Schermi opachi in tutta Italia, dai grandi multiplex ai cinemini parrocchiali. Sarà unanime e durissima la protesta degli esercenti se passerà la proposta del prelievo di 1€ sul biglietto del cinema. L’hanno annunciato le associazioni di categoria, Anec, Anem, Acec e Fice questa mattina nella sede dell’Agis, in una conferenza stampa molto affollata e alla presenza anche di rappresentanti dei produttori (Fulvio Lucisano), degli autori (Emidio Greco) e dei sindacati confederali.
“Reagiremo in modo netto e totale, non possiamo subire questa imposta che non è voluta né dal pubblico né dalle imprese”, scandisce Carlo Bernaschi, presidente dell’associazione dei multiplex. “Ho visto gestori di piccole sale con le lacrime agli occhi, perché l’imposizione di 1 € grava in ugual misura anche su chi pratica prezzi scontati, a 4 €: per molti la scelta sarà tra chiudere o aumentare il biglietto”, racconta Paolo Protti, presidente Agis-Anec.
L’ipotesi del prelievo, già ventilata a dicembre, è tornata in vista dell’approvazione del decreto milleproroghe e proprio in un momento in cui il cinema in sala, e soprattutto quello italiano, va a gonfie vele. La misura consentirebbe al governo di reperire 120 milioni di euro (sono stati infatti 120 mln gli spettatori e ammonta a 700 mln l’incasso totale nel 2010). Paolo Protti spiega che la nuova tassa comprometterebbe la politica di agevolazioni (e prezzi contenuti) portata avanti dai cinema fin dall’introduzione dell’euro e inciderebbe sull’attività di un settore che ha investito cifre ingenti per raddoppiare il numero di schermi e modernizzarli tecnologicamente. “Siamo a metà del guado con la digitalizzazione, fermarsi a questo punto ha dell’incredibile”, afferma Mario Lorini della Fice. Che aggiunge: “Proprio il governo ha riconosciuto il ruolo strategico delle sale d’essai per la difesa e la diffusione del cinema italiano ed europeo”. Parla di “ingiustizia” tout court Francesco Giraldo dell’Acec. “Le sale della comunità non fanno profitti, come dovrebbe sapere anche il ministro Bondi che ha più volte raccontato di aver frequentato assiduamente una sala parrocchiale in Lombardia”.
Per gli esercenti un eventuale prelievo si potrebbe concepire solo nell’ottica di una legge di settore e coinvolgendo tutta la filiera e gli altri media che utilizzano il cinema come contenuto, dalle tv free e pay ai provider internet. Un’altra opzione sarebbe agire sull’Iva con una riduzione dal 10 al 4%. “Tuttavia – conclude Protti – sembra che non ci sia la voglia di attirare risorse per far fronte a impegni già presi, tra cui gli incentivi fiscali. La cultura e lo spettacolo, per questo governo, hanno un valore oppure no?”. In arrivo anche una campagna di sensibilizzazione rivolta agli spettatori delle sale e una raccolta di firme.
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