PETRALIA SOPRANA – Dopo essere stato protagonista di uno dei film più ambiziosi degli ultimi anni, 1917, e aver recitato al fianco di Léa Seydoux in The Beast, l’attore britannico George MacKay continua a sperimentare con ruoli che lo mettono alla prova. Arriva nelle sale dal 3 luglio distribuito da I Wonder Pictures, The End, il primo film di finzione dell’acclamato regista Joshua Oppenheimer, che è stato girato nella miniera di sale Italkali di Petralia Soprana, in Sicilia.
Il film è un musical post-apocalittico, che racconta di una ricca famiglia che si nasconde per decenni in una miniera per sfuggire alla crisi climatica che ha decimato la popolazione in superficie. MacKay interpreta il figlio della coppia composta da Tilda Swinton e Michael Shannon, chiamato a essere forse l’ultimo erede della civiltà umana. Tutto cambia con l’arrivo improvviso di una ragazza (Moses Ingram), in fuga dalle condizioni estreme che hanno ucciso la sua famiglia. Per la prima volta in contatto con qualcosa di esterno rispetto alla miniera dove è cresciuto, il giovane uomo metterà in dubbio tutto ciò che conosce, scoprendo i segreti più terribili delle persone con cui è cresciuto.
Abbiamo incontrato l’attore durante l’evento “The End Experience”, che ci ha portato alla scoperta del suggestivo set in cui il film è stato girato, nelle profondità senza tempo di una miniera di sale.
George MacKay, cosa si prova a tornare in questa miniera dopo così tanto tempo?
Essere tornato qui è fantastico, è un cerchio che si chiude. Eravamo qui due anni fa e c’è una bellissima circolarità in tutto ciò. Questo luogo ha riempito un mucchio di punti oscuri nel mio processo di comprensione di chi fosse il mio personaggio. Attraverso molte discussioni tra me e Josh abbiamo cercato di capire cosa lui sapesse o no, ma stare qui mi ha dato una sorta di comprensione fisica e innata di ciò che aveva intorno, del suo contesto. Qualcosa che non potevo capire senza prima entrarci.
In che modo girare in questa location ti ha aiutato a immedesimarti nel tuo personaggio?
La sua crescita emotiva è molto lenta, perché la sua mancanza di interazioni con il mondo e con persone della sua età. Volevo davvero giocare con quel senso infantile, in lui c’è un’innocenza, una genuina speranza, è appassionato di speranza, la ricerca. È questa sorta di ragazzo nella natura. Ho trovato abbastanza naturalmente la sua fisicità in questo suo modo di essere una sorta di ragazzino. Ho dovuto trovare un cambiamento che segnasse il suo viaggio, su come mescolasse gli obiettivi, sulla sua comprensione delle bugie del capofamiglia che man mano gli vengono rivelate. Matura mentalmente ed è una cosa che ho voluto mostrare anche fisicamente, nelle sue pose, nel modo in cui si faceva vedere. È così che ho tracciato un percorso del suo viaggio nella sceneggiatura.
Credi che l’amore tra il figlio e la ragazza sia sincero o che lui si sia innamorato di lei perché è la prima persona esterna che ha mai conosciuto?
Credo che lui si sia genuinamente innamorato di lei, non solo per chi è lei, ma per cosa lei rappresenta per lui. Riguarda il suo risvegliamento emotivo, sessuale e spirituale. Questo è amore. Inoltre, questo è tutto ciò che lui conosce. Credo che sarebbe stato colpito grandemente da chiunque fosse entrato nella casa, ma non si sarebbe necessariamente innamorato. Credo che sia un amore sincero.
Qual è stata la scena cantata più difficile da interpretare?
The catch fire song, la canzone tra il figlio e la ragazza ha davvero un timing particolare. Non dovresti notarlo quando la guardi, ma ho davvero avuto tante difficoltà nel realizzarla. Tendevo a normalizzarla e a impormi un ritmo più semplice. È una cosa molto piccola, ma che ho trovato molto difficile.
In questo film ci sono diversi piani sequenza. Dopo 1917, sei un esperto. Cosa ti piace particolarmente di questo tipo di ripresa?
Perlopiù è il sentimento di collaborare con una squadra, specialmente con chi lavora alla camera. È come recitare uno spettacolo in cui devi ascoltare la reazione del pubblico: sei totalmente dentro la scena, ma devi continuamente tenere un orecchio aperto intorno a te per capire quando puoi dire la tua battuta. È come sviluppare una coscienza tridimensionale della performance, devi sempre essere consapevole di quello che sta facendo la camera, devi danzare con lei. Adoro quell’aspetto.
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