Favino e la ribellione di Enzo, adolescente borghese

Alla Quinzaine des Cinéastes, 'Enzo', il film di Robin Campillo che riprende un progetto dello scomparso Laurent Cantet. Protagonista l'attore italiano nei panni di un padre che non riesce a comunicare con il figlio adolescente


CANNES – Una lettera d’amore per Laurent Cantet, il regista francese scomparso troppo presto per una grave malattia. Il suo ultimo progetto, ripreso dal collega e amico Robin Campillo (con 120 Battements par minute nel 2017 vinse qui il Grand Prix), è stato portato a termine anche grazie al coprotagonista Pierfrancesco Favino e alla coproduzione italiana, la Lucky Red. Per l’attore italiano di film importanti come Il traditore e Nostalgia, è stata l’occasione per disegnare con sensibilità il ritratto intenso di un padre disarmato di fronte alla ribellione del figlio adolescente. Enzo, 16 anni (il carismatico giovane attore Eloy Pohu), rifiuta gli agi della ricca famiglia – padre docente universitario, madre ingegnere – e sceglie di fare il muratore in un cantiere. I suoi nuovi amici, che condividono con lui la fatica del lavoro ma anche i divertimenti di una serata in discoteca, sono increduli quando vedono la villa con piscina nel Sud della Francia, a La Ciotat, in cui Enzo abita. Ma per suo padre le continue fughe del ragazzo, il rifiuto di comunicare, l’amicizia sempre più stretta con Vlad, un manovale ucraino più grande di lui, sono qualcosa di incomprensibile e ingestibile.

“Con Laurent – racconta Campillo – siamo stati amici per tantissimi anni. Ho curato il montaggio di sei suoi film e ne ho scritti cinque con lui. Quando ha scoperto di avere un cancro, insieme abbiamo deciso di portare avanti questo progetto e quando la sua salute è peggiorata ulteriormente, ho preso io in mano Enzo avendo chiara la visione di Laurent, la sua concezione dei conflitti umani, ma anche sapendo che lo stile sarebbe stato il mio”.

“Quando Cantet mi ha proposto il film – dice Favino – ero felice perché amo il suo cinema e perché mi ha sedotto la sua scrittura intelligente, priva di retorica. In Cantet, come pure in Campillo, c’è sempre la presenza di un tema sociale. In questo caso la domanda riguarda il senso di appartenere alla borghesia, a un ambiente intellettualmente molto vivace, ignorando però le richieste di un adolescente che sta cercando di capire qual è il suo talento e la sua strada. Enzo è concreto, vuole fare le cose”.

Elodie Bouchez e Pierfrancesco Favino

Favino, affiancato da Elodie Bouchez nel ruolo della madre, è un padre amorevole ma anche fragile, con scatti di rabbia. “Mi sono ritrovato molto nella difficoltà di avere a che fare con un figlio che sta costruendo la sua identità. Non sempre l’amore genera il bene e non sempre siamo nel giusto. Ascoltare il nostro sangue è complicato, ma nessuno è più adatto di un altro a stare al mondo”.

Favino racconta con pudore il suo rapporto con le figlie e anche con il suo genitore. “Mio padre era molto affettuoso, ma questo lo metteva in imbarazzo e quindi risultava formale. Ho potuto parlare con lui da uomo a uomo negli ultimi anni, quando si è ammalato. Gli ho potuto dire cosa pensavo di lui come essere umano. E ho potuto anche capirlo, a 8 anni è rimasto orfano ed è cresciuto in un collegio, ma poi ha fatto quattro figli. Oggi vedo la sofferenza delle mie figlie e vorrei farmene carico, credo che sia più che mai difficile crescere in questa società e so che il mestiere del genitore è il più arduo”.

Il film parla anche della crisi di una borghesia assediata da un mondo che esplode. “Parlo della Francia perché non conosco l’Italia – chiarisce Campillo – Enzo è preso in una trappola, costretto a scegliere subito cosa fare dopo la maturità senza aver il tempo per pensare. I ragazzi sono obbligati a seguire questo labirinto in linea retta, come avrebbe detto Borges. In questo i genitori sono ausiliari dello Stato. Recentemente la ministra dell’Istruzione ha proposto che la scelta della facoltà venga fatta addirittura quando i bambini sono alle scuole primarie. Intanto nel resto del mondo c’è il caos, a Gaza, in Ucraina. Enzo vive una forma di resistenza a tutto questo, rifiuta il ‘contratto’ con il futuro, preferisce prendere le armi e andare in guerra oppure fare qualcosa di concreto, costruire muri”. E Cantet aveva diretto, sempre sui temi dell’educazione, La classe, vincitore della Palma d’oro nel 2008.

Campillo aggiunge una riflessione sul cinema italiano. “Sono felice che Pierfrancesco sia nel film, lo aveva scelto Laurent che amava, anzi adorava, il cinema italiano degli anni ’50 e ’60 con autori come Fellini e Rossellini. Oggi ci sono ancora maestri che fanno film sublimi, come Marco Bellocchio. Ma negli anni ’60 c’era un modello internazionale, gli attori lavoravano in tutta Europa. Oggi in Francia c’è un sistema di finanziamento che funziona e alimenta l’industria”.

Infine sul festival di Cannes. “Non sarei in Enzo se non avessi fatto Il traditore che è stato qui in concorso. Sono orgoglioso di esserci, di vedere una comunità che arriva da tutto il mondo e che si ritrova per festeggiarsi con una ritualità importante. Mai come ora il cinema europeo è un’opportunità industriale ancor prima che creativa”. E Favino considera il dialogo con le istituzioni imprescindibile per il cinema italiano: “Bisogna costruire ponti, come ha detto con chiarezza il maestro Pupi Avati, per questo noi cineasti chiediamo un incontro ai governi, noi siamo a disposizione”.

Enzo, prodotto da Les Films de Pierre e coprodotto da Lucky Red, uscirà in sala in Italia con la società di Andrea Occhipinti in data da definire.

 

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14 Maggio 2025

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