‘Final Destination Bloodlines’, la Morte è una questione di famiglia

Il sesto capitolo del franchise horror torna sul grande schermo il 15 maggio con un approccio ancora più ironico e irriverente


A inizio di questo millennio la Morte si è manifestata sul grande schermo in un modo mai visto prima. Spietata, fantasiosa, crudele e, soprattutto, senza volto, è stata la protagonista di una delle saghe horror più amate di sempre, Final Destination, che ha inventato un’innovativa formula di slasher priva di antagonista. Dopo cinque film di successo in poco più di un decennio, la saga targata New Line si è presa una pausa, per tornare quasi quindici anni dopo con un sesto, sanguinoso e divertentissimo capitolo. Diretto da Adam Stein e Zach Lipovsky, Final Destination Bloodlines arriva nelle sale il 15 maggio regalando agli appassionati un film che si configura come un grande omaggio all’intero franchise.

Questo nuovo capitolo riesce a innovare la struttura originale, senza stravolgerla, con un’idea tanto semplice quanto efficace: quella di far ereditare di generazione in generazione l’inarrestabile maledizione della Morte. Come in ogni film della saga, infatti, si inizia con una catastrofica e spettacolare tragedia che si rivela essere solo una premonizione di uno dei personaggi, Iris. Per la prima volta, però, la protagonista non è lei, ma sua nipote Stefani (interpretata da Kaitlyn Santa Juana), che, decenni dopo, tormentata da un incubo ricorrente, scoprirà il segreto nascosto nella “linea di sangue” della sua famiglia.

Protagonisti e vittime di questo film saranno, dunque, non un gruppo di persone più o meno sconosciute accomunate dall’essere diventate bersaglio della Morte, ma i membri di un’intera famiglia, colpevoli soltanto di essere eredi della profetica Iris. Una condizione che aumenta il senso di immedesimazione dello spettatore, che si trova di fronte a delle dinamiche relazionali che può facilmente riconoscere. A interpretare questo sfaccettato gruppo di sfortunati eroi troviamo Teo Briones, Richard Harmon, Owen Patrick Joyner, Anna Lore e Rya Kihlstedt. Quando la Morte inizierà ad accanirsi su di loro con le sue complesse e truculente trappole, la tensione inizierà a crescere, così come il divertimento.

“Il cast di questo film è davvero unico. – afferma Zach Lipovsky – Di solito, negli altri film ci sono sei o sette giovani attraenti che si trovano in una brutta situazione e muoiono tutti uno dopo l’altro… cosa fantastica, non fraintendetemi. Ma in questo, abbiamo un’intera famiglia. Un personaggio ha 16 anni, ed uno quasi 70. E insieme, come gruppo, devono sopravvivere alla Morte che li insegue. La cosa davvero interessante è vedere le dinamiche di tutte queste diverse fasce d’età, tutte segnate dalla morte, che lavorano insieme. Dovevamo trovare un cast che poteva funzionare come famiglia, il che è ancora più impegnativo rispetto agli altri film. Non solo abbiamo dovuto trovare attori straordinari che fossero unici, radicati e con cui ci si potesse identificare, ma dovevano funzionare insieme come una famiglia: era necessario credere alla loro alchimia e alla loro storia, dato che hanno vissuto insieme per tanto tempo”.

Al cast principale si aggiunge anche Tony Todd, alla sua ultima interpretazione prima della morte. Con la sua quinta apparizione nel franchise nei panni dell’enigmatico e misterioso Bludworth, ci regala una scena di grande effetto, soprattutto perché risuona con il tragico destino dello stesso attore. “È stato bello tornare a lavorare con Tony Todd – dice il produttore Craig Perry. – Non solo è un’istituzione nel franchise, ma è anche un tesoro nazionale. Mi ha gratificato vedere questi attori più giovani passare del tempo con lui. Se ne sono innamorati tutti all’istante, perché era semplicemente l’attore più riconoscente, generoso e gentile che abbia mai onorato il nostro set”.

Ancor più che negli altri capitoli, in Final Destionation Bloodlines gli autori hanno deciso di spingere sull’acceleratore della comicità, giocando con le situazioni grottesche e improbabili che caratterizzano da sempre il franchise. Nell’uccidere le sue vittime, la morte non è mai stata così sorprendente e creativa, costruendo un puzzle di dettagli, indizi e suggerimenti che stimolano lo spettatore a capire in quali modi inattesi moriranno i personaggi; e tradendo sempre le aspettative. Un gioco a cui bisogna partecipare attivamente per godersi al meglio l’esperienza.

“Il divertimento di Final Destination sta nell’individuare tutti quei piccoli elementi che portano alle morti. – commenta Adam Stein – Essendo tutti inanimati, fondamentalmente tocca ai realizzatori dargli vita. È proprio il filmmaking ad essere il cattivo che insegue i personaggi, con tutti quegli inserti di primi piani estremi di cose che ne colpiscono altre, e che vanno a provocare una reazione a catena. E questa è una gioia per noi registi. Riuscire a catturare tutto ciò, immortalarlo nella macchina da presa e poi montarlo in modo da dare vita alla Morte, è semplicemente divertentissimo”.

Nel suo essere un divertissement un po’ fine a se stesso, Bloodlines rivela tutta la passione e l’amore che gli autori e i produttori provano nei confronti di questa saga horror unica nel suo genere. Personaggi e situazioni sopra le righe, continue citazioni ai film precedenti e un approccio registico che non si accontenta delle soluzioni più banali, affidandosi a un montaggio incalzante, dimostrano quanto tutti, sia davanti che dietro la macchina da presa, si siano divertiti a realizzare questo film. Ora tocca al pubblico fare altrettanto.

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13 Maggio 2025

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