Ermanno Olmi: “Farò come William Turner”


E.Olmi, R.DeganCita William Turner, pittore di sublimi tempeste e paesaggi che agli inizi dell’Ottocento già prefiguravano l’astrattismo, per spiegare la sua decisione di lasciare il cinema narrativo per dedicarsi esclusivamente al documentario: “Anche Turner chiuse bottega e si ritirò a lavorare al suo nuovo progetto nel retrobottega”. Ermanno Olmi Palma d’oro nel ’78 con L’albero degli zoccoli è a Cannes con Centochiodi, fuori concorso tra gli omaggi del 60° anniversario. Insieme a lui, gli interpreti del film, Raz Degan e Luna Bendandi, il professore di filosofia che rinuncia a tutto dopo aver inchiodato gli antichi volumi della biblioteca di facoltà, e la giovane panettiera che vive sulle rive del Po. Olmi ha una tremenda lombalgia, ma i dolori, tenuti a bada da qualche pillola, non gli impediscono di essere generoso come sempre, di rispondere ancora una volta alle domande dei giornalisti, italiani e stranieri. “Negli stranieri non ho potuto fare a meno di notare una maggiore libertà rispetto a certi schemi pregiudiziali, in Italia l’obbligo di coabitazione con il Vaticano può aver creato qualche imbarazzo, ma è nato soprattutto da uomini che praticano la cultura e che si sono sentiti mortificati nel vedere tutti quei libri inchiodati. Io volevo solo dire che un libro, perché non rimanga rigido monumento e lettera morta, deve poter trasformare gli uomini che l’hanno letto, altrimenti è inutile. I libri non parlano da soli”.

Sulla terrazza del Noga Hilton, Olmi s’incrocia con i Fratelli Taviani. Anche loro hanno una Palma d’oro tra i ricordi più belli, quella per Padre, padrone nel ’77. Passa a trovarli il ministro dei Beni Culturali, Francesco Rutelli. Si scambiano qualche parola. Cosa vi siete detti? “Abbiamo parlato della qualità del pesce e delle differenze tra l’ombrina della Costa Azzurra e quella dell’Adriatico”, risponde prontamente Olmi con occhi sorridenti. “Ma non mancherà l’occasione di approfondire”. Il tempo a disposizione è poco, pochissimo, perché la proiezione ufficiale di Centochiodi preme, ma il regista lombardo non si tira indietro quando gli si chiede di tornare a commentare le reazioni della Chiesa al suo film. Il suo è un pensiero cristiano mai dottrinario, aperto e problematico, e qualcuno ha potuto fraintedere. “In realtà la Chiesa ufficiale ha reagito molto bene, tanto che il predicatore del Vaticano, Padre Cantalamessa, in occasione del Venerdì Santo ha citato Centochiodi sul valore di una carezza. Del resto come può il Vaticano non essere d’accordo sulla necessità di condividere in amore la presenza dell’altro? È questo il messaggio del cristianesimo: niente deve separare le persone e più dei libri vale un caffè con un amico, specie se l’amico è un nemico”. Qualcuno ha equivocato  l’invocazione del protagonista, il chiedere conto a Dio nel giorno del Giudizio. “Per spiegare quel passaggio ancora una volta invoco le Scritture e il Libro di Giobbe. Giobbe, messo alla prova da Dio, chiede spiegazioni e anche noi le pretendiamo”. Non è certo un’eresia.  

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21 Maggio 2007

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