Frémaux: “Film stranieri nutrimento per la cultura americana”

Il delegato generale del Festival di Cannes alla vigilia dell'apertura interviene sul tema dei dazi Usa ed elogia il livello della selezione americana 


CANNES – “L’unica cosa su cui sento pressione è la birra”. Il gioco di parole (birra alla spina ovvero bière à la pression) arriva da un rilassato e affabile Thierry Frémaux che accoglie i giornalisti in conferenza stampa alla vigilia del 78° Festival di Cannes. Domani sarà aperto con la Palma d’onore a Bob De Niro in una cerimonia condotta da Laurent Lafitte. “L’anno scorso è stato molto buono, quest’anno ancora è presto per dirlo, ma il festival è un luogo dove essere felici, si viene qui per condividere una passione comune, il cinema, e lo si fa con piacere e con gioia”.

Sono tanti gli argomenti toccati in oltre un’ora di incontro da un delegato generale molto loquace, dai dazi trumpiani alla guerra in Ucraina, dalla parità delle donne ai critici in giuria (“una tradizione che andrebbe ripresa”).

Sul film d’apertura, Partir un jour di Amélie Bonnin, spiega: “Il criterio per la scelta è l’uscita in sala nello stesso giorno e da dieci anni a questa parte la cerimonia viene anche ritrasmessa nelle sale francesi, un centinaio circa. Quindi è più facile che siano film francesi a offrire questa possibilità. Per esempio, Mission: Impossible The Final Reckoning, che sarebbe stata un’eccellente apertura, aveva già la data di uscita fissata, la settimana prossima, e non si possono modificare i piani delle major. Poi è la prima volta che apre un’opera prima ed è la terza volta che apre una donna, dopo Diane Kurys e Maïwenn, Partir un jour è una commedia musicale, prodotta da Sylvie Pialat, e ha tra le sue qualità la brevità, vuol dire che mangeremo prima”.

Una riflessione sui film americani e anche sulla decisione di Tom Cruise di non tenere una conferenza stampa. “La selezione americana è bella e ricca, con le opere prime di due attrici, come Kristen Stewart e Scarlett Johansson. Spike Lee ci porta il remake di Kurosawa, fanno parte del concorso Ari Aster, Wes Anderson e Richard Linklater. Lo sciopero dei sceneggiatori e l’incendio a Hollywood non hanno rovinato il programma americano, gli Usa sono e restano un grande paese di cinema e per la mia generazione amare il cinema vuol dire amare il cinema americano. Non ci sarà la conferenza stampa di Tom Cruise ma ci sarà la masterclass del suo regista Christopher McQuarrie, un artista che si muove dentro un franchise con il suo stile personale. Mission: Impossibile è grande spettacolo e la tecnologia Dolby Atmos della Sala Lumière lo rende ancor più straordinario”. E poi: “Sean Baker, prendendo l’Oscar, ha detto che tutto è cominciato a Cannes. Non bisogna avere paura delle reazioni, perché qui c’è il pubblico migliore. Questo è un festival mondiale e anche gli Oscar si sono aperti al mondo, con film come Parasite, Emilia Perez, Anatomia di una caduta e Flow partito anche da Cannes”. Sui dazi: “Il presidente Trump dice una cosa e poi si contraddice, quindi ne parliamo tra un anno. Ma l’idea che il cinema americano sia danneggiato dal cinema straniero non regge”. E ancora: “i film stranieri sono un nutrimento per l’immaginario e la cultura americana”.

L’Intelligenza Artificiale “è ovunque e diventa sempre più presente. In Giappone c’è stato un romanzo scritto interamente con AI e pubblicizzato come tale. Io vengo dalla scuola dell’eccezione culturale, del diritto d’autore che oggi è diritto d’attore. Ma questa è una questione globale che non riguarda solo il cinema. In Francia oggi si parla di vietare i social ai bambini”. Ancora sulle piattaforme: “La regola è che i film in concorso debbano uscire nelle sale francesi, quelli delle piattaforme sono i benvenuti ma fuori concorso. Netflix fa un lavoro formidabile, certamente li vogliamo al Festival, ma non in competizione”.

Brigitte Bardot, 90 anni e un’intervista appena rilasciata dopo lungo silenzio, ha detto male del cinema contemporaneo, che reputa “noioso”. “Non posso condividere – replica Frémaux – è stata un’attrice straordinaria, ma non sono d’accordo con lei. Ammiro la sua lotta per gli animali. Quanto agli idoli, cambiano con il cambiare delle epoche. Io adoravo Eddy Merckx, ma oggi il ciclismo è altro”.

Il 13 maggio è prevista una giornata ucraina, con tre film: “E’ una piccola speranza di pace e di negoziato, seguendo la linea indicata da Papa Leone XIV. I cineasti rischiano la vita per fare i film, ovunque nel mondo. Wajda, René Clement, gli iraniani. Noi siamo vicini a questi artisti che esprimono il bisogno e l’urgenza di libertà”. E conclude: “Quando ci sarà una pace reale e durevole, cambieremo la nostra politica verso la Russia, perché ci manca il cinema russo, ma per ora continua il boicottaggio”.

Il cinema argentino – assente dal festival – ha subìto le conseguenze della politica di Milei? “Il cinema argentino oggi è fragile, le condizioni economiche sono precarie, il presidente argentino è stato eletto democraticamente e non sta a me giudicarlo, ma ha tagliato le sovvenzioni al cinema. Eppure, anche da un punto di vista nazionalista e liberista, il cinema è importante per dare valore a un paese, per rafforzarne l’immagine”.

Sull’eterno ritorno dei fratelli Dardenne: “Per loro è la nona volta, Ken Loach è venuto ancora più spesso. Loro fanno un cinema coerente, impegnato nel sociale, esteticamente importante, e noi accompagniamo i registi che stimiamo, ma siamo aperti anche ai nuovi autori come il cinese Bi Gan, l’americano Ari Aster e la francese Hafsia Herzi”.

Tra le novità di quest’anno, infine, il drone utilizzato dalla polizia per sorvegliare la Croisette.

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12 Maggio 2025

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