Presentato in anteprima mondiale alla 77esima edizione del Locarno Film Festival e alcune settimane fa a quella italiana del Festival dei Popoli di Firenze, arriva al cinema il primo film scritto, diretto e interpretato dal premio Strega Paolo Cognetti: Fiore Mio (leggi qui il nostro articolo da Locarno).
Prodotto da Samarcanda Film, Nexo Studios, Harald House e EDI Effetti Digitali Italiani con il sostegno della Film Commission Vallée d’Aoste, il film sarà proiettato il 25, 26 e 27 novembre in 210 sale italiane, distribuito da Nexo Digital.
Dopo il successo del libro e del film Le otto montagne, il nuovo racconto nella natura dello scrittore e regista inizia nell’estate del 2022, quando Cognetti si trova davanti all’esaurimento della sorgente della sua casa a Estoul, piccolo borgo a 1700 metri che sovrasta la vallata di Brusson. Questo avvenimento lo sconvolge profondamente, tanto da far nascere in lui l’idea di voler raccontare la bellezza delle sue montagne, dei paesaggi e dei ghiacciai ormai destinati a sparire o cambiare per sempre a causa del cambiamento climatico. Cognetti racconta così la sua montagna sulla falsariga de “Le 36 vedute del monte Fuji” di Hokusai, un’opera in cui l’artista giapponese ritrasse il Fuji cambiando continuamente i punti di vista e raccontando la vita che scorre a vari livelli: sui suoi fianchi, nelle valli sottostanti, sulla vetta ma anche nelle città più vicine da dove ancora è visibile, lontano, oltre la nebbia dell’inquinamento, il profilo maestoso della montagna.
Protagonista di Fiore Mio, che dopo l’uscita italiana sarà distribuito in tutto il mondo da Nexo Studios, è il tema più viscerale della poetica di Cognetti: quella montagna che l’autore ha esplorato anche nel documentario Sogni di Grande Nord diretto da Dario Acocella, dove ha seguito le tracce del Christopher McCandless’ di Into the Wild negli incredibili e remoti scenari dell’Alaska. In particolare, questa volta si tratta del racconto intimo, introspettivo e mai scontato, della ‘sua’ montagna: il Monte Rosa, un luogo geografico ma soprattutto un luogo del sentire e un luogo della comprensione di quanto abbiamo intorno.
Nel suo viaggio sul Monte che per tappa tre rifugi, dai 2625 ai 3600 metri di quota, Cognetti non è solo. Con lui ci sono il direttore della fotografia Ruben Impens, conosciuto sul set delle Le otto montagne e che firma anche la fotografia di Fiore Mio, e le persone incontrate durante questo viaggio. Come l’amico di una vita Remigio, nato e cresciuto in val d’Ayas, di cui conosce ogni luogo e custodisce la memoria. Ci sono Arturo Squinobal, una vita dedicata alle montagne e un volto che ne ricorda le tracce, e sua figlia Marta, che Paolo conosce sin dall’infanzia e che ha trasformato l’Orestes Huette nel primo e unico rifugio vegano delle Alpi. E ancora ci sono Corinne e Mia, donne dei rifugi che accolgono i viandanti con il sorriso caloroso e rilassato di chi ama ciò che fa. C’è il silenzioso eppure tagliente Sete, sherpa d’alta quota che ha scalato tre Ottomila – Everest, Manaslu e Daulaghiri – e si divide tra Italia e Nepal: lavora qui d’estate e d’inverno, mentre in autunno e in primavera fa la guida per i trekking in Himalaya, dove ha moglie e figli. E poi c’è il cane Laki, inseparabile compagno di camminate.
A chiudere il viaggio la presenza preziosa del cantautore Vasco Brondi, amico fraterno di Cognetti e in questa occasione al lavoro su un’intera colonna sonora, appena uscita per Carosello Records col titolo “Ascoltare gli alberi”. Anticipato dagli inediti “Ascoltare gli alberi” – scritto da Vasco Brondi per i titoli di coda del film – e “3000 metri” e contenente il brano “Tornare a casa”, che vede la partecipazione straordinaria, per testo e lettura, di Paolo Cognetti, l’album rappresenta un esordio condiviso sia per il cantautore, che si è cimentato per la prima volta nella scrittura delle musiche originali di un film, sia per lo scrittore, che mai prima d’ora aveva prestato la sua voce per un brano.
“Fiore mio”, la traccia presente nel finale del film e che ne ha ispirato il titolo, è invece da tempo una delle canzoni più popolari di Andrea Laszlo De Simone, cantautore e musicista torinese che ha vinto il Premio César 2024 per la Migliore Musica Originale di Animal Kingdom (Le Règne Animal), divenendo il primo italiano ad aggiudicarsi questo prestigioso premio.
(gp)
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