (George e il dottor Spector) e la controversia generatasi attorno a quest’ultimo, un medico di 84 anni che in un ambiente semilegale ha castrato una media di 3/4 pazienti alla settimana tra il 1998 e il 2001. George, uno dei pazienti, si racconta in vari momenti cruciali, il giorno precedente e quello successivo all¹operazione, e parecchi mesi più tardi nella sua casa in Maryland. La seconda parte, con un montaggio a incastro, ci presenta: “Gelding” (letteralmente “cavallo castrato”) guru della pseudocomunità di uomini castrati; Jack, un cosiddetto “cutter” e infine Michael, uno dei pazienti/vittime di Jack.

Chi sono gli uomini che scelgono volontariamente di essere castrati e perché?
Potenzialmente sono tutti, nel senso che appartengono alle categorie più disparate. I casi più classici sono i transessuali e i sado-maso, quelli che cercano le modificazioni più estreme del corpo. Noi però abbiamo deciso di occuparci solo degli eunuchi nel senso tradizionale del termine, cioè coloro che intendono rimanere uomini e abbiamo volutamente tralasciato anche la seconda delle categorie citate all’inizio, in quanto per noi l’aspetto affascinante della storia è proprio l’assoluta normalità di queste persone. Le motivazioni sono anch’esse molto varie, da semplici motivi ‘estetici’ (“Se fossi Dio farei gli uomini senza testicoli”, dice uno dei personaggi del film) a coloro che sono oppressi dall’eccessiva libidine o considerano la pulsione sessuale una distrazione incontrollabile, o coloro che si sentono così ‘machi’ da non avere più bisogno delle ‘palle’.

Queste persone quale posto hanno nella società americana?
Per citare uno dei nostri personaggi: “A parte questa piccola stranezza, sono persone sane, felici e perfettamente integrate nella società”. Del resto la società americana è estremamente individualista, ed è caratterizzata dalla totale assenza di modelli. Alla gente non importa niente di quello che fai, purchè tu sia in grado di funzionare e consumare, che è poi il fine ultimo, se non l’unico, di una società ultracapitalistica come quella americana.

Avete incontrato difficoltà nel raccogliere le testimonianze?
No, un paio di persone hanno voluto mantenere l’anonimato, ma ci hanno comunque dato la totale disponibilità.

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