Francesco Apolloni


Dopo l’esordio dietro la macchina da presa con Fate come noi, Francesco Apolloni, trentenne regista teatrale, scrittore e attore, ci riprova con un film tratto dall’omonima sua commedia teatrale di successo La verità, vi prego, sull’amore!. A parte la mancanza del punto esclamativo nel titolo, il film è molto simile nell’impianto narrativo e nella direzione degli attori all’originale teatrale. Le novità hanno a che fare piuttosto con la costruzione dell’atmosfera, meno leggera, e con la sostituzione di tre soli attori sul totale di dodici coprotagonisti.

Quanto è diverso il film dalla pièce che tu stesso avevi scritto?
Innanzitutto mi sono avvalso di uno sceneggiatore, Gianni Cardillo, che mi ha aiutato nel passaggio tra i due linguaggi, quello teatrale e quello cinematografico. E poi la presenza dei tre nuovi interpreti (Pierfrancesco Favino, Giacinto Palmarini e Mauro Meconi) ha introdotto uno sguardo più critico e distaccato sulla storia. Io e tutto il cast artistico eravamo “troppo dentro” al progetto per poter capire cosa non andava. Ho tentato di migliorarlo, avendo la possibilità di descrivere una Roma inusuale, in via di cambiamento, ambientando il film nelle location adatte. A teatro è impossibile.

In che senso Roma sta cambiando?
C’è una maggiore integrazione tra culture diverse. Così tra i miei personaggi Minora è giapponese, Olga è olandese, e molti non sono romani come Angelo, interpretato da Yari Gigliucci, che è di Salerno.

Non siamo dalle parti di Muccino, insomma, a parte l’argomento “amore”…
No, anche perché i protagonisti non fanno tutti parte della borghesia. Il ragazzo della pizza, Mauro Meconi, porta con sé tutto un mondo di periferia reale, e questo mi ha consentito di mostrare come non esistano quasi più le differenze tra quartiere e quartiere. Inoltre, rispetto a Muccino, la mia storia è più ottimista. I personaggi sono sì strani e sopra le righe e tuttavia, dal finale del film, emerge la possibilità di far funzionare un rapporto d’amore in maniera “sana”.

Infatti il film non ha l’aspetto di una commedia generazionale…
Perché l’età dei protagonisti spazia dai venti ai quarant’anni: i sentimenti non hanno generazioni. Mi interessava più il lato corale dell’approccio al problema dell’amore. E’ una Ronde amorosa, come nel libro di Schnitzler da cui Ophuls ha tratto il film.

E’ stato difficile trovare un finanziamento e una distribuzione?
Difficile? E’ stata un’avventura! Ve ne dico solo una. Abbiamo fatto un “tour” di anteprime in tutta Italia, spostandoci tutti con i pullman, come accade in campagna elettorale. E c’è stata un’eccezionale risposta di pubblico, ma non so se – nonostante la distribuzione della Columbia – riusciremo a far vedere il nostro film a tutti e se rimarrà in sala più di una settimana. L’ultima idea è stata di farci un po’ di pubblicità tramite gli SMS, ma non credo che lo faremo.

autore
27 Settembre 2001

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