Il programma prevedeva alle 14.30 la lezione di musica di Nicola Piovani alla Sala Buñuel del Palais, dove si tengono gli eventi di maggior spicco culturale: le cosiddette lezioni, le conferenze stampa sulle più disparate iniziative, il punto sul Dvd, i tagli di Aprile presentati dallo stesso Nanni Moretti e via dicendo.
L’evento in questione, stando al titolo, avrebbe dovuto illuminarci sull’impiego della musica nel cinema, così come lo intende Piovani. In realtà il compositore ci ha illuminato sull’impiego della musica da parte di Fellini. Non credo si trattasse di un atto di umiltà verso il regista, ma di una semplice, implicita ammissione del ruolo subordinato che la musica riveste nel processo creativo del film. Anche quando, come nel caso di Fellini, il regista si dichiara incompetente in materia, legato a certi motivetti, di cui si è nutrito durante l’infanzia e l’adolescenza, e che rappresentano il suo angusto orizzonte musicale.
E tuttavia la personalità dell’ ‘incompetente’ Fellini è tale da sublimare la materia piuttosto rozza da lui usata, in modo da portarla senza apparente fatica al livello dei suoi capolavori. Merito dei musicisti, di cui ha chiesto con grande intuito la collaborazione: prima Nino Rota, poi Nicola Piovani, subentrato nei credits dei suoi film alla scomparsa di Rota. Eppure la personalità di questo ‘incompetente’ è tanto forte, che la musica viene rimandata da un film all’altro, come se fosse sua, tanto che, se i credits non fossero noti, riuscirebbe difficile distinguere le partiture di Rota da quelle di Piovani.
Va detto pure che l’approssimativa cultura musicale di Fellini è legata indissolubilmente al mondo del circo e dell’avanspettacolo, da lui frequentato in gioventù. Esattamente come quella di Chaplin. Con l’unica differenza che Chaplin, i motivi dei suoi film, se li componeva da solo; poi li dava ad orchestrare ad un musicista di professione. E poco importa se i motivi erano ricopiati da quelli del musical, talvolta anche dal melodramma (il tema d’amore di Tempi moderni è chiaramente ispirato all’analogo tema della “Tosca”). Alla fine non si sbagliava a dire che la musica era di Chaplin.
Piovani ha terminato la sua lezione, citando Fellini, il quale soleva dire che un film finisce varie volte: a conclusione delle riprese, dopo il montaggio, dopo il doppiaggio, dopo il missaggio. In realtà l’importante è trovare le giuste note finali della musica, il modo garantito di salvare capra e cavoli quando non si riesce a trovare il finale giusto. Ma Fellini era anche un grande mentitore. Ricordate un solo film di Fellini che sia ricorso alla grancassa per indorare i suoi magnifici finali?
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