“C’è una forte disponibilità del ministro Rocco Buttiglione a portare avanti la riforma del decreto legislativo sul cinema, prima che scada la delega a febbraio 2006, avendo ascoltato i desiderata dei produttori”. Gaetano Blandini, direttore generale per il Cinema, sottolinea i primi impegni assunti dal neoministro che, incontrando a Cannes alcuni rappresentanti delle categorie, si è impegnato a trovare nuove risorse. Blandini ricorda che giorni fa il governo ha raccolto un ordine del giorno presentato dal vicepresidente della Camera Publio Fiori, che impegna il governo a recuperare i tagli a favore di tutto il settore dello spettacolo.
In fase di applicazione, la nuova legge ha richiesto aggiustamenti?
Nella prime sedute delle commissioni che esaminano i progetti, abbiamo riequilibrato il punteggio automatico. E’ stata così smentita la previsione di assegnazioni e deliberazioni solo a produzioni forti, a scapito di documentari e altri generi più deboli. Così il documentario di Davide Ferrario e altri progetti che non avevano un punteggio automatico alto, sono tra quelli deliberati.
E’ stato fatto anche un mix tra il progetto produttivo e quello artistico-culturale?
Sì, un corretto riequilibrio tra le due componenti. Un esempio: il progetto cinematografico di Roberto Faenza che, pur non avendo un punteggio automatico particolarmente elevato, è risultato invece soddisfacente dal punto di vista produttivo e dei precedenti sul fondo di garanzia.
La scheda del reference system del progetto sarà modificata?
Dal punto di vista della cosiddetta squadra tecnica si erano verificate, in assoluta buona fede, delle distorsioni di mercato. Solo chi aveva vinto premi come Oscar, David, Nastri, poteva concorrere al punteggio. Per il futuro considereremo solo le componenti essenziali (regia, sceneggiatura e interpreti principali), e le riequilibreremo aggiungendo altri festival e rassegne, ma valutando anche le candidature. Si allargherà di molto la base, non penalizzando anche ottimi professionisti che magari non hanno vinto nessun premio.
Da oltre due anni è fermo il provvedimento sul tax shelter.
Non è mai decollato per mancanza di copertura economica, e tra l’altro andrà aggiornato. Il modello di base è quello irlandese, ma l’intenzione è di integrarlo con il modello belga, entrato in vigore da poco, di cu si dice da un gran bene per il volano economico che mette in moto. Non dimentichiamo che il tax shelter comporta una riduzione d’entrata per lo Stato, deve allora innescare una ricaduta economica che, generando lavoro, compensi il mancato introito per l’erario.
Quali i punti cardine?
La territorializzazione della spesa, nonché il credito d’imposta per le imprese di cinema e audiovisivo, una sorta di Tremonti bis. Anche i greci, che hanno un’industria cinematografica molto più debole rispetto alla nostra, qui a Cannes hanno presentato il loro tax shelter, che alla fine è anche un volano turistico e di conoscenza del territorio.
Veniamo ai nostri film spesso penalizzati dall’ingorgo distributivo.
Il decreto legislativo ha previsto un incentivo, seppur modesto, a chi distribuisce bene film d’interesse culturale. Bisogna però dare più chances distributive al nostro prodotto. Non più basandosi sulla programmazione obbligatoria, ma lavorando al sistema d’incentivi, aprendo il mercato che è in mano a un oligopolio. E soprattutto prolungando la stagione cinematografica, vedi il progetto finanziato dal ministero e svolto da Anica, Anem,Anec e Unidim, che prevede la presenza di film importanti. Del resto i primi 3 giorni della Festa di primavera sono andati molto bene, un milione di spettatori con il biglietto a 1,50 euro.
Va riequilibrato infine il rapporto tra cinema e tv?
La televisione investe pochissimo nel nostro cinema, a differenza delle tante risorse per calcio e fiction. La legge 122, di competenza del ministero delle Comunicazioni, prevedeva un obbligo di programmazione. Tutti dicono di rispettarlo, e non c’è motivo di dubitarne, ci si domanda però perché gli investimenti siano così scarsi.
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