“Sono contenta che il mio film sia stato preso in concorso a Locarno, mi sembra il luogo più adatto per questa storia, migliore della stessa Mostra di Venezia”. Fiorella Infascelli parla di Il vestito da sposa, pellicola in competizione al Festival diretto da Irene Bignardi: Avevo pensato questa storia 7 anni fa, ma con una veste più drammatica. Oggi il film è ricco di momenti di leggerezza, risate divertite tra i due protagonisti”. Girato nella campagna del centro Italia tra Civita Castellana e sulla Tiberina a due passi da Sutri, il film racconta la rinascita di Stella (Maya Sansa), una modesta ragazza di campagna vittima di una violenza carnale. Ma Il vestito da sposa si sofferma anche su Franco (Andrea Di Stefano), un uomo contraddittorio che non sarà in grado di cambiare. La pellicola, prodotta da Palomar con il contributo del ministero dei Beni culturali, uscirà in sala nei primi giorni di novembre grazie allIstituto Luce.
Una sceneggiatura lasciata nel fondo di un cassetto?
E rispolverata grazie allentusiasmo di Massimo Cortesi, il mio produttore. Avevamo un accordo perché realizzassi una commedia. Poi, mentre stavo lavorando alla sceneggiatura, Massimo, che aveva letto Il vestito da sposa, mi ha invitato a riprenderla e dirigerla.
Le prime scene del film sono in un atelier di abiti da sposa.
Stella prova il vestito per il matrimonio in un negozio autentico di Civita Castellana. La provincia del Centro Italia è piena di negozi per abiti da sposa, luoghi minuscoli che nascondono vestiti sontuosi, dalle stoffe bellissime. Sono tagli inventati, che nulla hanno da invidiare alle confezioni matrimoniali pensate dai grandi stilisti. Ho reso quel negozio tutto bianco, cambio spesso i colori dei miei set.
In quel negozio Stella non entrerà per diverso tempo.
La ragazza sceglie di non sposarsi. Stella inizialmente casca in una bolla di dolore, si chiude in casa, poi decide di liberarsi di quel cerchio protettivo, s’allontana da quella familiarità che le ha creato sofferenza, lascia la madre e l’università, e va a vivere in un altro paese.
Entrambi devono arrivare a conoscere una verità?
In un congresso di psicoanalisti in Argentina si sosteneva come i figli di desaparecidos, che sono stati adottati bambini dai carnefici dei loro genitori, debbano sapere da adulti la verità su se stessi e la loro famiglia. Per superare un dolore, devi poterlo riconoscere e i miei personaggi compiono questo viaggio di conoscenza. Esistono anche tentativi di rimozione, come nel rapporto con la madre (Piera Degli Esposti). Le madri rimuovono spesso per non dover soffrire.
Quanto sono importanti le lunghe camminate di Stella?
Sono due, una in mezzo ai campi, laltra lungo una strada bianca di campagna che dalla sua casa la porta alla provinciale. Stella, dopo essere rimasta in casa a lungo, cerca di nuovo un contatto con lesterno, la terra, la natura. Sperimenta una nuova identità.
Come ha scelto i due attori?
Su Maya non ho avuto dubbi, è così vitale, energica. E’ un’attrice che si butta, non demorde. Per il ruolo maschile invece ho dovuto lottare un anno e mezzo. Allinizio avevo scelto un altro interprete, che poi per impegni ha rinunciato 10 giorni prima delle riprese. Per fortuna Andrea si è rivelato un attore molto sensibile e intelligente.
Le musiche sono di Andrea Guerra.
Mi piaceva molto il suo lavoro per Le fate ignoranti di Ozpetek. Ha composto temi alla Stockhausen come melodie romantiche; poi ci sono due tanghi di Piazzolla, durante una della camminate di Stella e quando i due protagonisti si rincontrano.
Che fine ha fatto la commedia che stava scrivendo?
E’ rimasta nel cassetto e intanto penso a vari progetti: vorrei acquistare lopzione su un romanzo di una scrittrice americana, una storia damore straordinaria, e poi girerò un film da una sceneggiatura originale non mia.
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