Uno dei più gravi e discussi disastri navali della storia italiana sta per diventare per la prima volta una serie tv. È stato il produttore italiano Luca Bernabei, amministratore delegato di Lux Vide, a rivelare a “Variety” di essere in procinto di iniziare uno suoi progetti più ambiziosi: la serie in sei parti Floating Lives, che sarà incentrata sul naufragio della Costa Concordia del 2012. A sceneggiare la serie ci saranno Mario Ruggeri, Giampiero Rigosi e Carlo Lucarelli.
Raccontata solo in termini giornalistici o nel popolare podcast di Pablo Trincia Il Dito di Dio, il tragico affondamento della nave da crociera capitanata da Francesco Schettino verrà per la prima volta adattato in un racconto di finzione, con un budget di circa 40 milioni di dollari. Non si tratterà di un film catastrofico, ma di un racconto intimo con protagonisti cinque passeggeri e, soprattutto, otto vigili del fuoco della guardia costiera di Grosseto.
Bernabei, infatti, è riuscito ad ottenere i diritti sulla vita di questi eroici soccorritori che, dopo il fatale scontro con le rocce dell’Isola del Giglio, nella notte del 13 gennaio 2012, sono saliti a bordo della nave che si stava lentamente adagiando sul basso fondale. Il loro obiettivo è stato quello di provare a salvare 30 dispersi sui 4.200 tra membri dell’equipaggio e passeggeri che erano già riusciti a salvarsi. Un intervento di soccorso come mai ce ne erano stati in precedenza, all’interno di una nave completamente al buio, sdraiata su un fianco e sommersa per buona parte.
Bernabei ha raccontato di aver incontrato uno di questi vigili del fuoco durante una gita in barca in Toscana e di essere stato ispirato a raccontare la sua storia insieme a quella di altri che hanno rischiato la vita sulla Costa Concordia. Il produttore ha spiegato che ogni episodio seguirà un pompiere e uno dei passeggeri da loro salvati, confrontando le vite dei personaggi prima e dopo che accadesse l’incidente. Un modo efficace per “entrare in contatto con questi personaggi a un livello più profondo e capire cosa rischiavano di perdere”. “È una storia di eroismo perché questi otto pompieri non avevano ricevuto istruzioni ufficiali e decisero di imbarcarsi in questa missione con la loro attrezzatura dopo aver iniziato a ricevere chiamate dirette da persone che dicevano di essere rimasti intrappolati nella nave che affondava e che nessuno li stava aiutando” spiega Bernabei. (C.DA)
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